Stampa questa pagina

L'alto Vallone di Massello

Praterie d'alta quota, laghetti, miniere, il ricordo antico dei valdesi e quello più recente degli alpini: tutto questo costituisce un'area di grande fascino naturale e culturale.

  • Filippo Ceragioli
  • Agosto - Settembre 2011
  • Giovedì, 18 Agosto 2011

L'attuazione in Piemonte della Direttiva europea NATURA2000, che prescrive la creazione di una rete di aree di tutela naturalistica per difendere la biodiversità a livello continentale, è stata l'occasione per integrare un sistema di parchi regionali già ben sviluppato. I parchi piemontesi, che coprono oggi l'8,6 % della superficie regionale, sono stati infatti istituiti valutando non solo gli aspetti naturalistici del territorio ma anche quelli culturali, artistici, paesaggistici e tenendo conto, naturalmente, delle aspettative di sviluppo urbanistico e degli interessi economici e turistici presenti. Questo complesso processo decisionale aveva tralasciato aree anche di grande valore, alcune delle quali sono state per fortuna "recuperate" tra i SIC (Siti di Importanza Comunitaria), istituiti in applicazione della direttiva europea, così che oggi sommando SIC e parchi si arriva a più del 15 % della superficie piemontese. Il rapporto tra parchi regionali e SIC varia a seconda dei casi: a volte le loro aree coincidono, ma numerosi SIC sono stati istituiti in zone dove (almeno per ora) non esistono parchi e alcuni parchi, a volte di interesse più culturale e/o ricreativo che naturalistico, non sono considerati SIC (ad es. le Vallere o il Bric di Zumaglia). Un'altra situazione è quella della zona di cui si parla in questo articolo, dove, attorno al nucleo di un parco preesistente, è stato individuato un SIC (nonché ZPS): quello della Val Troncea, più ampio dell'omonima area naturale protetta. Il sito, che ha una superficie di 10.130 ettari interessa oltre che la classica valle in Comune di Pragelato, anche l'alto vallone di Massello, il Monte Albergian e la zona di La Plà in Comune di Sestriere. Le principali ragioni della sua inclusione nel SIC sono state la presenza di associazioni vegetali igrofile pioniere alpine (Caricion bicoloris-atrofuscae) di alta quota, che comprendono alcune rarissime specie di carici e di giunchi come Carex atrofusca, Carex bicolor e Juncus articus, e di una importante popolazione di stambecchi, dovuta a un introduzione attuata a partire dal 1987, la quale sverna sui pendii esposti a sud del Bric Rosso. A cavallo dello spartiacque Massello/Troncea possono essere invece osservate con una certa facilità numerose pernici bianche che, data la scarsa frequentazione della zona, si lasciano spesso avvicinare prima di spiccare il volo. L'elenco floristico annovera (per l'intero Sic) 670 specie tra cui molti endemimismi come Campanula alpestris o Silene vallesia. Sulle alte dorsali crescono ancora abbondanti la stella alpina e i genepì (una nota marca di liquori e mieli, prende il nome da una delle montagne della zona). SIC contro UBA? Uno dei possibili "rischi per la conservazione" emersi dagli studi che hanno portato alla tutela della zona è stato l'eccessivo pascolamento ad alta quota. Il Comune di Massello con la collaborazione di specialisti di problematiche ambientali ha adottato a fine 2006 un piano di gestione della parte di territorio comunale inclusa nel SIC e di un regolamento di polizia rurale che, per prevenire questa potenziale minaccia ambientale, prescriveva agli allevatori una consistente riduzione sia del carico di bestiame (che viene normalmente misurato in UBA - Unità di Bestiame Adulto - per ettaro) sia del periodo di pascolamento. Questi provvedimenti hanno messo in difficoltà un allevatore che avrebbe visto diminuire il proprio reddito a causa della riduzione del numero di capi (ovini e bovini) che annualmente aveva la possibilità di monticare. Va poi ricordato che non solo il pascolamento eccessivo, ma anche la sua assenza o una riduzione troppo drastica rispetto al recente passato potrebbero compromettere un equilibrio floristico piuttosto delicato. Il contenzioso tra comune e allevatore è durato alcuni anni ma pare essersi avviato verso una soluzione abbastanza soddisfacente per le parti grazie anche alla costituzione di una piccola commissione tecnica e all'intervento dell'organizzazione sindacale agricola. L'area di pascolo a disposizione