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Volano gli uccelli volano

Martedì, 12 Aprile 2011

"Aprono le ali, scendono in picchiata, atterrano meglio di aeroplani, cambiano le prospettive al mondo, voli imprevedibili ed ascese velocissime, traiettorie impercettibili, codici di geometria esistenziale." Così Franco Battiato osserva il volo degli uccelli in una sua celebre canzone. Tutti noi abbiamo visto almeno una volta centinaia di storni disegnare nel cielo cerchi, ovali o nastri che poi d'incanto si sfaldano, o le grandi formazioni a forma di "V" di anatre e oche che seguono un corso d'acqua quasi come fosse un'autostrada. Ma come fanno decine o centinaia di uccelli a muoversi in modo così coordinato? Sembra che non esista un leader, un capo, ma che ciascun individuo voli seguendo alcune semplici regole, come ad esempio quelle di mantenere una distanza di sicurezza dai vicini o modulare la propria velocità con quella degli altri. Ma perché lo fanno? Per anatre e oche volare con la caratteristica formazione a "V" consente di risparmiare energia: ogni uccello crea infatti una scia che permette a quello dietro di muoversi con minore fatica. Se poi la posizione viene cambiata a rotazione il gioco è fatto. Ma allo stesso tempo sembra anche che questa particolare formazione consenta a ogni uccello di avere sempre la migliore visuale. Secondo un modello computerizzato sviluppato da due ricercatori dell'Università di Rio de Janeiro, sono proprio le due teorie messe insieme che portano i modelli computerizzati a definire gli schemi geometrici adottati dagli uccelli in natura. Ma c'è anche un altro motivo che spinge gli uccelli a radunarsi in grandi stormi, ed è quello della sicurezza. La vita di gruppo permette al singolo individuo di confondersi con gli altri soggetti. Per un predatore infatti, a differenza di quanto possa sembrare, è molto più difficile individuare una possibile preda all'interno di un gruppo numeroso e apparentemente disordinato. Per fare un paragone, è facile prendere al volo una singola pallina lanciata dal vicino mentre se le palline sono tante si rischia di mancarle tutte.

Stefano Camanni