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Acqua al centro nella ricerca, anche in Piemonte

Mantenere il dinamismo dei corsi d'acqua vuol dire preservare la biodiversità del Pianeta e proprio per questo il mondo della ricerca si muove, anche in Piemonte, giusto dietro casa nostra.

  • Laura Succi
  • Febbraio 2020
  • Martedì, 28 Gennaio 2020
 Foto Pixabay Foto Pixabay

 

E' di qualche tempo fa la notizia che ben 11258 scienziati e scienziate di 153 nazioni, provenienti da ogni continente, si sono uniti per dichiarare chiaramente e inequivocabilmente che la Terra è di fronte a una emergenza climatica. Segue la lettera aperta, pubblicata sul sito dell'ISAC, il principale Istituto del CNR per la ricerca nelle Scienze dell'Atmosfera, che dichiara: "Il cambiamento climatico è di origine antropicae i danni sono sempre più gravi".

La Scienza ha un obbligo morale nei confronti dell'Umanità: deve avvertire della minaccia che incombe sul Pianeta e così fa sentire la sua voce, anche in Piemonte.
Ne sono un esempio le video lezioni informative e formative 'Acqua e territorio' di Luca Mercalli  rivolte a enti e professionisti e proposte dalla Città Metropolitana di Torino, dove il metereologo cita l'economia della ciambella di Kate Raworth, un modello economico in equilibrio tra bisogni umani essenziali e confini planetari, per poi muoversi sulle mosse di un economista del XXI secolo.

 

E sempre di acqua si occupa il nuovo centro di ricerca Alpstream a Ostana, il primo di questo tipo in Italia, nel Parco del Monviso. Il nuovo "Centro di studio dei fiumi alpini" è una stazione sperimentale di ricerca di alto livello alla quale partecipano le tre Università del Piemonte, radicata sul territorio, ma allo stesso tempo inserita in una rete internazionale, europea e atlantica.

Perchè dipendiamo dall'acqua

Da una ricerca del CNR le acque dolci rappresentano solo il 2% della superficie terrestre e di questa parte i fiumi rappresentano solo lo 0.0002% dell'acqua del Pianeta ma, tutti noi, dipendiamo fortemente da questa percentuale sia per gli usi individuali che per quelli collettivi, per l'agricoltura, per la produzione di energia elettrica, usiamo anche i fiumi come corpi recettori delle acque di scarico.

La ricercatrice dell'Università di TorinoElisa Falasco, spiega tuttavia che "quello che ci preoccupa negli ultimi anni non è tanto la qualità chimica delle acque, quanto le alterazioni idromorfologiche, ossia tutto quello che comporta variazioni innaturali di portata e interruzioni o deviazioni del percorso di un fiume. Questi fenomeni, sempre più diffusi e acuti, derivano da uno sfruttamento non sostenibile della risorsa idrica, a cui bisogna necessariamente fare fronte utilizzando un approccio multidisciplinare. Il nostro centro di ricerca mira a fare proprio questo. I corsi d'acqua costituiscono un mosaico tridimensionale di diversi habitat complementari e funzionalmente legati, adattati e determinati dai fattori ecologici che agiscono in corrispondenza del corso d'acqua stesso. Si tratta di un mosaico dinamico fatto di tessere che mutano nel tempo e nello spazio spiega, invece, Maria Rita Minciardi del Laboratorio di Biodiversità e Servizi Ecosistemici del Centro ENEA di Saluggia.

L'importanza di un mosaico dinamico

Il modello ecologico del mosaico dinamico è proprio quello più usato per descrivere i fiumi, dice Minciardi. E' proprio questa "dinamicità", che incute paura, il meccanismo con cui il corso d'acqua mantiene la sua integrità e funzionalità e, quindi, ci fornisce anche tutti i servizi ecosistemici così importanti per noi. Le comunità presenti lungo il suo territorio non solo sono adattate a tollerare il dinamismo fluviale e i potenti fattori ecologici presenti, ma sono mantenute proprio da questa dinamicità. Eliminare o ridurre in maniera drastica il dinamismo dei corsi d'acqua vuol dire intaccarne pesantemente la biodiversità, farperdere funzionalità e, quindi, far perdere a noi servizi ecosistemici.
Parlando di biodiversità, capita che ci venga chiesto a che cosa serve. A cosa serve tutelare un piccolo anfibio "esigente" come il pelobate fosco? Quanto cambierebbe, in fondo, la nostra vita sul pianeta se anche continuassimo con i ritmi di estinzione attualmente in atto?
Ebbene, ci deve importare! Innanzitutto perché abbiamo una responsabilità etica verso i nostri figli, nipoti, pronipoti e verso il resto delle specie che dividono con noi questo Pianeta ma anche perché la biodiversità garantisce l'esistenza di meccanismi di resilienza ambientale fondamentali per tutti noi, anche nei confronti dei cambiamenti climatici in atto. Quindi, la tutela dell'integrità e funzionalità, dei corsi d'acqua è anche un atto dovuto nei nostri stessi confronti.

