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Il tempo delle castagne…verrà ancora

I deliziosi frutti che allietano il nostro inverno sono da alcuni anni in pericolo: un insetto nocivo, il cinipide Dryocosmus kuriphilus determina ingenti perdite produttive, ma la lotta biologica, attraverso l'introduzione e la diffusione di un suo antagonista, l'imenottero parassitoide Torymus sinensis, sta dando risultati incoraggianti, che ben fanno sperare per il futuro

  • Loredana Matonti
  • novembre 2014
  • Martedì, 18 Novembre 2014
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Il tempo delle castagne…verrà ancora
ovideposizione su galla di castagno
foto G.Bosio archivio settore Fitosanitario
larve di Torymus tsinensis
foto G.Bosio archivio settore Fitosanitario
Dryocosmus Kuriphylus
foto G.Bosio archivio settore Fitosanitario
castagni in fiore
foto L.Matonti
vecchio tronco di castagno e ricci dopo la raccolta
foto l.Matonti

Autunno, è "el temp d'le castagne"...ma anche di sagre e di romantiche passeggiate nei boschi multicolori, magari in qualche bel castagneto, dove la caduta delle foglie rosseggianti si alterna con quella dei ricci, spinosi scrigni semiaperti nel concedere il delicato frutto...
I castagni non sono fatti per gente che va di fretta, occorre "perderci del tempo" come per tutte le cose importanti; magari prima ammirarli da lontano, sotto la neve, o in tarda primavera sedersi ai loro piedi e sentire il profumo dolce dei fiori, per poi tornare in estate per godere della frescura della loro ombra, fino a partecipare in autunno alla gran festa dei frutti.
Per lunghi anni, questi umili frutti hanno rappresentato un importante nutrimento, essenziale per la sopravvivenza dei nostri progenitori, tanto che, in tempi di magra, con la farina delle castagne si faceva persino il pane. I boschi, seppur ereditati da generazioni vissute nel benessere, rappresentano un forte elemento affettivo e di connessione con le proprie radici e i propri avi, di cui i valligiani vanno fieri.
Oggi la castagna è considerato un frutto prelibato e di eccellenza, ingrediente irrinunciabile di molti dolci autunnali e raffinati, celebrato nelle sagre in tutto il Piemonte...Ma da alcuni anni i produttori piangono: sotto i castagni, i ricci sono sempre più rari.
I maestosi alberi, alcuni dei quali ormai secolari, hanno sfidato tempi duri e sono sopravvissuti fino ai giorni nostri. Almeno fino a quando un piccolo insetto, venuto da lontano, non ha minato la sopravvivenza di questi secolari guardiani dei nostri boschi.

La "vespa cinese"
Il responsabile del calo produttivo è l'ormai famigerato "cinipide galligeno" (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu, Hymenoptera: Cynipidae), ritenuto unanimamente l'insetto più nocivo per il castagno in tutto il mondo. E' una piccola vespa, originaria dalla Cina settentrionale, segnalata per la prima volta per l'Europa in Piemonte nel 2002, proprio dal Settore Fitosanitario della nostra Regione, che ha il compito di monitorare e salvaguardare la "salute" delle piante in Piemonte. La specie era stata ritrovata in diverse località della provincia di Cuneo, dove probabilmente si era diffusa a seguito dell'importazione di marze di castagni dall'estremo Oriente. Attualmente ha infestato gran parte delle aree castanicole, non solo del Piemonte, ma anche di altri paesi europei.
La prima segnalazione di questo insetto fitofago risale al 1941 in Giappone, poi si è diffuso in Corea, a partire dagli anni '60, causando in entrambi i Paesi gravi danni alle coltivazioni di castagno da frutto, con perdite di produzione fino al 70 - 80 %.
Dryocosmus kuriphilus attacca unicamente il genere Castanea e presenta una sola generazione annua. Nei mesi di giugno e luglio dalle galle formatesi in primavera fuoriescono le femmine adulte che si presentano come piccole vespe lunghe 2,5 mm circa, con una colorazione nera a carico del torace e dell'addome; gli arti risultano di colore giallo brunastro, ad eccezione dell'ultimo segmento tarsale bruno scuro.
L'infestazione avviene in breve tempo perché, oltre tutto, il nostro insetto si riproduce per partenogenesi, cioè non ha neppure bisogno della fecondazione di un maschio (un bell'esempio di "femminismo" animale...). Le femmine appena sfarfallate depongono le uova nelle gemme presenti in quel momento sulla pianta (fino a 25-30 in ciascuna). Dopo circa 40 giorni compaiono i primi stadi larvali, caratterizzati da uno sviluppo molto lento e destinati a trascorrere l'autunno e l'inverno all'interno delle gemme. La loro presenza in questo primo stadio è subdola perché le gemme non manifestano sintomi evidenti, se non in primavera, quando a causa della presenza delle larve, hanno una forte reazione, con la formazione nell'arco di un paio di settimane, delle caratteristiche "galle", ingrossamenti di colore verde o rossastro che si localizzano sulle foglie o alla base dei germogli, ostacolandone lo sviluppo e provocando un forte calo della produzione delle castagne. Nelle cellette presenti all'interno delle galle si succedono i vari stadi larvali del cinipide, bianchi e privi di zampe ed occhi. Dopo la fase di pupa e la successiva trasformazione in femmine adulte, a inizio estate queste fuoriescono all'esterno, scavando un breve tunnel.
Per giunta gli alberi infestati risultano più vulnerabili alle patologie fungine tipiche, con una forte ripresa della virulenza del cancro corticale, che incide pesantemente anche sulla produzione legnosa.

