Stampa questa pagina

Il Po Cuneese studia salamandre e tritoni

Il parco è impegnato in progetti di ricerca e monitoraggio sulla fauna cosiddetta "minore" ma fondamentale per l'ecosistema

  • Marco Rastelli
  • luglio 2015
  • Mercoledì, 15 Luglio 2015

 


Immaginate un giorno di nebbia e fine pioggerella estiva, alle sorgenti del Po: forse non pensereste di farvi una passeggiata ai piedi del Monviso, a oltre 2000 metri di quota, ma questo è proprio il tipo di clima che predilige la Salamandra di Lanza, un anfibio endemico delle valli attorno al Monviso.

La sua pelle delicata patisce l'irraggiamento solare per cui i giorni di "brutto tempo" sono i più indicati per tecnici e guardiaparco del Parco del Po Cuneese, impegnati in una ricerca sulla genetica della Salamandra di Lanza, che si sta svolgendo nell'ambito del progetto internazionale, GouvMab - Alcotra, avviato a seguito del riconoscimento della Riserva della Biosfera Mab-UNESCO del Monviso.

Una volta catturate, le salamandre, vengono trattenute per pochi minuti: il tempo sufficiente per alcune misurazioni e per prelevare piccolissime quantità di DNA con un tampone. Il codice genetico può rivelare informazioni utili alla conservazione: possiamo capire, per esempio, se le popolazioni sono isolate da molto tempo ed andare a ricercarne le cause. Strade, piste da sci ed altri fattori ambientali possono determinare l'isolamento di animali che, come gli anfibi, hanno limitate capacità di movimento. Le popolazioni isolate vanno incontro al fenomeno che i biologi chiamano "deriva genetica": una diminuzione della variabilità dei geni che comporta minori resistenze alle malattie ed ai fattori ambientali sfavorevoli e che può causare l'estinzione locale.

Superato gran parte del dislivello, dai 2020 metri della sorgente, il Fiume Po attraversa la pianura cuneese. Qui, non distante dal Saluzzo, si trovano i boschi dell'Abbazia di Staffarda dove vive il Tritone crestato. Questo anfibio tutelato dalle Direttive Europee trova, con sempre maggiore difficoltà, nella pianura intensamente coltivata, aree idonee alla riproduzione.

Per questo motivo il Parco del Po Cuneese, grazie ad un finanziamento del PSR 2007-2013 ha realizzato, lo scorso anno, 7 nuove aree umide dove è in programma un monitoraggio per verificare tempi e modalità di colonizzazione da parte del Tritone crestato e di altri anfibi. Tempi e metodi di indagine sono legati alla biologia delle diverse specie: le tecniche prevedono il conteggio dei gruppi di uova e la ricerca degli adulti con l'effettuazione di punti di ascolto delle vocalizzazioni anche per l'impiego di idrofoni per le specie che, come la Rana di Lataste, emettono suoni sott'acqua.

Gli Anfibi fanno certamente meno parlare di sé rispetto a lupi, grandi rapaci e altri animali più conosciuti, ma sono una delle componenti principali della fauna cosiddetta "minore": un tassello fondamentale degli ecosistemi. Si tratta di una Classe di Vertebrati che conta, in Italia, circa 50 specie.

Bonifiche, opere idrauliche di dubbia utilità, captazioni idriche ed inquinamento sono fra le minacce per questi animali, per questo, i monitoraggi condotti dal Parco del Po Cuneese sugli Anfibi sono finalizzati a specifici progetti di tutela e recupero ambientale ed al monitoraggio periodico circa la stato di conservazione di habitat e specie che le Direttive Europee impongono per le aree che fanno parte della Rete Natura 2000.

Potrebbe interessarti anche...

La cronaca della giornata tipo di una ricercatrice, in giro nei prati a "caccia" di rare farfalle ...
Dai plantoidi alla robotica soft, dal polpo agli endoscopi, dalle foglie di loto ai materiali aut ...
Dal nostro archivio online, nel 2020 in piena Pandemia, spiegavamo come solo con un approccio nat ...
Mantenere il dinamismo dei corsi d'acqua vuol dire preservare la biodiversità del Pianeta e prop ...