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Un nuovo ossalato di terre rare dal Monte Cervandone nella Valle Devero

Un nome dato in riconoscimento alla Valle Devero e deal l Parco Nnaturale Veglia Devero dove da diversi anni è avviato un progetto di ricerca promosso per studiare la mineralogia di questa area delle Alpi italiane.

Martedì, 12 Febbraio 2019

Come è spiegato nell'articolo "Deveroite – (Ce). Un nuovo ossalato di terre rare dal Monte Cervandone", di Alessandro Guastoni, Enzo Sartori e Vittorio Soldani, pubblicato sulla "Rivista Mineralogica Italiana", anno XLII, N.4 ottobre-dicembre 2018, la deveroite - (Ce), ossalato idrato di terre rare a cerio dominante, è il settimo nuovo minerale tipo rinvenuto tra i versanti, italiano e svizzero, del Monte Cervandone.

Il minerale è stato così chiamato in riconoscimento della Valle Devero e del Parco Naturale Veglia Devero dove da diversi anni è avviato un progetto di ricerca promosso dal Museo di Mineralogia dell'Università di Padova per studiare la mineralogia di questa area delle Alpi italiane. La deveroite- (Ce) è stata identificata per la prima volta nel 2008 da Enzo Sartori e Vittorio Soldani ed è stata approvata nel 2013 dalla Commission on New Minerals, Nomenclature and Classification (CNMNC) dell'IMA con sigla IMA 2013 - 003.

Il minerale forma gruppi di bei cristalli e piccoli aggregati di prismi incolori, allungati, tabulari o aciculari solitamente adagiati su rosette di cervandonite- (Ce). Le dimensioni massime dei cristalli possono raggiungere i 100-300 micron. La formazione della deveroite - (Ce) è presumibilmente legata alla circolazione di acque meteoriche arricchite con acido ossalico. L'arricchimento in terre rare nel minerale può venire dal rilascio in seguito alla dissoluzione localizzata di cervandonite - (Ce), elementi che sono stati chetati e trasportati sotto forma di complessi ossalati.

La storia della scoperta di questo minerale è riportata nel diario di ricerca di uno degli autori (E.S.): "Contenti del ritrovamento, comunque da ritenersi raro tra i massi di frana, a casa, sciacquati i campioni con acqua, noto che le cervandoniti non perdono la "patina" che le riveste. Per alcuni giorni le lascio in una scatola con l'indicazione "cervandoniti brutte". Solo ad un riesame più attento (...), notiamo i ciuffi ialini o debolmente lattei che dipartono dalle cervandoniti stesse. Capiamo essere materiale che necessita di analisi e consegniamo i primi campioni ad Alessandro Guastoni. Va detto che sono assai rare le cervandoniti con deveroite per cui va sfatato il mito che l'ossalato non si trovi perché, in passato, è sempre stato spazzolato via nella pulitura dei campioni di cervandonite".

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