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Domestico è bello

Venerdì, 3 Dicembre 2010

«Perché i colori degli animali domestici sono così variabili, mentre quelli dei selvatici sono piuttosto uniformi? È il risultato dell'assenza della selezione naturale o è la conseguenza dell'addomesticamento stesso, che con la modifica del comportamento si è portato dietro a livello genetico anche il cambiamento del colore?» Queste sono le domande che si sono fatti alcuni ricercatori svedesi nell'avviare una ricerca pubblicata l'anno scorso sulla rivista Plos Genetics. Lo studio è stato realizzato mettendo a confronto un gruppo di maiali domestici, dalla caratteristica colorazione rosa, e un gruppo di maiali selvatici provenienti da Europa e Asia, dal colore nero-bruno, ma i risultati si possono tranquillamente estendere a tutti gli animali domestici. I ricercatori hanno focalizzato l'attenzione su un gene particolare che controlla la variazione del colore del pelo degli animali, presente certamente anche nei cavalli, nei gatti, nei cani e nelle pecore. Si è scoperto che sono presenti numerose mutazioni di questo gene sia nelle specie domestiche che in quelle selvatiche, solo che nelle prime queste non hanno avuto successo in quanto la colorazione nero-bruna dei cinghiali è quella più adatta al mimetismo dell'animale in natura. Negli animali domestici invece, dove ormai la "selezione naturale" è assente, le mutazioni del gene hanno dato luogo a numerose variazioni del colore del mantello. Non solo, probabilmente è stato l'uomo a favorirne la selezione. Per quale ragione? «Una spiegazione potrebbe essere che 10mila anni fa, quando l'uomo cominciò ad allevare animali, era più facile guidare il bestiame con un mantello che si identificasse meglio – spiega Greger Larson, uno degli autori della ricerca –, oppure che i primi contadini volessero privilegiare le differenze delle specie allevate rispetto ai loro parenti selvatici. Ma potrebbe essere che l'uomo sia stato attratto da quelle novità biologiche offerte casualmente dalla natura e ne abbia incoraggiato la diffusione».
Cavalli dai mille colori
Quando pensiamo a un cavallo lo immaginiamo generalmente marrone, magari con alcune sfumature, fatta eccezione per il veloce destriero nero di Zorro o il famoso cavallo bianco di Napoleone. In realtà esisistono cavalli di moltissimi colori. Il Buckskin Isabella ha un mantello gialliccio dorato e le parti inferiori delle zampe e la criniera neri, mentre il cavallo grigio presenta un bel mantello grigiastro e la coda e la criniera che tendono al nero, o ancora il cavallo Sauro dal colore interamente rossiccio. Ma un animale veramente curioso è il cavallo Palomino, dal pelo color oro.
Originario degli Stati Uniti, non presenta segni bianchi al di fuori della testa o degli arti; i crini sono bianchi e hanno al massimo il 15% di peli scuri. Veramente elegante!
Gatti pelosi
Il gatto persiano è forse uno degli esempi più evidenti di selezione forzata operata dall'uomo. L'animale è stato selezionato a partire dai gatti d'Angora, leggeri, slanciati e dalle lunghe zampe, per arrivare a un gatto completamente diverso, dal corpo tozzo e dalle zampe forti e muscolose. Ma il suo vero fascino è il pelo estremamente lungo che può assumere le più svariate tonalità di colore.
Fra i Persiani unicolore sono piuttosto comuni il bianco e il nero, ma è anche molto apprezzato il color crema mentre quello blu è diventato famosissimo dopo che la Regina Vittoria ne volle due esemplari per Buckingham Palace. Più recente invece la nascita dei colori chocolate e lilac.
Ma sono anche diffusissimi i persiani bicolore, che la FIFE, Federazione internazionale dei felini, ha suddiviso in tre gruppi: il Persiano bicolore con due terzi di colore solido e un terzo di bianco; il Persiano arlecchino con cinque sesti di mantello bianco e un sesto della superficie coperto dal colore; il Persiano van con chiazze di colore solo sulla testa e sulla coda.