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Virtuoso come un faggio

Il faggio è pianta dalla mille virtù: oltre alla sua bellezza e alla sua ombra ci elargisce infiniti doni. Partiamo dunque per un viaggio affascinante alla scoperta di questa pianta, tra poesia e prosa, storia e leggenda, riti pagani e tradizioni religiose, toponomastica e oroscopo, scienza e superstizione.

  • Caterina Gromis di Trana
  • Maggio 2022
  • Martedì, 21 Giugno 2022
Foto Pixabay Foto Pixabay

Tytire tu patulae recubans sub tegmine fagi... (Virgilio, prima Bucolica)

E' uno degli alberi forestali più belli: tronco alto e robusto, foglie capaci di trasfigurare i boschi con le tonalità del loro verde e rosso in primavera ed estate e il bronzo dorato in autunno, legno tra i migliori da bruciare nel camino e da lavorare in svariati arredi. E' una pianta armoniosa ed elegante, adatta al mondo delle fiabe, non per nulla protagonista del Bosco dei Cento Acri di Winnie the Pooh.

Diffuso e coltivato in tutta Europa, sulle nostre Alpi segna il confine tra i boschi di castagni del fondo valle e quelli dei larici oltre i 1500 metri. Le faggete stanno nel mezzo, dove il freddo non è gelido e il caldo non è torrido. Nel regno del faggio, intorno ai 1000 metri di altitudine delle medie valli alpine e lungo le dorsali degli Appennini, si respira quell'aria leggera che evoca così bene Virgilio nel versetto più noto delle Bucoliche: "sembra di vederlo, Titiro, che si gode il fresco all'ombra di quelle frasche mosse dalla brezza, al riparo dalla calura dell'estate".

Il faggio europeo (Fagus sylvatica) camera-2112207 960 720 è stato ampiamente esportato in altre regioni temperate del mondo e vanta un immenso numero di varietà, che vengono coltivate come piante da giardino per l'aspetto e il colore del fogliame. Negli Stati Uniti, dove è molto diffuso, è stato introdotto come albero ornamentale perché sopporta lo stress dell'ambiente urbano meglio del Fagus grandiflora nativo americano.

Un giovane faggio sanguigno era testimone del mio primo amore, e quando inventai la mia prima poesia, stette a guardare ciò che scrivevo. Come il faggio sanguigno nessun albero può abbandonarsi allo sfarzo della primavera, nessuno ha un sogno d'estate così vivace e nessuno un avvizzire così brusco.Un giovane faggio sanguigno sta in tutti i miei sogni, un magico passato soffia intorno al mio albero prediletto. (Hemann Hesse)

Gli abitanti delle città hanno perso il contatto quotidiano con le piante: pochi sanno distinguere una specie da un'altra, ma la loro conoscenza può passare attraverso un approccio diverso da quello botanico, quando diventano memoria storica, capace di restituire identità dimenticate. Ripercorrere gli alberi da questo punto di vista significa rivisitare la nostra storia e la nostra cultura, dalla più alta a quella popolare, dalla Divina Commedia ai proverbi di campagna, dall'uso medicinale e magico delle erbe al linguaggio amoroso dei fiori, dalle favole ai riti pagani e alle cerimonie religiose. Come quella che si celebra in occasione della festa di S. Antonio da Padova in Basilicata: il matrimonio degli alberi. Su un tronco maturo di faggio viene sistemata e congiunta con un anello di ferro una chioma di pino, per creare l' "albero della cuccagna", testimone e simbolo dell'albero cosmico che nutre l'universo.

Lungi dal proprio ramo,
povera foglia frale,
dove vai tu? - Dal faggio
là dov'io nacqui mi divise il vento.
Esso, tornando a volo
dal bosco alla campagna,
dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
va pellegrina, e tutto l'altro ignoro.
O Va dove ogni altra cosa,
dove naturalmente
va la foglia di rosa
e la foglia d'alloro.
(A. Aranaud, trad. di Giacomo Leopardi)

Il nome del faggio e della famiglia delle fagacee, a cui appartiene insieme alla quercia e al castagno, potrebbe derivare dal termine greco faghein (mangiare). Gli acheni di tutte queste piante infatti producono semi commestibili, graditi sia all'uomo (le castagne) che a svariati animali (le ghiande e le faggiole).

