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Gli straordinari coleotteri del Bosco di Pian Prà

Uno dei Siti di Importanza Comunitaria forse meno noti della nostra regione è quello del bosco di Pian Prà, nella bassa Val Pellice. Il motivo della sua istituzione è legato alla presenza di insetti davvero rari.

  • Filippo Ceragioli
  • Febbraio 2016
  • Giovedì, 4 Febbraio 2016
Gli straordinari coleotteri del Bosco di Pian Prà

Tra i SIC (Siti di Interesse Comunitario) del Piemonte ci sono posti molto conosciuti anche da chi non è un naturalista, come ad esempio il Lago di Viverone o il Parco della Mandria. Altri tra questi siti sono invece più defilati, ma non per questo sono meno importanti per la tutela della biodiversità piemontese. Uno dei SIC meno noti della nostra regione è forse quello del bosco di Pian Prà.

Si tratta di un territorio di un'ottantina di ettari in Comune di Rorà, nella bassa Val Pellice. La quota non è alta, e raggiunge il massimo con i 1341 metri della punta Luetta. Il versante esposto a nord della montagna, che guarda verso Torre Pellice, è quasi del tutto occupato da una faggeta fitta e ben conservata; in quello esposto a sud il bosco è invece più vario e viene interrotto qua e là da radure e affioramenti rocciosi. Due cave di pietra ornamentale sono presenti ai margini dell'area protetta: quella sul versante settentrionale non è più attiva mentre quella sul lato opposto della montagna, la "cava Luetta", è invece tuttora coltivata. Tra le specie vegetali presenti è stata segnalata Monotropa hypopitys, una pianta senza clorofilla che vive in modo saprofitario, cioè nutrendosi di organismi morti.

Il motivo dell'istituzione del SIC è però legato, più che alla sua vegetazione, alla presenza di insetti molto rari. Si tratta in particolare di quattro specie di coleotteri; due di loro, Doderotrechus ghilianii ssp. sampoi e Dellabeffaella olmii, sono insetti ciechi che vivono nelle grotte (habitat "ipogeo") oppure, come accade nel nostro SIC, negli strati profondi del suolo (habitat "endogeo"). Sono endemici dell'area pinerolese la loro presenza è molto difficile da rilevare salvo che dopo lunghi periodi piovosi, quando anche gli strati più profondi del suolo si saturano d'acqua e gli animali sono forzati ad avvicinarsi alla superficie. Condizioni di questo tipo si verificarono nel 1977 e 1978 e, proprio in quegli anni, l'entomologo Achille Casale riuscì a catturarne alcuni esemplari. Le altre due rarità entomologiche del SIC (Pterostichus impressus e Aptinus alpinus) appartengono alla famiglia dei carabidi e sono anch'essi endemici dell'arco alpino occidentale; si tratta di predatori di piccoli animali legati al terreno del sottobosco, ombroso e ricco di sostanza organica. Queste quattro specie di insetti prediligono come habitat le faggete ben sviluppate che si trovano sul versante più fresco del SIC e in prossimità del crinale. All'inizio degli anni Duemila si è prospettata la possibilità dell'espansione della cava Luetta su un'area più che doppia rispetto a quella originaria. In vista di questo ampliamento è stato redatto uno studio di impatto ambientale, nell'ambito della valutazione di impatto prevista dalla normativa sui SIC. A seguito di questo studio la ditta proponente ha ridotto notevolmente il previsto ampliamento della cava, evitando di spingere i lavori di sbancamento fino in prossimità del crinale della montagna ma limitandosi ad un'area di minore interesse ecologico.

Fruizione

L'area del SIC è accessibile a piedi percorrendo alcuni sentieri, in parte segnalati. Il punto di partenza più comodo è la sella di Pian Prà (1149 m). Questa si raggiunge in auto dalla pianura passando prima per Luserna San Giovanni, dove si svolta a sinistra, e seguendo poi le indicazioni per Rorà; raggiunto il centro del paese si prosegue in salita su via Piamprà (asfaltata, indicazioni per l'omonimo ristorante). Si posteggia in una piazzola quando la stradina comincia ad inoltrarsi sul versante opposto della montagna.

Il Monte Luetta si può raggiungere prendendo un sentiero che transita inizialmente tra due siepi di nocciolo salendo poi verso ovest (a sinistra della strada per chi viene da Rorà). Passati a sinistra di un edificio si entra nel bosco e si sbuca poi su una stradina sterrata in corrispondenza di un tornante. Seguendo il viottolo si transita a sinistra del crinale; per raggiungere la cima si deve salire sulla propria destra e seguire, senza percorso obbligato, il crinale stesso. Prima del punto culminante si incontrano curiosi muretti a secco e i ruderi di una costruzione in pietra. Il panorama dalla cima è limitato dalla fitta vegetazione ma, poco più in basso, un affioramento roccioso facilmente accessibile permette però di allargare di parecchio lo sguardo. Dalla cima si può proseguire in discesa fino al boscoso colle Cassulè, dal quale un sentiero sul lato Rorà raggiunge l'alpeggio omonimo, collegato al centro comunale da una stradina sterrata. Seguendola per un tratto verso il basso si può contornare l'aera di cava a valle della quale, prendendo a sinistra una stradina inerbita e quasi pianeggiante, si riguadagna il tornante dove si era passati all'andata e di qui, per sentiero, si torna al punto di partenza (in tutto poco più di un'ora di cammino).

Uscendo di poco dal territorio del SIC è inoltre possibile raggiungere la cima della Rocca Berra (1232 m), assolata e panoramica. La partenza è sempre dal colletto di Pian Prà, ma bisogna in questo caso proseguire sulla stradina dirigendosi verso est. Volendo percorrere un anello al primo bivio si può imboccare la pista forestale che si stacca verso sinistra e prosegue a mezzacosta nel bosco. Al bivio successivo ci si tiene sulla destra; il viottolo si restringe e raggiunge il crinale, dove è intersecato da un sentiero segnato con bande bianco-rosse. Imboccatolo verso destra si sale in prossimità dello spartiacque transitando per il punto dove convergono i Comuni di Rorà, Torre Pellice e Luserna San Giovanni (cippo in pietra). Poco più su si raggiunge una panoramica anticima della Rocca Berra nei pressi della quale è collocato un grosso ripetitore. Proseguendo verso l'alto si tocca infine il punto culminante, caratterizzato dall'affioramento di lastroni rocciosi. Di qui, tenendosi un po' a destra del crinale, si raggiunge in breve la stradina asfaltata che, presa verso destra, riconduce al punto di partenza. Per orientarsi nella zona esiste una buona cartina in scala 1:25.000 delle edizioni Fraternali (titolo: "Val Pellice").

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