Stampa questa pagina

Quattro fiori che fanno primavera

Tra i primi fiori che punteggiano i prati invernali ancora secchi e annunciano l'arrivo della bella stagione ci sono: bucaneve, dente di cane, primula e anemone fegatella. Andiamo a scoprire particolarità botaniche e curiosità storiche. 

  • Raffella Amelotti
  • Marzo 2021
  • Lunedì, 22 Marzo 2021
Primula - Foto Pixabay Primula - Foto Pixabay

È primavera
E torna come allora una voce
Che dice: "Lascia ad altri i progetti troppo lunghi
Arricchisci il tuo tempo e non cercare
Più del pane quotidiano
Lasciati andare alla vita
E non disperarti mai"

Primavera di Luca Carboni

 

E' l'ultima domenica di febbraio ma soprattutto l'ultima occasione, almeno per ora, per fare una fuga in Appennino, uscendo dal Comune di residenza.

Seguire il cartello stradale che indica Savona porta con sé l'illusione dell'epopea, ma mi fermo ben prima delle colonne d'Ercole del confine regionale e inizio a salire su una stradina tutta curve e sempre più stretta.

I boschi intorno sono molto luminosi perché i raggi del sole riescono a passare tra i rami ancora spogli: si godono questo tepore, tra le foglie cadute in autunno, alcuni timidi bucaneve (Galanthus nivalis). Il nome deriva dal greco: ánthos che significa fiore e gála, latte, bianco come questi fiori, che sono tra i primi a sbocciare, anche se il terreno è coperto di neve, non appena il tiepido sole di febbraio ne scopre qualche scampolo.

La grazia del bucaneve

Se ci soffermiamo a osservarli da vicino, notiamo che sono formati da tre tepali esterni e da tre interni, molto più corti, contraddistinti da una V rovesciata di colore verde.

La pianta è una bulbosa perenne, che si propaga per divisione del bulbo, anche se è stato osservato che le formiche possono facilitarne la dispersione trasportando grandi quantità di semi all'interno delle loro gallerie sotterranee.

I bulbi non temono il freddo e sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero senza subire danni: i bucaneve necessitano solo di una buona quantità di precipitazioni per potersi sviluppare dall'inizio dell'inverno fino ai primi mesi primaverili, quando, dopo l'appassimento della parte aerea, la pianta entra in riposo vegetativo fino all'inverno successivo.

La specie è considerata minacciata soprattutto dal rischio di prelievo dei bulbi per il trapianto nei giardini, data la bellezza e l'eleganza dei fiori. È tutelata da diverse convenzioni internazionali: l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) l'ha inserita nella categoria NT Near threatened, prossima a essere considerata a rischio di estinzione e, in Piemonte, è una specie tutelata dalla Legge Regionale n. 32/1982, che nelle province di Alessandria e Asti ne vieta la raccolta.

La grazia dei bucaneve e la loro precoce fioritura attribuiscono a questo fiore un significato di speranza e consolazione come quella riservata a Eva, quando, cacciata insieme ad Adamo dal giardino dell'Eden, si trovò in una terra gelida e ostile. Un Angelo lì consolò con la promessa dell'arrivo della primavera proprio trasformando, con un soffio, i fiocchi di neve in fiori di Galanthus nivalis.

Continuo la mia passeggiata salendo leggermente, il paesaggio si apre e i colori cambiano: tra le foglie secche del sottobosco si vedono timidi fiorellini rosa, sono denti di cane (Erythronium dens canis) camera-2112207 960 720. Ancora una volta il nome arriva dal greco, erythrós (rosso), per il colore del gambo. Dens canis richiama invece la forma aguzza del bulbo.

Il vistoso dente di cane

Il dente di cane spunta dal terreno con le sue due foglie dall'effetto marmorizzato rosso-bruno e verde, e il fiore, singolo e reclinato verso il basso, è composto da sei tepali roseo-violetti rovesciati indietro come da una folata di vento. È molto vistoso e la sua eleganza è stata apprezzata sin dal XVI secolo quando è iniziata la sua diffusione per motivi ornamentali nei giardini privati soprattutto inglesi. In Oriente, invece è molto conosciuto per usi alimentari: in Mongolia consumano le foglie a crudo in insalata, mentre i giapponesi sfruttano l'amido del bulbo come addensante alimentare.

