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Una minaccia globale

Un fungo distrugge gli anfibi. Un lavoro di monitoraggio e analisi di Franco Andreone sulla biodiversità in Madagascar, massimizza le chances di neutralizzarlo

  • Claudia Bordese
  • giugno 2014
  • Lunedì, 16 Giugno 2014

 

Gli anfibi, vertebrati globalmente diffusi ma assai fragili, stanno affrontando da alcune decine di anni una forte crisi, che minaccia di estinzione circa il 50% delle specie. Diversi sono i fattori coinvolti, e includono una costante e crescente perdita di habitat, i cambiamenti climatici, la comparsa di specie invasive alloctone - ovvero provenienti da altre aree geografiche - e nuove malattie infettive. Tra queste spicca la chitridiomicosi, malattia della delicata cute degli anfibi causata dal fungo Batrachochytrium dendrobatidis. Clima, inquinamento, assenza di competitori e forse anche la trasformazione di forme non infestanti in patogene, ne hanno favorito l'esplosione e la colonizzazione di numerose aree umide del Pianeta. Nell'acqua di stagni e canali il fungo disperde le sue spore flagellate che, raggiunto un anfibio, ne infestano le cellule dell'epidermide, notoriamente nuda. Ciò provoca una ipercheratinizzazione della pelle, con danni considerevoli alla respirazione dell'anfibio e un forte rischio di morte. Solo un costante monitoraggio ambientale può arginare quella che è oggi la più grave minaccia per le popolazioni anfibie del mondo intero.

Proprio questo era l'obiettivo del voluminoso lavoro di ricerca svolto da Franco Andreone del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, unitamente a un team internazionale di ricercatori, e focalizzato su uno degli ultimi paradisi della biodiversità, il Madagascar. La maggior parte dei vertebrati che popolano oggi la grande isola africana, vi sono giunti circa 60-70 milioni di anni fa, quando era già separata dal continente, e ciò spiega perché il Madagascar ospiti oggi un numero assai elevato di specie animali e vegetali endemiche. Sorprendentemente alto è il grado di endemicità degli anfibi malgasci, come lo è il numero di nuove specie scoperte ogni anno. Gli elevati scambi commerciali via mare, il turismo e l'intensificazione delle pratiche agricole, costituiscono un potenziale canale d'accesso per malattie infettive, che nel caso della chitridiomicosi rappresenterebbero un danno incalcolabile. Un importante lavoro di analisi che si è avvalso di tecniche di indagine molecolare per effettuare screening sulla popolazione di anfibi del Parco Ivoloina, prossimo alla principale città portuale dell'isola, ha confermato l'assenza di B. dendrobatidis in Madagascar, e ha acceso i riflettori sul problema della tutela degli anfibi, sensibilizzando le autorità locali. Tutto ciò ovviamente ha aumentato le possibilità di una precoce rivelazione del fungo, dovesse arrivare sull'isola, e ha massimizzato le chances di ostacolare ed eventualmente neutralizzare la diffusione di questo patogeno, tutelando questa fauna tanto unica quanto straordinaria.

Perché preservare la biodiversità significa custodire la nostra storia.
Claudia Bordese

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