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Positiva la gestione dei cinghiali al Po torinese

Con 69 esemplari abbattuti nei primi 3 mesi del 2017 si conferma la buona gestione della popolazione di cinghiale messa in pratica dall'Ente parco

Giovedì, 30 Marzo 2017

Castiglione torinese, Gassino e San Raffaele Cimena sono comuni della cintura torinese, pesantemente colpiti dai danni da cinghiale, probabilmente a causa delle popolazioni presenti nelle aree collinari che si trovano sopra questi comuni. Queste aree non insistono in area parco o riserve regionali, ma risentono comunque della presenza degli ungulati, a testimonianza che il problema riguarda tutti i territori e non solo a quelli che ricadono all'interno di aree protette.

È quanto fa sapere in una nota l'Ente di gestione del Parco del Po torinese che, come ogni anno, si trova a dover quantificare i danni all'agricoltura causati dalla presenza del cinghiale, in particolare nelle aree di pianura, che purtroppo colpiscono le attività agricole penalizzandole anche in modo grave.

L'Ente parco è da anni impegnato nell'attività di gestione, avendo consentito sia l'apertura ai selecontrollori per gli interventi in area parco, fino al 2012 non possibili per scelte della precedente amministrazione, sia con l'accordo con il Banco alimentare che consente di non avere mai capi fermi, per l'impossibilità da parte dei macelli di ritirararli come  successo in passato.

Inoltre, nel recente piano approvato dalla Città metropolitana sono stati confermati, grazie ad accurate  analisi, gli effetti positivi della gestione della popolazione di cinghiale applicata dal 2012. Infatti le carte tematiche a corredo del Piano registrano un netto miglioramento delle situazioni di effetto dei danni, proprio coincidenti con i primi risultati della nuova gestione.

Vi è anche un secondo elemento importante. Si legge infatti nelle conclusioni del piano: "La situazione analizzata permette di concludere che le azioni di contenimento intraprese hanno permesso di stabilizzare il fenomeno, e forse persino di ridurne l'impatto a lungo termine. Considerata tuttavia la prolificità della specie, si ritiene che tali risultati non consentano di ridurre lo sforzo di contenimento ma che anzi vadano consolidati attraverso l'adozione di misure di contenimento selettive ed efficienti, quali il tiro da appostamento notturno da appostamento e alla cerca. Recenti utilizzi in ambiti di pianura della tecnica citata hanno infatti mostrato come il tiro notturno, praticato con fucile ad anima liscia o rigata anche con ausilio di faro o termocamera, risulti estremamente efficace e scarsamente impattante sulla restante fauna non target. (....)".

La Città metropolitana ha quindi confermato la correttezza della attività di gestione dell'ente che prevede interventi puntuali "alla cerca con faro notturno" a discapito delle battute, peraltro vietate dalle normative nazionali.

L'attività di gestione ha dato anche nei primi tre mesi del 2017 ottimi risultati con nella Riserva Naturale della DORA BALTEA (BARACCONE) che hanno portato all'abbattimento con la cerca notturna di n. 40 cinghiali e con le girate di altri n. 13 capi, mentre al Parco naturale della COLLINA DI SUPERGA sono stati abbattuti tramite cattura con le gabbie n. 16 cinghiali per un totale di 69 cinghiali abbattuti in soli tre mesi.

Ma soprattutto esiste un tema di "qualità degli interventi" perchè  la selezione si opera attraverso abbattimenti mirati soprattutto alle classi di età minori e a carico delle femmine, invece delle modalità tradizionali, più di stampo venatorio che portano ad abbattere soprattutto i maschi adulti. Gli interventi del parco hanno un rapporto di 1 a 1 tra femmine e maschi, con una efficacia di contenimento delle popolazione in termini riproduttivi che lo stesso intervento effettuato dalle guardie proprio in questi giorni permette di capirne il valore: 4 capi abbattuti oltre a complessivi 17 feti presenti nelle femmine gravide, per un totale di 21 capi effettivi. Ecco perché, in ambienti collinari, è fortemente consigliato anche l'utilizzo di casse di cattura: la cassa non sceglie maschio o femmina e quindi aiuta nella corretta gestione faunistica.

Non è corretto, quindi, assegnare tutte le responsabilità dell'aumento di queste popolazioni ai parchi: i problemi sono, invece, da ricercare in una scarsa attività di vera e sapiente selezione venatoria che, al contrario, il mandato tecnico che hanno i parchi consente di svolgere, rispettando le normative regionali e nazionali oltre che le linee guida più efficaci dimostrate sul territorio.

 

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