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La Regina delle Alpi sotto scacco

L'Eryngium alpinum, una delle specie più note ed eleganti dell'Arco alpino, è fortemente minacciata di estinzione nel suo habitat naturale. Questa specie, sempre più rara, è minacciata dalle ondate di calore e dall'attività pastorizia. Ora la Regina delle Alpi cresce prevalentemente coltivata nei giardini botanici e presso enti di conservazione ex-situ.

 

  • Francesco Garello e Martino Adamo
  • Settembre 2019
  • Mercoledì, 11 Settembre 2019
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Eryngium alpinum L - Department of Life Sciences, University of Trieste Eryngium alpinum L - Department of Life Sciences, University of Trieste

L'estate del 2019 sarà probabilmente ricordata come una delle più catastrofiche per l'ambiente. Centinaia di milioni di ettari di foresta in Amazzonia, nell'artico e in Africa centrale hanno bruciato per giorni: in Brasile un'area pari a quella di tre campi da calcio veniva distrutta dalle fiamme ogni minuto mentre in Siberia è bruciato l'equivalente di quasi tutto il patrimonio forestale italiano. Ma l'estate appena conclusa è stata caratterizzata anche da temperature particolarmente elevate. Secondo i dati della Coldiretti l'ondata di calore dei mesi di luglio e agosto "conferma l'anomalia di un'estate che sale [...] sul podio delle più bollenti dal 1800" con temperature che hanno superato la media della stagione anche di 3 gradi centigradi. Un'estate rovente sotto tutti i punti di vista. Se i danni degli incendi sono ben visibili e impressionanti, più difficili da individuare, ma ugualmente pericolose per la flora, sono le conseguenze del gran caldo. Le alte temperature mettono sotto forte stress alcune delle piante più delicate del nostro ecosistema aumentando il rischio della loro sparizione.

Una regina in pericolo

È il caso, ad esempio, dell'Eryngium alpinum una delle più note ed eleganti specie endemiche delle Alpi. Appartenente alla famiglia delle Apiacee i suoi fiori a pannocchia, accompagnati dalle caratteristiche brattee blu-violacee disposte a raggiera, rendono la pianta facilmente riconoscibile. Conosciuto anche con il nome "Regina delle Alpi", è simbolo di queste montagne come e forse più della Stella Alpina. L'Eryngium è segnalata in tutto l'arco alpino, dall'Italia alla Croazia, ma negli ultimi anni i suoi esemplari sono diventati sempre più rari e per vedere i suoi tipici fiori bisogna essere particolarmente fortunati, la specie rischia ormai di sparire. Generalmente la regina delle alpi si può trovare tra i 1000 e i 2500 metri dove cresce privilegiando mughete, cespuglieti e pascoli umidi, suoli freschi, ricchi e ben drenati, ma la sua presenza è ormai sempre più rara a causa della raccolta indiscriminata da parte di appassionati ed escursionisti. In Lombardia è stata dichiarata estinta mentre sulle montagne francesi restano solo 50 popolazioni conosciute. La Regina delle Alpi è sottoposta a tutela integrale, ma ormai cresce prevalentemente coltivata nei giardini botanici e presso enti di conservazione ex-situ.

Le conseguenze delle ondate di calore

Se la mano dell'uomo, ancora una volta, è in parte responsabile diretto della diminuzione di esemplari di E. alpinum, un ruolo importante potrebbe averlo giocato anche il clima. Negli ultimi anni, a causa del cambiamento climatico, stiamo assistendo all'intensificarsi delle cosiddette ondate di calore, ovvero picchi di caldo estremo che possono durare anche alcuni giorni, fenomeni che possono essere molto dannosi per alcune specie animali e vegetali. L'E. alpinum sarebbe tra queste secondo quanto emerge da uno studio del 2012 dell'Università di Grenoble dal titolo Effects of management regimes and extreme climatic events on plant population viability in Eryngium alpinum. I ricercatori hanno condotto uno studio demografico in sette siti differenti delle Alpi francesi nei dipartimenti delle Hautes-Alpe e della Savoia nell'arco di 9 anni, dal 2001 al 2010. In entrambe le regioni sono in corso diversi test per capire come ridurre o invertire la tendenza alla scomparsa della specie, soprattutto per limitare i danni portati dalla pastorizia. Lo studio ha evidenziato che l'ondata di calore anomala dell'estate del 2003 ha avuto pesanti conseguenze sulle popolazioni di Eryngium nelle aree interessate. In particolare è stato osservato che le ondate di calore interferiscono con la normale attività biologica delle piante diminuendo la loro fecondità e quindi la loro capacità di creare una nuova generazione. In questo modo diminuiscono le probabilità di sopravvivenza delle singole popolazioni, soprattutto laddove queste sono ormai ridotte a un piccolo numero di individui. La mancanza di piogge che spesso accompagna il caldo estivo, inoltre aumenta la mortalità degli individui più fragili e quelli con radici più piccole, come gli esemplari più giovani. Caldo e siccità hanno provocato un forte stress alle piante oggetto dello studio portando alla forte diminuzione della popolazione. Una proiezione probabilistica ha permesso agli studiosi di concludere che eventi come l'ondata di calore dell'estate 2003 possono seriamente aumentare le probabilità di estinzione dell'E. alpinum.
La mano dell'uomo

È ancora presto per sapere se il caldo degli ultimi mesi ha avuto effetti altrettanto impattanti sulle popolazioni alpine di Eryngium, ma anche in questo caso la complicità dell'uomo può essere fondamentale. Secondo i ricercatori dell'università di Grenoble, infatti, gli effetti negativi del calore eccessivo possono essere amplificati o mitigati dall'attività umana. Modificare alcune abitudini nel modo in cui i pascoli vengono utilizzati e curare i terreni abbandonati, potrebbe salvare la regina delle Alpi. Almeno fino alla prossima ondata di calore.

 

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