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Il Ghiro

Se tutti hanno ben presente cosa significhi il detto "dormire come un ghiro", più improbabile è la sua conoscenza diretta ...

  • Mino Lodola
  • dicembre 2014
  • Venerdì, 19 Dicembre 2014
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ghiro foto A.Molino ghiro foto A.Molino
ghiro in un sottotetto
foto A.Molino
foto A.Molino
foto A.Molino
foto A.Molino

Proprio al di sopra della tavola imbandita sotto la tettoia, nella tiepida notte estiva, due occhietti ti guardano tra lo spaventato e l'incuriosito. Troppo temerario, il piccolo ghiro si è spinto dove non avrebbe dovuto e adesso non può tornare indietro a meno di affrontare un lungo tratto allo scoperto. Una buona occasione per osservare da vicino l'animaletto che con le dimore umane ha comunque una certa dimestichezza. Musetto appuntito e grazioso, il ghiro è a metà tra un topo e uno scoiattolo. Si riconosce dallo scoiattolo grigio perché più piccolo e per la lunga coda tenuta in posizione orizzontale. A differenza dei topi invece la coda è ricoperta di un folto pelo e gode di una singolarità: pelo e epidermide si staccano con facilità così che può sfuggire facilmente in caso di cattura. La somiglianza con i topi non lo ha preservato in passato dall'essere considerato una pietanza sopraffina (in autunno quando si prepara a svernare è particolarmente grassottello) tanto che i romani li allevavano in apposite strutture denominate gliraria.
Benché protetto dalla legge, il chiassoso ghiro (come testimoniano ancora recenti sequestri) fa ancora parte delle tradizioni culinarie in alcune zone d'Italia: Campania e Calabria principalmente. Non c'è da stupirsi, basti pensare che la celebre "polenta e useleti" è ancora oggi decantata e che scoiattoli, ricci, pulli di gazze, ma anche istrici, gatti (domestici) che non potevano mancare nei menù della gioventù per Natale (il gatto era sempre quello del vicino!) e più recentemente anche le nutrie, erano una consuetudine nelle mense contadine.
I ghiri sono anche i protagonisti de "Il Paese dei Cri-cri" e altri racconti", di Sergio Charrier, poeta, scrittore, cacciatore di vipere, l'ultimo abitante del solitario vallone di Bourset (comune di Rore nella media Val Chisone) prima che la strada aprisse l'accesso alle auto e ponesse fine a quel mondo di altri tempi.
Il ghiro (Glis glis, Linneo ma anche più recentemente Myoxus glis ) è lungo circa 30 centimetri di cui 13 (circa) di coda, e pesa in media 75 grammi. La folta pelliccia è di colore grigio ma col dorso tendente al castano e il ventre è bianco. II muso è caratterizzato da due grandi occhi che il contorno di pelo nero fanno sembrare più grandi e da fitte e lunghe vibrisse ai lati. Questi organi tattili simili a quelli del gatto, aiutano l'animaletto nei suoi spostamenti notturni. Le orecchie, sono di forma rotondeggiante e piuttosto piccole e sporgono di poco dalla pelliccia.
Animale arboricolo e di abitudini notturne, abile arrampicatore e grande equilibrista (lo si può vedere correre sui fili della luce o del telefono, ha una dieta prevalentemente vegetariana di semi e piccoli frutti (è ghiotto di noci e nocciole), ma talvolta non disdegna anche qualche invertebrato. Abituale frequentatore delle case rurali combina talvolta grossi guai infestando le dispense degli umani e nonostante goda di tutela, rischia allora davvero grosso.
Col sopraggiungere dell'autunno di ritira nel proprio alloggio differente di quello estivo, di solito un buco in un vecchio albero ma anche tra le travi delle case di campagna, per sprofondare, ben pasciuto dalle scorpacciate di semi, in un profondo sonno dal quale non si risveglia che a primavera giusto in tempo per mettere su famiglia. A secondo delle regioni questa ibernazione che può però essere interrotta per qualche breve spuntino, può durare dai 6 a ai sette mesi e mezzo
L'areale di diffusione comprende buona parte dell'Europa (e dell'Italia, isole comprese, in Sardegna è presente con una rara sottospecie) ed è il rappresentante più grande e conosciuto della famiglia dei gliridi appartenenti all'ordine dei roditori. Le altre specie sono il Quercino, il Driomio (presente in Italia solo nelle Alpi orientali) e il minuscolo Moscardino. Se il colore aranciato della pelliccia è l'elemento distintivo di quest'ultimo, la mascherina nera caratterizza invece gli altri due.

Per saperne di più:
Dario Capizzi, Luciano Santini, I Roditori italiani, Antonio Delfino editore 2

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