La situazione in Piemonte
Purtroppo le possibilità di lotta contro il cinipide galligeno sono limitate. Solo l'introduzione dell'insetto antagonista naturale, il parassitoide Torymus sinensis Kamijo, per la verità anch'esso una vespetta esotica proveniente dalla Cina, può dare ottimi risultati, come sta accadendo in Piemonte, dove questa lotta biologica è iniziata anni fa, precisamente nel 2005.
Insomma, per far fuori un invasore esotico si è dovuti ricorrere ad un antagonista anch'esso esotico. Questo però è un parassitoide specifico dell'insetto dannoso, che non arreca danni ad altre specie e agisce deponendo le sue uova a carico delle larve del cinipide, all'interno delle galle verdi che si formano in primavera. Le sue larve si nutrono quindi di quelle dell'altra specie, riducendone via via la popolazione.
La Regione Piemonte, tramite il Settore Fitosanitario, ha finanziato e coordinato il progetto di lotta biologica, realizzato dal DIVAPRA (ora DISAFA) – Sez. Entomologia dell'Università di Torino.

A distanza di 7-8 anni dalle prime introduzioni in pieno campo, il successo del controllo biologico ha portato a una forte riduzione della formazione di nuove galle, constatata nella primavera 2013 in molte aree castanicole della provincia di Cuneo, consentendo una ripresa anche della produzione.
Il futuro del castagno è quindi più roseo di quanto non sembri? Giovanni Bosio, entomologo del Settore Fitosanitario, conferma che questi risultati si stanno estendendo ad altre aree e, nell'arco di uno o due anni, la presenza del cinipide sarà molto ridotta in tutta la regione. Quindi, non c'è più bisogno di ricorrere ad alcuna nuova introduzione; basta solo aspettare che la popolazione dell'insetto antagonista utile raggiunga livelli di parassitizzazione superiori al 90% cosicché, nell'arco dell'anno successivo, si possa verificare un crollo della popolazione del cinipide dannoso. Questo è un fenomeno quasi improvviso, perciò anche in zone dove quest'anno ci sono ancora molte galle, già nel prossimo anno ci si augura possa verificarsi questa auspicata riduzione. Ciò potrà indurre una maggior capacità di reazione al cancro corticale e ad altri patogeni e consentire una ripresa vegetativa dei castagneti, limitandone anche così il loro abbandono progressivo, che avrebbe altrimenti pesanti conseguenze sugli assetti idrogeologici di molte aree collinari e montane.

Analoghe iniziative di introduzione del parassitoide sono in corso anche in altre regioni italiane, anche se ancora quest'anno, in alcune aree del centro e sud Italia, la produzione di castagne ha registrato i minimi storici. In futuro le galle non spariranno dai castagneti, ma la loro presenza dovrebbe ridursi a livelli tali da non arrecare più danni economici. Insomma, benché non si possano fare previsioni certe, trattandosi di cicli biologici di insetti, soggetti a evoluzioni nel tempo e influenzati da molti fattori, le premesse appaiono confortanti.
Anzi, la sperimentazione con il Torymus antagonista è stata talmente incoraggiante che, con la scusa della crisi e del dover sbarcare il lunario, qualche anno fa c'è stato persino chi da noi ha iniziato ad allevarlo e venderlo a prezzi competitivi, facendone un nuovo mestiere. E' proprio vero: non tutti i mali vengono per nuocere...

Bibliografia

2013, Bosio G, Armando M., Moriya S. Verso il controllo biologico del cinipide del castagno. Edizioni L'Informatore Agrario

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