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Bambù, maneggiare con cautela!

La Regione Piemonte ha recentemente approvato l'aggiornamento delle Black List delle specie vegetali esotiche invasive, ovvero l'elenco di piante da controllare e limitare per salvaguardare la biodiversità vegetale della nostra regione. Tra le novità, l'inserimento in lista delle diverse specie di bambù, una misura dovuta perchè questa pianta, amata e diffusa anche in Piemonte, se non è gestita correttamente mette a rischio la biodiversità autoctona. 

  • Nadia Faure
  • ottobre 2022
  • Giovedì, 17 Novembre 2022
Bambù, maneggiare con cautela!

Lo scorso 7 ottobre la Giunta regionale ha approvato con una propria delibera (la DGR 1-5783 del 7/10/2022) le nuove Black List delle specie vegetali esotiche invasive del Piemonte. Le nuove liste aggiornano e sostituiscono quelle approvate in precedenza (la delibera precedente risaliva al 2019). Fra le novità c'è l'inserimento del Bambù. Vediamo insieme perchè.

Una simpatica pianta un po' troppo "esuberante"

In Piemonte le problematiche connesse alla diffusione dei bambù sono note da tempo: l'invasività di questa pianta (legata a più specie, in particolare quelle ad apparato radicale leptomorfo, ovvero dotate di lunghi stoloni sotterranei) è riconosciuta a livello globale, non solo per i danni che può causare in ambienti naturali, ma anche per i problemi causati a manufatti, giardini e abitazioni. Ai sensi della Convenzione sulla Diversità Biologica (2002), una specie può essere definita invasiva se la sua introduzione e diffusione minaccia gli ecosistemi, gli habitat e le altre specie. La specie Phyllostachys aurea, estremamente diffusa sul territorio, come confermato anche da un progetto condotto tra il 2017 e il 2018 e denominato BambApp, era già nella lista nera piemontese delle specie più problematiche, che ora è stata estesa anche a tutte le specie Phyllostachys. La segnalazione delle "Bambuseae (tutte le specie)" in lista nera – lista Gestione - si pone come "allerta" a considerarne l'utilizzo in natura con maggiore attenzione, valutandone opportunamente spazi, utilizzi e misure di gestione, per non dover correre ai ripari quando è troppo tardi, ed è in linea con quanto già normato dalle vicine regioni di Valle d'Aosta e Lombardia. Il monito si pone invece come vera limitazione nei confini delle aree di Rete Natura 2000 dove si contrasta la perdita di biodiversità, e la presenza di specie esotiche invasive determina modificazioni significative della struttura e del livello di biodiversità di habitat naturali e seminaturali.

Una task force nella lotta alle invasive

Dal 2012 per discutere adeguatamente la tematica in Piemonte è attivo un gruppo di lavoro, coordinato dalla Direzione regionale Ambiente, Energia e Territorio che si occupa delle problematiche tecniche e gestionali determinate dalla presenza di specie esotiche vegetali in ambito agricolo, sanitario e di conservazione della biodiversità. Nello specifico, nel definire gli elenchi piemontesi, le specie sono state suddivise in tre gruppi – lista Gestione, lista Eradicazione e lista Allerta - in base alla diffusione sul territorio regionale e alla reale possibilità di poter intervenire o meno con misure di prevenzione, gestione, lotta e contenimento. Le tre liste comprendono le specie esotiche che sono presenti in maniera diffusa sul territorio e per le quali  non sono applicabili misure di contenimento e interventi di eradicazione da aree circoscritte (lista Gestione), sono ancora applicabili misure di eradicazione (lista Eradicazione) o per le quali deve essere valutato il potenziale grado di invasività (lista Allerta).

Il bambù e i potenziali impatti sulla biodiversità

Le coltivazioni di bambù, che sempre di più, anche in Italia, si propongono come investimento redditizio a basso rischio, se non gestite correttamente potrebbero, qualora non si rivelassero abbastanza convenienti, essere abbandonate e diffondersi per rizoma nelle aree limitrofe, impattando così sugli habitat. E' quel che è effettivamente avvenuto in un'area agricola lungo la fascia del Po torinese dove è in corso la rimozione di un impianto di canna comune (Arundo donax) - una specie morfologicamente affine al bambù - realizzato allo scopo di ottenere biomassa a fini energetici e mai sottoposto a taglio di utilizzazione.