Completa il suo ciclo di vita prima che gli alberi si ricoprano delle foglie che schermeranno il passaggio dei raggi solari rendendo più ombroso il sottobosco: alla fine della primavera, entra in riposo fino alla fine dell'inverno successivo resistendo così anche alla calura estiva.

Il mio cammino prosegue verso una valletta solcata da uno dei piccoli torrenti che attraversano l'ultima propaggine della Provincia di Alessandria.

L'immancabile primula

Sulle rive, quasi fino all'acqua, si alternano i fiori giallo chiaro della primula (Primula vulgariscamera-2112207 960 720 e quelli viola-blu dell'anemone fegatella (Hepatica nobilis) camera-2112207 960 720.

Le primule devono il loro nome alla precoce fioritura che ha il colore del sole e rallegra le radure e i margini dei sentieri annunciando la primavera. Al centro della rosetta di foglie rugose e reticolate, si fanno spazio i fiori che, ciascuno con il suo peduncolo, possono arrivare anche a una ventina nella caratteristica disposizione a ombrello. La corolla è a cinque petali, con la classica forma in cui tutti, da bambini, abbiamo disegnato i fiori: il centro è leggermente aranciato, una forte attrazione per le prime intrepide api e farfalle. 

Le proprietà curative di questa pianta sono note fin dal XII secolo, quando la monaca tedesca Santa Ildegarda di Bingen ne descriveva l'uso come rimedio alla malinconia. E ancora oggi è diffuso l'utilizzo in fitoterapia dei fiori secchi per le sue virtù analgesiche e antinfiammatorie: l'infuso lasciato riposare e bevuto tiepido ha un effetto calmante grazie alla primaverina e alla primulaverina, sostanze che, già solo con il loro nome, ci mettono di buon umore!

Il semplicissimo anemone

Avete mai guardato da vicino il fiore dell'anemone fegatella? E' semplicissimo: sei-dieci petali il cui colore varia dal lilla all'azzurro, in mezzo ai quali gli stami bianchi spiccano come piccoli fuochi d'artificio nella notte, uno spettacolo messo in scena per gli insetti impollinatori, le api e le farfalle.

I fiori sembrano sbocciare direttamente dal terreno tra le foglie secche del sottobosco: in realtà è la radice rizomatosa, da cui si sviluppa tutta la pianta, che li fa spuntare appena il sole riscalda il terreno. Terminata la fioritura, resteranno solo le foglie, carnose e trilobate; il colore bruno-rossiccio della pagina inferiore e la loro forma particolare sono all'origine del nome di questa graziosa pianta, che deriva dal greco hépatos, che significa fegato.

Comunemente è chiamata anche erba trinità sempre per via delle sue foglie che, negli affreschi e nelle sculture medioevali, simboleggiavano la natura trinitaria di Dio.

I fiori di bucaneve, dente di cane, primula e anemone fegatella brillano con i loro colori luminosi e delicati, non sono i toni sfacciati dell'estate, ma le "acquose" sfumature della primavera!

Quando la temperatura inizierà a salire, le fronde degli alberi si infittiranno e il bosco si farà più buio, di molti di loro rimarranno solo le foglie e, sottoterra, i bulbi e i rizomi, fino al prossimo anno, quando la natura dipingerà il suo acquerello primaverile.

(Le foto all'interno del testo sono di Raffaella Amelotti)

 

Potrebbe interessarti anche...

Quando le giornate iniziano ad allungarsi e ci concediamo le prime passeggiate dopo l'inverno, un ...
Senza tema di smentita, l'Orchidea gigante Barlia robertiana o Himantoglossum robertianum ...
Viaggio alla scoperta della pesca, frutto antichissimo dalle mille virtù, fra notazioni storiche ...
Il nocciòlo è conosciuto fin dall'antichità e i Romani lo consideravano addirittura magico, at ...