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Se il topino fa il nido nelle cave

Nel Parco del Po e della Collina Torinese continua il censimento della specie passeriforme che non nidifica più sulle rive del fiume, ma sceglie i cantieri tra sabbia, ruspe ed escavatori

  • Alberto Tamietti
  • Marzo 2015
  • Martedì, 17 Marzo 2015
Il Topino foto di A. Tamietti Il Topino foto di A. Tamietti

 

 

Il topino in questo caso non è un piccolo roditore come il nome può suggerire ma un passeriforme strettamente imparentato con le rondini; il suo nome scientifico è Riparia riparia. In Italia è presente come migratore da febbraio a ottobre e nidifica in colonie lungo gli argini dei fiumi, scavando nidi orizzontali della lunghezza di circa un metro nelle pareti verticali di sabbia o terra. Con la fine della nidificazione in agosto i topini si riuniscono in grossi gruppi composti anche da rondini e passano la notte generalmente in aree umide a canneto dopodiché, essendo un migratore trans-sahariano, ovvero che attraversa il Sahara, inizia la migrazione verso l'Africa e nello specifico in Sahel, una zona tra il deserto e la savana.

Nel Parco del Po e della Collina Torinese da 15 anni continua una ricerca sulla specie che consiste nel censimento di tutte le colonie di nidificazione presenti sul fiume e in cava e nell'inanellamento degli uccelli presenti alle colonie. L'inanellamento consiste nell'applicazione sulla zampa di ciascun animale catturato di un anello metallico dotato di una apposita "targa". La cattura viene effettuata dai Guardiaparco utilizzando reti apposite che non arrecano danni agli animali.

Il topino non è una specie a rischio mondiale di estinzione ma si sono osservati forti cali delle colonie anche a livello europeo in determinati anni. Il monitoraggio messo in atto ha rilevato un cambio di abitudini nella scelta del sito dove nidificare. Infatti se fino al 2000 la maggior parte dei nidi veniva scavato sulle rive del fiume erose dalle piene oggi quasi tutte le colonie sono situate nei cantieri delle cave sui mucchi di sabbia e terra. Questo fenomeno si è consolidato e oggi tutti i topini presenti nel Parco del Po nidificano nelle cave a fianco di ruspe, escavatori e camion incuranti del rumore e della presenza umana. Questo cambio di abitudini è dovuto principalmente al fatto che il fiume è stato rinchiuso artificialmente tra due argini e ne è stata ridotta la capacità di erosione delle sponde perciò non si creano più le pareti franose utili per la loro nidificazione. D'altro canto i cavatori sono stati sensibilizzati a curarsi delle nidificazioni in cantiere evitando di operare nelle loro vicinanze o di distruggere i nidi inavvertitamente quindi oggi le cave nel Parco sono un ambiente protetto per molti uccelli.

Grazie a queste ricerche siamo in grado di sapere che la sopravvivenza media dei nostri topini è del 33,8% ovvero ogni 10 uccelli che migrano in Sahel ne ritornano circa 3 da noi. Potrebbe sembrare un dato molto basso ma in realtà abbastanza in linea con le sopravvivenze medie di altri uccelli. Inoltre sono in corso altre analisi scientifiche per determinare quanto la sopravvivenza di questi piccoli instancabili volatori sia influenzata dai mutamenti climatici globali. Sembra infatti che i fenomeni legati al riscaldamento globale causino drastiche diminuzioni di piovosità diminuendo la sopravvivenza dei topini e di moltissimi altri uccelli migratori in Africa

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