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Quell'Eroe di un Pelodite

È una specie ad alto rischio d'estinzione in Italia ma, nonostante le difficoltà legate alla sua sopravvivenza, è molto precoce e si reca nell'acqua prima di tutti gli altri anfibi. E prova a riprodursi.

  • Federico Provetto
  • giugno 2012
  • Martedì, 12 Giugno 2012

Il Pelodite punteggiato è un anfibio anuro appartenente alla famiglia dei Pelodytidae. Presenta delle pupille verticali (carattere riconducibile al fatto che si tratta di una specie primitiva) come il Pelobate fosco, altra specie presente in Piemonte e le macchie che lo ricoprono gli danno un insolito aspetto di livrea "mascherata". L'area di diffusione è però diversa tra i due, e presenta caratteristiche dissimili. Infatti in Europa il Pelodite punteggiato lo troviamo solo in Francia, Spagna, Portogallo e Italia con due specie: il Pelodytes punctatus e il Pelodytes ibericus che, come sottolinea già il nome, vive nella penisola iberica. Il Pelobate fosco, invece, vive nell'Europa centrale e in quella orientale, fino all'Asia: in Italia è confinato alla Pianura Padana. Ma la nostra attenzione è concentrata sul Pelodite punteggiato (Pelodytes punctatus), le cui abitudini si riconducono ad ambienti planiziali e collinari. In Italia è collegato ad ambienti di tipo mediterraneo: lo si trova solo in diversi siti nella parte occidentale della Liguria e in Piemonte, in provincia di Asti, Alessandria e Cuneo. Essendo un animale molto schivo, più di altri anfibi, è difficile vederlo e probabilmente è anche per questo che i siti conosciuti oggi sono solo una parte, quindi la popolazione italiana potrebbe essere sottostimata. Viene considerata anche una specie troglofila, cioè una specie che non disdegna vivere in grotte: abitudine che è stata riscontrata in alcune grotte piemontesi e liguri, ma anche nel resto del suo areale di distribuzione (Francia, Penisola iberica). In Piemonte la maggior parte dei dati non sono stati confermati di recente, a parte un nuovo sito scoperto nel 2000 in provincia di Alessandria. L'habitat dove questa specie è stata trovata è un classico habitat di periferia, con arbusteti e vegetazione erbacea. Per distinguere il maschio dalla femmina basta osservare le zampe anteriori: nel maschio presentano delle callosità, assenti nella femmina, utilizzate durante la riproduzione per aggrapparsi meglio all'individuo di sesso opposto; l'amplesso è quindi lombare, a ribadire il fatto che si tratta di una specie primitiva, a differenza di altri anuri (rane e rospi). Il periodo riproduttivo principale è la primavera, o tardo inverno: dipende dalle condizioni climatiche; in particolar modo sono determinanti le precipitazioni che devono essere abbondanti, mentre le temperature non influiscono troppo. Si è visto infatti che i maschi iniziano l'attività anche quando le temperature sono intorno ai 10° C, dato che conferma che il Pelodite sia uno degli anfibi italiani più precoci, recandosi nell'acqua prima di tutti. In certe zone c'è un secondo periodo riproduttivo in autunno. La continua antropizzazione dei suoi habitat e le opere di captazione dei ruscelli, unite al fatto che il Pelodite tende a riprodursi spesso in pozze temporanee che in assenza di precipitazioni si asciugano (impedendo così la riproduzione o portando alla morte i girini), fanno di questo anfibio una delle specie maggiormente in difficoltà in Italia, questo anche per i pochi dati a suo riguardo in nostro possesso. Sarebbero auspicabili azioni di conservazione per favorire questo animale, così raro nel nostro paese, ma nonostante la sua continua diminuzione non rientra in alcun allegato della Direttiva Habitat 92/43/CEE, anche se è citato nell'allegato III della Convenzione di Berna.

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