Tornando ai bambuseti, in quelli molto fitti, c'è poca luce e lo spesso strato di lettiera accumulata al suolo, impedisce di fatto lo sviluppo di piante da sottobosco. I bambuseti, inoltre, rispetto ad altre colture agrarie interessate da copiose fioriture (come ad esempio i prati permanenti) non contribuiscono a migliorare la qualità dell'ambiente per gli insetti impollinatori.  Infatti la maggior parte delle specie fiorisce sporadicamente (anche ogni 15-120 anni per alcune specie) e tutti i bambù presentano impollinazione anemofila (la forma più semplice e primitiva di trasporto del polline con il vento), non risultando quindi di alcun aiuto alle preziose api.

Il progetto Bambapp

Un importante apporto conoscitivo per la ridefinizione del grado di invasività dei bambù in Piemonte, è stato fornito dal progetto di citizien science "Bambapp". L'iniziativa, con l'obiettivo di localizzare le specie di bambù naturalizzate in Piemonte e Valle d'Aosta, mediante le segnalazioni di rilevatori volontari coordinati tra loro tramite la nota applicazione iNaturalist, ha portato tra dicembre 2017 e ottobre 2018 ad accertare quasi 1.000 popolamenti in diversi ambiti territoriali anche a distanze significative da potenziali ambiti di introduzione, e non solo in continuità con giardini abbandonati, vivai o laghetti di pesca. La mappatura ha coinvolto 93 volontari che si sono uniti al progetto BambApp su iNaturalist. I diversi popolamenti registrati sono stati successivamente attribuiti a 9 differenti specie con una elevata presenza di Phyllostachys aurea (presente al 67%), seguita da P. viridiglaucescens (16%) e da Pseuodosasa japonica (6%), con presenza ridotta (percentuali tra 1% e il 6%) di P. reticulata, P. flexuosa, P. viridis, P. nigra, P. edulis (questa con un solo popolamento in Provincia di Torino) e Semiarundinaria fastuosa. Rispetto alla checklist della flora d'Italia - consultabile online sul Portale della Flora d'Italia che censisce in Piemonte ben 8 specie appartenenti al solo genere Phyllostachys - il progetto BambApp non ha segnalato la presenza di P. violascens. I risultati del progetto hanno confermato che i bambù sono maggiormente diffusi negli ambienti collinari e planiziali seppur, in percentuale minima (0,3% rispetto al totale dei popolamenti), alcuni popolamenti siano in fascia montana (al di sopra degli 800 m). Per quanto riguarda la dimensione dei popolamenti, dato potenzialmente correlato al grado di invasività delle specie, circa il 25% dei popolamenti rilevati ha dimensioni medio-grandi (superfici comprese tra 100 e 1000 metri quadrati, oppure superiori a 1000 metri quadrati) ma per tre specie - P. aurea, P. viridiglaucescens e P. flexuosa - esistono popolamenti di dimensioni molto importanti, superiori a un ettaro di superficie. In Piemonte il 15% dei popolamenti (n.143) è all'interno di aree di Rete Natura 2000 e, considerata la capacità dei bambù di sviluppare popolamenti stabili e in grado di ampliarsi negli ambienti circostanti, ne è stato valutato l'inserimento in lista nera.

La situazione nelle diverse regioni

La Lombardia ha già indicato da tempo tutte le specie di bambù in lista nera tra le piante oggetto di monitoraggio e contenimento o eradicazione (L.R. 10/2008). Le motivazioni sono legate al fatto che allo stato spontaneo i bambù inducono una riduzione della biodiversità e alterano il paesaggio naturale e, data la loro capacità di espandersi nei luoghi in cui sono piantati, la coltivazione deve avvenire soltanto dove è possibile un loro controllo, mai in ambienti naturali e seminaturali o nelle loro vicinanze. Anche la Regione Valle d'Aosta si è mossa in tale senso e nel 2016 ha inserito "Phyllostachys spp. (tutto il genere)" nell'allegato F della Legge Regionale 45/2009 dedicato alla lista delle "Specie vegetali alloctone o aliene, oggetto di monitoraggio, contenimento o eradicazione".

Per approfondimenti:

Speciale di Piemonte Parchi "Piante esotiche invasive" 

Sito Regione Piemonte, Le specie vegetali esotiche invasive 

Progetto BambApp 

 

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