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Scarpetta di Venere, specie a rischio studiata dalla genetica

Le orchidee sono piante ben note per la loro bellezza, ma proprio a causa di questo motivo alcune specie hanno sofferto di una raccolta eccessiva da parte di botanici e appassionati. È il caso di Cypripedium calceolus (Scarpetta di Venere) quasi scomparsa sulle Alpi Occidentali. 

  • Francesco Garello e Martino Adamo
  • Maggio 2019
  • Venerdì, 17 Maggio 2019
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Cypripedium calceolus  (foto di M. Adamo, Valle Pesio, 2014) Cypripedium calceolus (foto di M. Adamo, Valle Pesio, 2014)


Tra le orchidee diffuse in Europa Cypripedium calceolus si distingue per le eccezionali dimensioni delle sue infiorescenze. I suoi fiori molto colorati la rendono una delle piante più affascinanti e attraenti tanto per gli insetti, che cadono così nell'inganno tipico delle orchidee, quanto per gli appassionati di botanica che per anni hanno raccolto indiscriminatamente gli esemplari della pianta fino a renderla una delle specie vegetali più a rischio in Europa. Parte di questo fascino è da imputare alla forma particolare del labello, petalo tipico delle orchidee che funge da richiamo per gli insetti e che ha ispirato il nome stesso della pianta. Cypripedium deriva, infatti, da due termini greci: Kýpris, riferimento alla dea dell'amore e della bellezza Afrodite e pédilon termine con il quale si indicavano i sandali. Lo stesso riferimento si trova anche nel nome specifico latino cálceus, ossia scarpetta. Da qui "Scarpetta di Venere" nome con il quale è conosciuta la pianta.

L'evoluzione della diffusione


Fino alla metà del XIX secolo Cypripedium calceolus era diffuso in maniera piuttosto uniforme in una vasta area che si estendeva dalle praterie della Russia meridionale al Nord Europa e fino ai rilievi con forti influenze mediterranee dei Balcani, degli Appennini e dei Pirenei. La crescente antropizzazione dell'ambiente ha reso la sua distribuzione in Europa sempre meno continua e prevalentemente composta da piccoli gruppi separati. L'esempio più significativo è il caso del Regno Unito per cui è segnalata una sola popolazione a migliaia di chilometri da quelle più vicine danesi e francesi. Una distanza che rende difficile, se non improbabile, lo scambio di materiale genetico (polline o semi) tra le popolazioni. Questa dispersione in piccole popolazioni isolate aumenta la probabilità dell'estinzione di una specie diminuendo fortemente la sua variabilità genetica.
Le cause all'origine di questa perdita non sono chiare, ma paiono essere il risultato del concorso di fattori endogeni, legati alla biologia della pianta e fattori esogeni di natura prevalentemente umana. La lentezza dello sviluppo del seme, che in condizioni ideali richiede anche 15 anni, la difficoltà nell'impollinazione naturale a causa della rarità dell'insetto impollinatore, il poco nettare nel fiore e la raccolta indiscriminata della pianta hanno reso la scarpetta di Venere sempre più rara. Le colonie esistenti sono ormai rarissime e ammirare la sua maestosa fioritura è sempre più difficile.

La genetica di popolazione

Le popolazioni europee della Scarpetta di Venere sono state recentemente studiate con tecniche di genetica di popolazione, una disciplina che analizza le differenze genetiche tra individui appartenenti alla stessa specie. "Nelle piante la genetica di popolazione può essere usata per capire in che modo la popolazione è cambiata nel corso del tempo - afferma Roberta Gargiulo ricercatrice presso i Royal Botanic Gardens Kew di Londra - tale studio può permettere di intuire se la popolazione ha sofferto per motivi legati al clima o alla perdita del proprio habitat, per effetto dell'uomo o per dinamiche ambientali. Conoscere la diversità genetica di queste piante può aiutare a capire quali sono le strategie migliori per la loro protezione".

Roberta Gargiulo è parte di un team di ricercatori che studia la genetica di alcune specie di piante tra le quali Cypripedium calceolus. "Anche se in molte località dell'Europa centrale e settentrionale esistono ancora popolazioni consistenti di C. calceolus, molte altre si sono rimpicciolite o sono addirittura scomparse. Il motivo principale per cui gli studi di genetica di popolazione su questa specie sono cominciati è stato contrastare in qualche modo la perdita delle popolazioni" spiega Roberta.
Tramite la ricerca scientifica si punta a far luce sulle dinamiche che hanno portato alla diminuzione di C. calceolus, quale il ruolo della natura e quale quello dell'uomo. Non è un caso che questo genere di studi si sia sviluppato in Inghilterra dove l'interesse verso la Scarpetta di Venere è alto in quanto vi è una sola popolazione selvatica rimasta nel nord del paese. "La quasi-estinzione di questa specie è dovuta principalmente ai collezionisti o a persone che hanno estirpato piante in natura con la speranza (infondata) di coltivarle nel proprio giardino. Vi sono innumerevoli casi simili e, ovviamente, quanto più una specie è affascinante tanto più attira collezionisti e amatori".

L'azione dell'uomo e la raccolta indiscriminata non sono certo i soli responsabili della perdita di vaste popolazioni di Cypripedium calceolus, ma concorrono inevitabilmente ad aggravare il deficit riproduttivo della specie. Come osserva Roberta Gargiulo: "Il principio dietro gli studi di genetica di conservazione e ciò che i collezionisti dovrebbero considerare è il fatto che la diversità genetica, che si traduce nell'immensa biodiversità del nostro pianeta, è qualcosa di insostituibile e irrecuperabile, una volta perso".



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