Laboratori acquatici

Stefano Fenoglio, professore dell'Università del Piemonte Orientale, porta il suo contributo:"La biodiversità delle acque interne è tale che ogni anno vengono descritte nuove specie, in particolar modo per quanto riguarda i gruppi cosiddetti minori cioè meno carismatici e noti". E prosegue "A Ostana stiamo allestendo un laboratorio dalle forte radici locali ma dal respiro internazionale, nel quale ricerche diffuse sul reticolo idrografico piemontese si affiancheranno a esperimenti realizzati all'interno di un sistema di 'fiumi artificiali' che stiamo allestendo. In pratica, poiché è difficile se non impossibile portare il fiume in laboratorio noi cerchiamo di portare il laboratorio sul fiume.

Francesca Bona, professoressa dell'Università degli Studi di Torino, aggiunge: Con questi fiumi artificiali, detti anche mesocosmi, si potranno far variare in modo controllato diversi parametri della colonna d'acqua, variando la portata, o la velocità della corrente, o la temperatura, oppure fare esperimenti con maggiore o minore concentrazione di solidi in sospensione e valutare gli effetti sulla biodiversità delle comunità microbiche, sulla metabolizzazione della sostanza organica e sulle interazioni tra le altre specie, anche quelle invasive quindi. A gennaio 2020 avremo i risultati dello studio sugli effetti della carenza idrica: "Con il Progetto PRIN abbiamo studiato 17 corsi d'acqua in Piemonte che negli ultimi 10 anni sono stati significativamente colpiti dal fenomeno secche estive, concentrandoci sul Varaita, Pellice e Po", spiega Falasco. 

Studiare le alterazioni di fiumi e torrenti rispetto alle condizioni naturali è enormemente complesso: "La variabilità di questi fenomeni è alta ed imprevedibile, e rende il lavoro di ricerca e raccolta dati in campo molto difficile. A questo si aggiungono i lavori in alveo, a causa dei quali abbiamo spesso perso strumentazione fissa e svariate giornate di lavoro. Questo è sconfortante per un gruppo di ricerca che ci mette così tanta fatica, ma il lavoro è importante e ci si riprende in fretta". Proprio così: anche Rita Levi Montalcini disse che molto più importante dell'intelligenza e di tutte le qualità che si associano alle grandi scoperte, è la tenacia, e il chiudere gli occhi davanti ai problemi, agli errori, agli intralci, perchè in questo modo è possibile affrontare problemi che altrimenti nessuno affronterebbe.

Acque dolci e antibiotici

Un altro centro di eccellenza è l'Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l'IRSA di Verbania Pallanza, che si occupa dello studio delle acque dolci, della gestione e del loro trattamento. Una ricerca tra le tante è quella sui batteri antibiotico-resistenti curata da Gianluca Corno, Andrea Di Cesare ed Ester M. Eckert, un'emergenza a lungo sottovalutata: "Il problema dello sviluppo di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici conosciuti, e quindi molto difficili da curare, è già oggi causa di centinaia di migliaia di decessi ogni anno nel mondo e di un costo quantificabile in miliardi di euro per i sistemi sanitari delle diverse nazioni", spiegano i ricercatori. 

"I due settori nei quali l'utilizzo di antibiotici è più massiccio sono la medicina umana e la medicina veterinaria, legata alla zootecnia. A oggi gli impianti di trattamento delle acque riducono del 90-99% il numero totale di batteri, ma non tutte le acque sono gestite dai depuratori e i reflui finiscono direttamente nei fiumi, nei laghi e poi nel mare. Quindi, conoscendo l'ecologia e le interazioni tra i diversi gruppi batterici, l'impegno è di disegnare dei sistemi di disinfezione che magari siano meno feroci con i batteri innocui e più specifici nel ridurre lo spazio per quelli che sono effettivamente pericolosi per la nostra salute. Il nostro gruppo è capofila di un progetto cofinanziato dai Ministeri degli Esteri, dell'Ambiente e della Salute che è appena partito, in cooperazione con l'Università Sun Yat Sen di Guangzhou, (Cina) proprio per disegnare impianti di questo tipo".

E pensare che nelle acque del Pianeta vive anche una creatura straordinaria che forse potrà aiutarci a capire come affrontare il cambiamento climatico oppure portarci nello spazio. Senza acqua un essere umano può sopravvivere solo 100 ore, lui è così resistente da poterne fare a meno per secoli eppure ha le sembianze di microscopico orsetto paffuto a otto a zampe. Può sopravvivere sia ai più caldi che ai più freddi ambienti sulla Terra, e può anche resistere ad alti livelli di radiazioni: è il tardigrado, cioè 'che cammina lentamente', una delle creature più tenaci sulla Terra. Sono stati osservati in tutti i continenti e a tutte le altezze, dalle zone oceaniche abissali ad altezze superiori ai 6000 metri in Himalaya. E si trovano in diversi biomi, inclusi i deserti, le lastre di ghiaccio, il mare, l'acqua dolce, le foreste pluviali e le più alte vette, ma perfino nei muschi e licheni di parchi e foreste, e dei nostri cortili.

 

 

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