dell'alpeggio dovrebbe venire ampliata e il carico di bestiame ritoccato, il tutto a fronte della redazione di un piano aziendale che razionalizzi l'utilizzazione dei pascoli in modo da renderla compatibile con gli obiettivi del SIC. Non solo piante e animali Accanto agli aspetti faunistici e vegetazionali la zona offre vari motivi di interesse, a partire dal piccolo centro abitato di Balsiglia (o "Balziglia"). Il rilievo che domina la frazione nell'inverno 1689-1690 rappresentò l'ultima roccaforte dei valdesi che, attraversato in armi buona parte dell'arco alpino occidentale, erano tornati in patria dopo l'esilio svizzero per recuperare il possesso delle loro vallate d'origine. La vecchia scuola valdese ospita oggi un piccolo museo dedicato all'epopea del "Glorioso Rimpatrio". A monte dell'abitato termina l'asfalto e cominciano ampi pascoli frequentati durante l'estate da ovini e bovini; il vallone presenta attorno a quota duemila una marcata balza che il torrente di fondovalle supera con le spettacolari cascate del Pis. Da un punto di vista geologico sono anche interessanti le vecchie miniere di calcopirite. Si tratta di un minerale contenente rame (oltre a zolfo e ferro) che veniva estratto nei pressi del Colle del Beth. Dopo i primi sondaggi, effettuati a fine Settecento, l'estrazione fu attiva nel corso dell'Ottocento; nei pressi dei Laghi del Beth vennero costruiti baraccamenti destinati ai minatori, le cui rovine sono tuttora visibili. Il minerale veniva poi portato sul fondo della Val Troncea, e per questo trasporto negli ultimi anni di attività fu costruita una teleferica. La miniera venne chiusa a causa del distacco di una valanga dal vicino Brich Ghinivert, che nell'aprile del 1904 causò la morte di 81 minatori. Pur non trovandosi sulla frontiera la zona fu, come le vallate circostanti, coinvolta dalle attività che i militari a più riprese misero in atto in vista dei conflitti con la Francia. Assieme ai ruderi delle caserme sul Monte Morefreddo (2769 m) il segno più spettacolare di questa presenza è il "sentiero degli Alpini", una bellissima mulattiera che si snoda a mezzacosta, tagliata in vari tratti nella viva roccia, sul ripido versante orientale del Monte Ruetas. Nonostante la quota elevata e la franosità di alcuni tratti del pendio, il sentiero, realizzato dal Settimo Alpini nel 1896, è di nuovo perfettamente percorribile grazie all'attento lavoro di recupero svolto nel 2001 dal Comune di Massello con la collaborazione del locale Soccorso Alpino. Gli itinerari Il vallone di Massello è percorso da alcuni buoni sentieri che ne premettono l'esplorazione a partire dalla Balsiglia. Senza dubbio il più noto è il percorso della GTA, che collega la frazione con la Val Chisone tramite il Colle dell'Albergian. Verso quota 2300 si diparte da questo sentiero una ampia mulattiera (segnavia 216) che va a raggiungere il Colle del Pis (2613 m), poco a nord del Monte Morefreddo. Da qui è possibile raggiungere in breve il colle omonimo e il "sentiero degli Alpini" sopra ricordato che termina al Colle dell'Arcano (2781 m). Da quest'ultimo un buon sentiero (segnavia 217) permette di fare ritorno alla Balsiglia confluendo nell'itinerario percorso all'andata poco a monte delle cascate del Pis. Nel complesso si tratta di un itinerario molto bello ma piuttosto lungo e che, anche per la quota elevata e la presenza di tratti di sentiero non pericolosi ma abbastanza esposti, può essere consigliato ad escursionisti ben allenati e che non soffrano di vertigini. Dal Colle dell'Arcano è anche possibile proseguire verso il Colle del Beth, dove il Parco della Val Troncea ha costruito il "casotto del Beth". Si tratta di un punto di appoggio utile, oltre che ai guardiaparco, anche a chi voglia esplorare con calma la zona; le chiavi del piccolo rifugio, della capacità di sei posti letto, sono reperibili presso la sede del parco (via della Pineta, fraz. Ruà - Pragelato; tel. 0122 78849).

Potrebbe interessarti anche...

Le Misure di conservazione per la tutela della Rete Natura 2000 del Piemonte prevedono il divieto ...
La Zona di Protezione Speciale (ZPS) "Fiume Po- tratto vercellese alessandrino" come vetrina di b ...
Il 14 maggio è partito da Alba il viaggio in bicicletta del progetto LIFE "Sic2Sic - In bici att ...
'Vallone dell'Arma' è Il Sito di Importanza Comunitaria istituto a Demonte dalla Commissione Eur ...