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Dal profondo della materia

Martedì, 2 Settembre 2014

Anche se non particolarmente appassionati, è capitato a tutti noi di visitare in un museo o in una mostra una collezione di minerali e di rimanere colpiti dalle loro forme e dai loro colori. Il viola dell'ametista, il color oro della pirite, il blu scuro dell'azzurrite, il verde dello smeraldo, ce n'è veramente per tutti i gusti. Se proviamo a scendere nello specifico, con il rischio di rovinare quelle sensazioni di stupore e di meraviglia, scopriamo che il colore dei minerali dipende dalla struttura fisica e chimica degli stessi ed è dovuto al differente assorbimento delle varie lunghezze d'onda che compongono lo spettro della luce bianca. Se vengono assorbite tutte le radiazioni, i minerali appaiono incolori, se invece alcune di queste non vengono assorbite appaiono colorati. Per molti minerali il colore è un elemento di identificazione inequivocabile, ma questo non è sempre vero. Ci sono infatti dei minerali, come ad esempio il diamante, che possono avere vari colori e trasparenze. Può capitare che piccoli difetti strutturali, o la presenza di inclusioni o di elementi chimici esterni ne alterino profondamente la colorazione.
Ma torniamo a quei casi che da millenni affascinano l'uomo (e le donne). Gli splendidi cristalli di ametista, una varietà violacea di quarzo, vengono utilizzati fin dal 3000 a.C. per la creazione di gioielli e sigilli. Una leggenda narra che Ametista fosse una ninfa dei boschi di cui Bacco, il dio del vino, si era innamorato. La ninfa, per sfuggire a Bacco, si rivolse allora a Diana che la trasformò in un cristallo trasparente. Bacco, arrabbiato, vi rovesciò sopra del vino dandole il tipico colore violetto. Ma il suo bel colore può cambiare con il calore. La prolungata esposizione al sole lo fa impallidire e, addirittura, a temperature di 400-500 gradi i cristalli diventano giallo-bruni. Un altro minerale di grande fascino è la pirite che, per via del color dorato, veniva in passato chiamata "l'oro degli stolti".
Pitture naturali
Oggi per dipingere si utilizzano colori sintetici ma fin dalle prime espressioni artistiche dell'uomo le pitture venivano realizzate con i colori minerali. Le splendide pitture rupestri trovate in alcune grotte e raffiguranti animali e scene di caccia sono il frutto di colori minerali come il carbone o l'ocra, che venivano utilizzati direttamente o sbriciolati e mischiati con grasso o altre sostanze. Ma anche in anni molto più recenti, nelle botteghe degli antichi pittori, minerali e rocce erano alla base delle tinte.
I colori delle rocce
Il colore delle rocce è determinato dal colore dei minerali presenti. Ad esempio la tipica colorazione bianca e nera del serizzo è dovuta alla presenza di cristalli di plagioclasio e biotite, così come nel porfido prevale la colorazione rossiccia della pasta vetrosa o microcristallina di fondo. Può capitare poi che in una roccia un minerale sia molto più abbondante degli altri o i suoi cristalli assai più grandi, determinandone il colore. È il caso dello gneiss occhiadino, dove i grandi feldspati bianchi prevalgono sulle piccole miche nere.
La ruggine
Se si lascia all'acqua e all'aria un pezzo di ferro, dopo alcuni giorni lo si può vedere ricoprirsi di ruggine, dal classico colore rossiccio. Il fenomeno è dovuto alla corrosione di materiali contenenti del ferro che, a contatto con l'ossigeno e l'acqua, grazie a una reazione chimica, si ossidano dando origine a questo particolare composto spontaneo. Se il fenomeno continua si può arrivare alla completa distruzione del materiale.
Le pietre preziose
Da sempre alcune pietre affascinano l'uomo per il colore, la purezza e la lucentezza, tanto da diventare simbolo di regalità e di potere. Tra le più pregiate possiamo ricordare lo smeraldo, dal colore verde che copre tutte le sfumature, l'acquamarina dal colore azzurro chiaro, lo zaffiro di colore blu, il rosso rubino, il turchese dalla caratteristica colorazione blu-verde, o ancora la verde malachite o il blu lapislazzuli.

Stefano Camanni