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Cervo volante, l'elicottero dei boschi

Non dovrebbe essere difficile nelle serate tardo primaverili, da fine maggio sino ad agosto inoltrato, osservare un cervo volante in volo... Eppure anche l'incontro con questo grazioso insetto non è più così scontato. Scopriamo il perché.

  • di Paola Viviana Trovò
  • Marzo 2022
  • Venerdì, 11 Marzo 2022
Lucanus cervus | Foto R. Pegolo Lucanus cervus | Foto R. Pegolo

Il cervo volante (Lucanus cervus) vive abitualmente nei boschi maturi di latifoglie come querceti, castagneti e faggete, dove sono presenti ceppaie e legno marcescente. Dal livello del mare sino ai 1700 m s.l.m. oggi questo animaletto è in pericolo perché il suo habitat naturale sta scomparendo a causa del disboscamento, complice l'urbanizzazione e la "mania" di avere boschi sempre "puliti". La ceduazione intensiva del bosco, la rimozione del legno morto, sia a terra che in piedi, e il danneggiamento delle ceppaie sono infatti i suoi principali fattori di minaccia. Per questi motivi, il cervo volante è inserito nell'allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero quell'elenco che individua le specie la cui conservazione richiede l'istituzione di una Zona Speciale Conservazione.

Cervo volante, conosciamolo meglio

Il Cervo volante è una specie saproxilica  obbligata ed è il coleottero più grande d'Europa. Si può considerare un bioindicatore dello stato di salute della foresta e, se presente, indica che il bosco è caratterizzato dalle fasi più mature dei processi di successione. La larva di questo coleottero si sviluppa infatti nei grandi tronchi morti delle querce, anche fino a sei o sette anni, dove scava gallerie nutrendosi del legno marcescente per poi diventare l'insetto, spettacolare, che conosciamo nell'ultima stagione estiva della sua vita.
Il cervo volante è inoltre fondamentale per il compiersi del "cerchio della vita" della foresta perché, contribuendo alla degradazione del legno vecchio di cui si ciba, contribuisce al rinnovamento e alla rinascita dell'ecosistema forestale. 

Perchè elicottero dei boschi

Il cervo volante vola soprattutto al crepuscolo, in modo pesante e rumoroso, e ricorda un po' un elicottero. Ciò è dovuto alla sua mole e alle sue caratteristiche biologiche: le prime ali sono infatti robuste e senza nervatura; le seconde, invece, più leggere e si nascondono sotto le prime quando a riposo. Si può osservare anche mentre cammina sul tronco o sui rami degli alberi. La maggior parte di individui che si avvistano sono maschi alla ricerca di femmine perché queste ultime sono meno attive e restano nascoste sotto i ceppi del legno, tra il muschio, l'edera o il fogliame. Le femmine possono essere quindi essere viste mentre sono a terra, vicino all'apparato radicale di grosse querce dove vengono deposte le uova. Le larve possono essere predate da uccelli e mammiferi come, ad esempio, il picchio, la ghiandaia, la volpe e il tasso.

Fra il maschio e la femmina vi è dimorfismo sessuale osservabile principalmente nelle mandibole che, nei maschi, sono appunto di grandi dimensioni e servono nei combattimenti con gli altri maschi e per immobilizzare la femmina durante l'accoppiamento. Durante il periodo riproduttivo i maschi si scontrano infatti in lunghi duelli utilizzando le grandi mandibole come "arma".

Il cervo volante non percorre grandi distanze e questo è un limite per la colonizzazione di nuove aree boscate idonee, soprattutto se frammentate fra di loro.

Mandibole poderose, ma innocue per l'uomo

L'adulto di cervo volante si nutre della linfa degli alberi. Se non ne trova di idonei, si ciba anche di frutta matura e del succo dei frutti disponibili. Nell'alimentazione in fase adulta, le femmine sono favorite perché avendo mandibole più piccole riescono ad attingere alla linfa direttamente dall'albero. I maschi invece possono cibarsi soltanto della linfa che fuoriesce spontaneamente.

E' alle poderose mandibole dei maschi, che ricordano i palchi dei cervi, che si deve il suo nome e parte della sua 'condanna' perché, purtroppo, questa sua caratteristica cattura l'attenzione di molti collezionisti, sempre a caccia di esemplari maestosi ma, è bene ricordarlo, pur essendo un insetto abbastanza grosso con possenti mandibole che possono incutere un certo timore è totalmente innocuo per l'uomo. 

Un "cugino" affine in Piemonte

Lungo il Fiume Ticino (corso piemontese), in alcune località isolate della Lombardia, in Emilia-Romagna e nelle Regioni dell'Italia centrale e meridonale, il Lucanus cervus vive in simpatria con l'affine Lucanus tetraodon. Molto simili, i maschi di distinguono per la posizione del dente interno delle mandibole e per il diverso numero di antennometri che compone la clava antennale.

 

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