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Berardia lanuginosa, relitto glaciale delle Alpi

Come si è conservata una pianta antica come la Berardia lanuginosa sulle Alpi? Cosa ci fa questa curiosa pianta nei ghiaioni ad alta quota delle Alpi Marittime a migliaia di chilometri dal suo parente più prossimo? Breve viaggio tra glaciazioni e rifugi glaciali. La lotta per la sopravvivenza spiegata dalla particolare diffusione della B. lanuginosa.

  • di Francesco Garello e Martino Adamo
  • Settembre 2020
  • Lunedì, 7 Settembre 2020
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Berardia subacaulis  (Foto M. Adamo) Berardia subacaulis (Foto M. Adamo)

 

La parola "relitto" probabilmente risveglia nella nostra mente immagini suggestive di antichi vascelli abbandonati sul fondo di un mare teatro di battaglie tra navi pirata, oppure il ricordo di cartoline con la fotografia della carcassa ormai arrugginita della nave di contrabbandieri arenata sulla sabbia bianchissima dell'isola di Zante in Grecia. Non si può considerare questo solo un vezzo delle nostre menti fantasiose; persino il binario formalismo di google, se si cerca la parola "relitto", ci restituisce una sfilza di immagini nelle quali il colore prevalente è il blu dei fondali marini nel quale si stagliano le chiglie e gli alberi di navi ormai ricoperte di alghe e diventate comodo rifugio per la fauna marina. Non tutti i relitti, però, si trovano in fondo al mare e, soprattutto, non tutti sono forme prive di vita che raccontano un tempo ormai svanito. Se ne possono trovare di antichissimi anche dove meno ce lo aspetteremmo e sotto forme e modalità che sono forse le più lontane dalle immagini che tale parola risveglia in noi.

Un relitto sulle Alpi

Sulle Alpi sud occidentali tra la Liguria, il Piemonte e la Francia, si trova, infatti, l'ambiente ideale, anzi l'unico, nel quale fiorisce un relitto particolare: la Berardia lanuginosa, pianta erbacea perenne dalle foglie grigio-verdi raccolte in una rosetta basale al centro delle quali spicca il piccolo fiore giallo. Un relitto glaciale vivente che ha poco in comune con i vascelli abbandonati in fondo al mare, ma che come essi racchiude una storia affascinante che ci riporta a tempi antichissimi.

La B. lanuginosa (anche nota come B. subacaulis) ci permette di fare un vero e proprio viaggio nel tempo a ben prima che navi e vascelli solcassero i mari nei quali un giorno sarebbero affondati, un tempo nel quale il clima subtropicale europeo venne sconvolto da un ciclo di glaciazioni che avrebbe ricoperto di ghiacci quasi un terzo del pianeta. Se le radici della B. subacaulis oggi sono ben ancorate ai detriti e alle pietraie dei versanti alpini, le sue radici storiche sono, invece, ben più profonde e si estendono fino al Pleistocene a centinaia di migliaia di anni fa, quando ancora circolavano mammut e tigri dai denti a sciabola.

Come ha fatto questa piccola ma tenace pianta a sopravvivere per tutti questi anni superando gli enormi cambiamenti che si sono susseguiti?

Il ruolo delle glaciazioni

Come tutte le piante che abitano le Alpi anche B. lanuginosa è il risultato di un lungo processo evolutivo, che in alcuni casi ha generato nuove specie, in altri le ha portate all'estinzione e, in poche eccezioni, ne ha conservato i caratteri principali, generando quelli che oggi chiamiamo "relitti" o "fossili viventi". B. lanuginosa appartiene a quest'ultimo gruppo: piante che hanno trovato la loro piccola nicchia, il rifugio ideale nel quale installarsi e dal quale essere testimoni dei cambiamenti delle epoche, osservando le altre piante lottare per adattarsi o estinguersi.

A determinare in gran parte lo sviluppo dell'attuale flora alpina sono state le glaciazioni, che si sono susseguite durante tutto il Pleistocene, per circa tre milioni di anni, terminando circa undicimila anni fa (per avere un'idea del clima di quel periodo sulla nostra penisola qui trovate un simpatico thread di Twitter, rigorosamente basato su evidenze scientifiche, del climatologo Giulio Betti). Questi eventi climatici hanno avuto enormi conseguenze sulla flora di tutta l'Europa. Contrariamente alla maggioranza delle specie che componevano questa paleoflora B. lanuginosa non si è estinta durante le glaciazioni, ma è riuscita a trovare rifugio nelle aree più calde delle Alpi sud occidentali, ai margini del mare di ghiaccio, in piccole oasi rocciose in grado di raccogliere e conservare il calore del sole. Le altre piante appartenenti a questa paleoflora, invece, per poter sopravvivere si sono "mosse" verso sud, dove hanno trovato condizioni climatiche più adatte alle loro esigenze. Non stupisce, quindi, che filogeneticamente, ossia a livello di parentela genetica, la Berardia sia simile ad alcune specie che crescono in nord Africa, piuttosto che a quelle delle sue stesse latitudini. Alcuni studi che la correlano a un altro genere monotipico (Warionia), in prossimità del Mediterraneo (Mutisiae, Sahara algerino), hanno fatto ipotizzare un'origine sahariana anche per B. lanuginosa, in base anche all'osservazione che l'ambiente desertico, e quello delle montagne in alta quota, hanno molteplici affinità ecologiche.

Tenacia endemica

Ancorata saldamente alle rocce e ai detriti che emergevano dalle nevi la B. lanuginosa è sopravvissuta in totale isolamento, sviluppando alcune caratteristiche importanti come, ad esempio, un apparato radicale molto esteso, fondamentale per rimanere aggrappata agli instabili ghiaioni sui quali cresce e per la ricerca della poca acqua presente; altro tratto evolutivo caratteristico è la lanugine che ne ricopre le foglie svolgendo un importante ruolo di regolazione della temperatura. Questi sono tratti condivisi con molte specie della vegetazione di alta quota, ma i lunghi periodi di isolamento della Berardia l'hanno resa una pianta unica di questi luoghi. È infatti definita endemica, ossia esclusiva di questa porzione di Alpi che va da Bardonecchia a Ventimiglia dove cresce in una ristretta fascia compresa tra i 1500 e i 2500 metri di altitudine. Anche questa peculiarità è una conseguenza del particolare ambiente nella quale si è conservata.

La lotta continua

La lotta per la sopravvivenza non è finita, ma cambia avversario: se migliaia di anni fa la Berardia ha dovuto imparare a difendersi dai ghiacci, oggi la principale minaccia deriva dal riscaldamento globale che spinge la Berardia a quote sempre più elevata per sfuggire alle temperature in aumento. Un destino ironico se pensiamo che proprio quelle stesse rocce che l'hanno protetta per millenni potrebbero ora condannarla all'estinzione. Un destino che siamo chiamati ad evitare tramite le nostre azioni quotidiane, volte a contrastare i cambiamenti climatici in corso.

Berardia subacaulis, bassa di Colombar (foto M. Adamo)
Berardia subacaulis, bassa di Colombar (foto M. Adamo)
Berardia subacaulis, V.ne dell'Arma (foto M. Adamo)
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