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Vallone dell'Arma, dove osano le farfalle

'Vallone dell'Arma' è Il Sito di Importanza Comunitaria istituto a Demonte dalla Commissione Europea, a tutela di una popolazione di Euphydryas maturna, l'unica attualmente presente in Italia.

  • Simona Bonelli*
  • Maggio 2019
  • Giovedì, 18 Aprile 2019
Euphydryas maturna Peter von Bagh ( CC | https://www.flickr.com/photos/petervonbagh/) Euphydryas maturna Peter von Bagh ( CC | https://www.flickr.com/photos/petervonbagh/)

 

Il colore che contraddistingue il suo stato di conservazione è il rosso, il che sta a significare 'specie in pericolo critico' nella Lista Rossa Italiana redatta secondo le linee guida dell'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) nel 2016. Stiamo parlando di Euphydryas maturna, una specie inserita negli allegati II e IV della Direttiva Habitat, la cui presenza richiede l'istituzione di un Sito di Importanza Comunitaria (SIC).

Il nome di questa farfalla deriva dal greco, euphyìs, cioè 'naturalmente adatto', oppure 'naturalmente idoneo' e dryos, cioè 'boscaglia o bosco', a indicare il suo habitat preferenziale. Nonostante l'adattabilità scritta nell'etimologia del nome, oggi Euphydryas maturna era considerata estinta dal nostro Paese. Era segnata presente fino agli anni Venti in provincia di Torino (Val Chisone, Val Susa). Nel 2003 è stata ritrovata sorprendentemente in provincia di Cuneo dagli entomologi Gallo e Gianti e precisamente a San Maurizio di Demonte. La rete Natura 2000 era stata disegnata da qualche anno e la popolazione di Euphydryas maturna non era stata considerata.

Dal suo ritrovamento, la popolazione è stata studiata e monitorata dal nostro Laboratorio di Zoologia del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dell'Università di Torino al fine di raccogliere tutti i dai utili per proteggerla e garantire la sopravvivenza per tempi lunghi. Nello stesso tempo, però, collezionisti di molti paesi hanno cercato di accaparrarsi esemplari di questa nuova popolazione saccheggiando la popolazione di adulti, dimezzando nell'arco di pochi anni la popolazione.

La ricerca nel Cuneese

Il campionamento della popolazione di Euphydryas maturna di San Maurizio di Demonte avvenuto nel Cuneese e precisamente è stato contraddistinto da due fasi: la prima, nel periodo 2012- 2015, è stata dedicata alla comprensione del ciclo biologico della farfalla nel sito, mentre la seconda è stata dedicata alla valutazione della consistenza numerica della popolazione dopo il depauperamento in vista dell'istituzione del nuovo SIC. 

La tutela di questa farfalla non è semplice perché il suo ciclo biologico è complesso. Dallo studio condotto dal Laboratorio di Zoologia in collaborazione con il ricercatore tedesco Matthias Dolek (responsabile del progetto di salvaguardia di Euphydryas maturna in Baviera) rivela che la farfalla vola nel sito a maggio e che le femmine depongono le uova sulle foglie dei frassini, scegliendo solo quelle che ricevono molta luce. I bruchi restano sui frassini in gruppi protetti da nidi sericei per l'estate, nutrendosi delle foglie più tenere. L'inverno è trascorso dai bruchi sui frassini, ma in primavera le larve divengono solitarie e scendono dai frassini per nutrirsi nei prati sottostanti di piantaggine e veronica. I bruchi in estate s'impupano a terra e dopo circa 20 giorni sfarfallano.

La popolazione adulta è stata studiata invece con il metodo: 'cattura-marcatura-ricattura'. Tale metodo consiste nel campionare in modo intensivo e per tutto il periodo di volo la popolazione in modo da ottenere una stima della consistenza numerica.
I ricercatori del Laboratorio di Zoologia hanno condotto l'indagine durante il periodo di volo della specie, da fine maggio a fine giugno. Inoltre, ai fini di delineare i confini del nuovo SIC, i ricercatori hanno mappato la distribuzione dei nidi sui frassini. Informazioni che sono state tutte utilizzate per la progettazione del Sito d'Importanza Comunitaria (SIC) che tutela, a oggi, una popolazione stimata di quasi 2000 individui.

Un SIC in difesa della farfalla

Quello del Vallone dell'Arma è un SIC istituito lo scorso gennaio, dalla Commissione europea, insieme a sei nuovi Siti di Importanza Comunitaria in Piemonte.

L'area rappresenta quello che può essere considerato l'estremo sud occidentale dell'areale di distribuzione europeo di Euphydryas maturna e riguarda una superficie, realmente occupata, più piccola di 10 chilometri quadrati. Con l'istituzione del SIC la popolazione potrà essere protetta. Infatti il SIC, una volta affidato a un ente Gestore, dovrà attrezzarsi di un Piano di Gestione ad hoc per la farfalla: ovvero, dovranno essere individuate le minacce e adottate le opportune misure di conservazione.

Cosa minaccia Euphydryas maturna

Diverse sono le minacce da cui difendere questo bel ninfalide e tutte legate all'attività umana. La prima minaccia è l'abbandono dei boschi di frassino. Infatti se non tagliati con cadenza almeno ventennale, i frassini sviluppano chiome troppo fitte e ombrose per uova e bruchi.
Anche l'abbandono o l'eccessivo sfruttamento delle radure rende inospitale l'ambiente per i bruchi e per le piantaggini e le veroniche su cui si nutre in primavera. Occorrerà quindi un accordo con gli allevatori della zona per evitare che l'area sia pascolata nel mese di aprile. Infine occorrerà combattere il predatore: il collezionista di farfalle. 

Considerata praticamente estinta in tutta la nostra Penisola, Euphydryas maturna è stata, dal suo ritrovamento, oggetto di un pesante prelievo a scopo commerciale e per collezionismo. Per poter essere venduti o messi in bella nostra nelle cassette entomologiche dei collezionisti le farfalle devono essere perfette, pertanto i collezionisti raccolgono le pupe o gli adulti appena sfarfallati, impedendo loro di accoppiarsi e di deporre le uova: un predatore davvero selettivo, il collezionista, sebbene il valore commerciale di Euphydryas maturna sia piuttosto basso: circa 30 auro per una coppia. 

L'importanza di questa farfallina

A parte la sua rarità c'è più di una ragione per innamorarsi di Euphydryas maturna, non ultima l'ipotesi che si tratti in realtà di una specie nuova per la scienza che potrebbe chiamarsi Euphydryas italica, come ha proposto Back e i suoi collaboratori nel 2015. I dati morfologici e molecolari del gruppo tedesco non sono però sufficienti e il gruppo di ricerca di Torino si è rimesso all'opera per chiarire questo punto cruciale, chiamando a raccolta tutti i colleghi europei che fanno parte della Butterfly Conservation Europe presso la quale il gruppo italiano ha intrapreso una indagine molecolare su ampia scala.
Data la fragilità di queste popolazioni, nessun individuo è stato sacrificato ma sono stati prelevati piccoli campioni di tessuto dagli arti o dalle esuvie.
I risultati saranno presentati a Campobasso il prossimo giugno, al Congresso della Società Europea di Lepidotterologia. I primi risultati sembrano incoraggianti, considerato che sembrerebbero confermare l'esistenza di una nuova specie endemica della nostra penisola! Ben più di una buona ragione per proteggerla. 

* docente di Zoologia e Conservazione degli Invertebrati dell'Università degli Studi di Torino 

 

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