Il faggio che a Fobel diè nome

Il faggio - a sua volta - dà forse origine al nome di un paese, Fobello, in alta Valsesia, che sorge dove la stretta e impervia Val Mastallone si apre in una grande radura tra solenni faggete. Il suffisso "bello" si spiega da solo, ma il prefisso "Fo"? Può voler dire "faggio", perché nelle parlate dialettali dell'Alto Piemonte il faggio è detto "Fo". Sotto un faggio enorme e magnifico camera-2112207 960 720 per secoli si sono dati appuntamento i ragazzi, lungo la strada che porta dal centro del paese alla frazione Boco. L'albero maestoso rappresentava la vocazione della pianta per questi terreni e queste altitudini: Fobello e le sue frazioni si snodano dagli 800 ai 1200 metri. La teoria che rende omaggio al faggio è confermata dalla scritta incisa nel bronzo sulla fontana in piazza camera-2112207 960 720 dove un faggio in bassorilievo offre rifugio agli animali del bosco: "Eccoti il faggio che a Fobel dié nome" camera-2112207 960 720. Frugando nei grovigli della toponomastica si trova anche un'altra spiegazione: il paese era nato come alpeggio, quindi in distribuzione su pendii liberi adatti al pascolo, e nella zona ora occupata dal centro, sorsero case e stalle, le prime timide formazioni di un "In fondo". La parola "fund", sincopata e abbinata a "bello" forse spiega come mai nella fonetica popolare il paese è "Fu-bell, e non "Fo-bell". La questione si gioca tra una u e una o, che comunque nulla toglie al fascino delle faggete che circondano il paese, con il loro sottobosco minuto e agevole, ricco di funghi e di fiori. Il nome del paese come era antica usanza fu coniato dai suoi abitanti, e tra i pochi rimasti che hanno scelto di non abbandonare la montagna, c'è libera scelta tra celebrare Fobello nel faggio della fontana, o nella Conca Smeraldo in cui il villaggio è adagiato.

Le foreste di faggi intanto, un tempo governati a ceduo con largo impiego del legno (ottimo per ardere e per produrre carbone vegetale, oltre che pregiato nell'artigianato per la sua facile lavorabilità) hanno riconquistato i pendii abbandonati dai pastori, dopo secoli di pascoli che avevano sacrificato i boschi per favorire i prati.

Le faggiole in altri tempi non erano, come oggi, appannaggio di suini e roditori: private del pericarpo coriaceo e arrostite facevano le veci delle castagne, Venivano usate, tostate e macinate, al posto del caffè. Fornivano pure un olio di buona qualità, usato alla bisogna anche in cucina, oltre che per l'illuminazione.

Il legno dei tronchi grigi e affusolati è compatto e senza nodi: pregiato per produrre mobili e liste di pavimenti, è servito per produrre i primi caratteri tipografici per la stampa. Ancora oggi si usa nei plantari degli zoccoli, e ha raggiunto fama internazionale nello stecco dei gelati.

La corteccia dei rami, che contiene tannino, un tempo era utilizzata come febbrifugo. Quella del tronco anche contro la dissenteria, per il suo effetto astringente. Il catrame ricavato distillando il legno, chiamato creosoto, è un potente antisettico, usato dall'industria farmaceutica come disinfettante dei polmoni nella composizione di molti sciroppi. L'infuso ottenuto dalle foglie esercita a sua volta un'azione terapeutica nelle affezioni bronchiali con un miglioramento della funzione respiratoria.

Un'ultima magia: il calendario celtico identifica il 22 dicembre come il primo giorno della fase ascendente dell'anno e per chi viene al mondo sotto il segno del Faggio, nei i giorni del solstizio d'inverno che segnano il culmine dell'oscurità e l'inizio della rinascita, l'antico oroscopo è pieno di fortuna, di speranza e di virtù.

Le foto della galleria sono dell'autrice dell'articolo.

 

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