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Una regina in viola tra le Alpi

Specie endemica e protetta, molto rara in Piemonte, è oggetto oggi di ricerche farmacologiche dagli interessanti risvolti.

  • Loredana Matonti
  • ottobre 2013
  • Mercoledì, 12 Marzo 2014
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Una regina in viola tra le Alpi

Riflessi ametistini e un po' cangianti rapiscono lo sguardo che si posa su quei fiori coriacei. Leggiadro, come le farfalle e i numerosi insetti che ne vezzeggiano le corolle, ammirandone l'insolito color indaco e il portamento maestoso. Una vera "Regina delle Alpi", come viene chiamata secondo un suo ben attribuito nome volgare.

Se per le larghe foglie bordate di spine si accomuna al cardo, tanto da essere chiamata anche "cardo azzurro delle Alpi", in realtà l'Eryngium alpinum appartiene alla famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere), anche se con una sembianza atipica; i suoi fiori infatti, non sono disposti in ombrelle ma in grandi capolini cilindrici, che fioriscono da luglio a settembre. Predilige ambienti alpini e subalpini, pascoli umidi, da 1300 a 2500 m circa, su substrato basico-calcareo. L'etimologia è incerta; il nome generico parrebbe derivare dal greco "erungion" o "eruma", richiamando il primo termine il riccio ed il secondo la difesa: in entrambi i casi il riferimento sarebbe alle spine di cui sono dotate appunto foglie, brattee e capolini, a protezione dal morso degli erbivori.

Purtroppo, la bellezza di tante specie rischia di rappresentare un biglietto di condanna alla loro estinzione. Così è accaduto anche per la regina delle Alpi. Specie endemica, diventata rarissima, è inconsueto ormai poterla ammirare allo stato spontaneo. Oggi è coltivata dai giardinieri per il suo indubbio valore decorativo, ma anche perché, disidratata e conservata, si presta molto bene alla confezione di composizioni floreali secche. Allo stato spontaneo in Italia si trova solo sulle Alpi marittime (Piemonte e Liguria), ubicata in zone ristrette. In particolare in Piemonte è stata segnalata in provincia di Cuneo, nelle valli Maira e Stura di Demonte e relativi territori francesi confinanti. In valle Stura la si può ammirare facilmente nella località Prati del Vallone, dove in passato è stata diffusa anche artificialmente, grazie all'opera del Giardino Botanico "zio John". Essendo annoverata tra le specie a protezione assoluta (L.r 32/82) ne è vietata la raccolta. Inoltre la sua tutela è contemplata anche dalla Rete Natura 2000, prevista dalla "Direttiva Habitat" in Piemonte (92/43 CEE). Sempre nelle Alpi Marittime, su pascoli rocciosi tra i 1200 e 2000 m di altitudine, cresce un altro cardo simile, altrettanto raro e protetto, Eryngium spinalba Vill. che però ha capolini di colore verde-biancastro.

Il genere Eryngium annovera circa 250 specie, tra cui piante annuali e perenni con foglie senza peli e di solito spinose, con ombrelle a cupola simili a quelle dei cardi. E' molto diffuso nel mondo, soprattutto in Eurasia, Africa, America e Australia e mentre alcune specie sono coltivate come ornamentali, altre sono utilizzate come commestibili e medicinali. La ricerca fitochimica sul genere Eryngium ha dimostrato la presenza di oli essenziali, saponine, flavonoidi, curarine, steroidi, poliacetileni, sali di potassio, tannini e mucillagini e derivati di acido rosmarinico, con proprietà sudorifere, diuretiche, lassative, aperitive, antiveleno, antiossidanti. Estratti di Eryngium in vitro hanno mostrato in effetti bioattività come agenti citotossici contro varie cellule tumorali, attività antinfiammatoria e di antidoto contro il veleno di serpenti e scorpioni, antifungina, antimalarica, antiossidante ed ipoglicemizzante, anche se i meccanismi di azione sono perlopiù ancora ignoti. Anche le ricerche farmacologiche su E. alpinum, seppure appena all'inizio, sono molto promettenti, rilevando una notevole efficacia nel combattere i radicali liberi, lenire e purificare la superficie cutanea. Una bellezza dalle notevoli doti, che induce a ripensare alle parole di "zio John", il prete naturalista che molto fece per strappare dall'estinzione questa bella specie in valle Stura: "...Per me ogni pianta è un patrimonio che non si può buttare via, distruggere...può esserci nascosta lì dentro anche la medicina per una grave malattia..."

Bibliografia

Ping Wang at el, 2012. Phytochemical constituents and pharmacological activities of Eryngium L. (Apiaceae). Pharmaceutical Crops, vol 3, pg 99-120.

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