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La lotta biologica ai tempi dei Simpson

Da tempi antichissimi il castagno fa parte dell'economia rurale di tutte le regioni italiane. Negli ultimi venti anni, però, la produzione di castagne è calata di più del 60%. Tra i fattori all'origine di tale diminuzione c'è una vespa parassita proveniente dalla Cina. I trattamenti sperimentali con i fitofarmaci non hanno dato gli esiti sperati, ma la lotta biologica potrebbe essere la soluzione.

  • Francesco Garello
  • Febbraio 2020
  • Martedì, 7 Gennaio 2020
Castanea Dryocosmus (foto di  Andreas Rockstein, Oftersheim, Baden-Württemberg, Germania, CC licensing) Castanea Dryocosmus (foto di Andreas Rockstein, Oftersheim, Baden-Württemberg, Germania, CC licensing)

 

Negi ultimi anni l'utilizzo della lotta biologica si è diffuso anche al di fuori dell'ambito agricolo nel quale si è sviluppata ed è stata applicata da secoli. Ma che cos'è la lotta biologica? Lo spiega con la sua consueta ironia la famiglia più sconclusionata d'America, i Simpson. In una puntata della famosa serie animata due lucertole allevate da Bart eliminano tutti i piccioni della città di Springfield insidiandosi nei loro nidi e prendendo il posto dei cuccioli nelle uova. Per liberarsi dalle lucertole, che a questo punto infestano la città, si decide di utilizzare dei serpenti cinesi, loro predatori naturali, ma a questo punto, si precisa, andranno poi introdotti dei gorilla per eliminare i serpenti.

La lotta biologica

Al di là della comicità e del paradosso contenuti in questo esempio la lotta biologica non è altro che questo: sfruttare il naturale antagonismo fra alcune specie per contenere il proliferare di quelle considerate dannose. Si tratta di un metodo sviluppatosi storicamente per prove ed errori, che richiede molto lavoro per verificare che l'utilizzo di un nuovo agente biologico non sconvolga l'ambiente nel quale viene inserito. Prima di adottare questo tipo di lotta vengono condotte sperimentazioni approfondite che valutano gli effetti anche su altri sistemi "in equilibrio".

La civiltà del castagno

Un esempio di applicazione di questa tecnica arrivava dal Giappone dove è stata utilizzata per salvaguardare una specie molto diffusa anche nel nostro Paese, il castagno (Castanea sativa) specie arborea appartenente alla famiglia delle Fagaceae. La sua presenza e la sua storia nei territori montani sono strettamente intrecciate a quelle de+ll'uomo, che ne ha a lungo sfruttato frutti e legname. La sua importanza per le società montane è stata tale che c'è chi parla di "civiltà del castagno" per indicare quelle popolazioni che con questo albero si sono nutrite, scaldate e vestite (con il tannino estratto dal legname tutt'ora si conciano le pelli). In Italia il castagno viene coltivato in tutte le regioni, ma tradizionalmente è associato soprattutto a Toscana, Calabria e Piemonte.

Una pianta in pericolo

Come altre colture tradizionali montane il castagno è stato poco a poco abbandonato soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. In Italia si è passati da 6 milioni di quintali di castagne raccolte nel 1910 ai soli 600.000 del 1973. A questo abbandono "fisiologico" delle culture montane si è aggiunto, a partire dai primi anni duemila, l'invasione del cosiddetto "Cinipide del Castagno", un patogeno della pianta proveniente dalla Cina che ha creato enormi problemi agli esemplari nostrani della pianta intaccando fortemente la loro produzione di frutti e compromettendo l'esistenza stessa delle piante. Il Dryocosmus kuriphilu, un insetto appartenente allo stesso gruppo delle vespe (Hymenoptera), è considerato il peggior patogeno del castagno a livello mondiale a causa della sua prolificità. Ogni femmina produce 100-150 uova che deposita nelle gemme fogliari della pianta, il castagno reagisce con la produzione di protuberanze naturali (galle) all'interno delle quali, però, si sviluppano le larve che impediscono la crescita delle foglie in primavera. La pianta così indebolita diventa facile preda di atre patologie quali il mal d'inchiostro (Phytophthora cambivora e P. cinnamomi), il cancro corticale (Cryphonectria parasitica) o della specie fungina Gnomoniopsis castanea che provoca il marciume nero dei frutti. Gli attacchi di questi parassiti e patogeni si uniscono alle minacce del cambio climatico che, con temperature più elevate, siccità prolungate, contribuiscono a rendere i castagni più deboli, con gravi danni ambientali ed economici.

Parassita al quadrato

L'uso di pesticidi per contrastare il Dryocosmus kuriphilus si è rivelato di scarsa utilità. È a questo punto che ci vengono in aiuto i Simpson e la lotta biologica. La soluzione all'invasione del Cinipide è arrivata anch'essa dall'estremo oriente proprio come il patogeno. In Giappone già negli anni '70 si fecero i primi studi su di un parassitoide del Cinipide, il Torymus sinensis, una sorta di parassita al quadrato: il parassita del parassita. Il Torymus, naturalmente presente in Cina, è l'antagonista naturale del Cinipide. La sua particolarità sta nel fatto che non preda direttamente l'adulto, ma depone le sue uova insieme a quelle del Cinipide. Alla schiusa delle uova le larve del Thorimus si nutriranno dei loro ospiti, proprio come le lucertole di Bart.

In Piemonte dal 2004 uno specifico Programma Regionale ha permesso lo studio la sperimentazione e la diffusione del Torymus. Un'esperienza positiva che in dieci anni ha limitato la presenza del Cinipide e favorito il recupero della capacità produttiva dei castagni da frutto, ma soprattutto ha evitato che i nostri boschi si riempissero di serpenti cinesi e gorilla, per ora.

 

 

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