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Avvoltoi di ritorno: il grifone è in Piemonte per restare

Negli ultimi anni gli avvistamenti di grifone su tutte le Alpi Occidentali si sono fatti più frequenti. Merito sì dei progetti di reintroduzione avviati in Francia, ma anche delle condizioni favorevoli che questi avvoltoi riescono a trovare sulle nostre montagne

  • Martina Tartaglino
  • Gennaio 2023
  • Mercoledì, 25 Gennaio 2023
Avvoltoi di ritorno: il grifone è in Piemonte per restare

Sono passati pochi mesi da quando, nel settembre 2022, il grifone Godric (battezzato così, come il mago di "Harry Potter" Godric Grifondoro, dai veterinari del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali di Grugliasco che lo hanno curato) è stato liberato in natura. 
L'esemplare era stato recuperato in Alta Val Pellice nel giugno 2020: due passanti lo avevano trovato ferito, disidratato e denutrito vicino al centro abitato e avevano poi avvertito i carabinieri forestali che a loro volta avevano provveduto a portarlo nella struttura universitaria specializzata dove tra cure e una lunga riabilitazione è stato rimesso in sesto e rilasciato nella stessa zona nella quale era stato trovato e tratto in salvo.

Quello di Godric è un episodio che ci dice molto sulla presenza dei grifoni sulle nostre montagne. Una presenza che negli ultimi anni si è fatta sempre più assidua e prolungata, come conferma Fabiano Sartirana, naturalista, ornitologo e consulente del Parco delle Alpi Marittime: "Ultimamente ci sono avvistamenti di grifoni a partire dal mese di giugno e fino al periodo di metà e fine novembre, soprattutto sulle Alpi Marittime e Cozie. Ormai è quasi una rarità non avvistare, d'estate, un grifone al Colle della Maddalena".

I grifoni trovati sulle Alpi Piemontesi arrivano dalla Francia

Infatti, nonostante la popolazione italiana di questi avvoltoi si sia estinta a cavallo di Ottocento e Novecento, a eccezione della Sardegna, sono stati attivati alcuni progetti di reintroduzione sia nel nostro Paese, sia in Austria e sia in Francia. Gli esemplari di grifone avvistati sulle Alpi Piemontesi sono sicuramente "transfrontalieri": si tratta di animali che arrivano dalle colonie riproduttive presenti nella zona della Provenza e delle prealpi francesi (Verdon, Diois-Baronnies e Vercors, Barcelonnette) che di norma, nei mesi estivi si spostano seguendo le grossi greggi in transumanza e sorvolano il territorio delle Alpi Occidentali fino al tardo autunno perché vi trovano una maggiore reperibilità di cibo che altrove.

Una popolazione in crescita

"Potenzialmente la popolazione è in crescita. Si registra una tendenza positiva da vent'anni, da quando si fa un censimento, il sabato precedente a Ferragosto, su tutto l'arco alpino e prealpino francese compreso il Piemonte. I numeri ci fanno pensare che tra qualche anno potrebbe esserci anche qualche sorpresa, dice Sartirana. A mio parere le zone possono essere persino idonee alla nidificazione, che storicamente c'era. Tra un po' in provincia di Torino ci sarà anche la prima coppia nidificante di gipeto come in provincia di Cuneo, quindi chissà che anche i grifoni non possano trovare un posto per nidificare, anche loro, in Piemonte".

Differenze normative e rischio inquinamento da piombo non frenano l'espansione

Tra Francia e Italia esistono grandi differenze a livello normativo per quanto riguarda la gestione delle carcasse: in Italia qualunque carcassa deve essere, obbligatoriamente, rimossa, in Francia no. Questo elemento potrebbe contribuire a spiegare perché i grifoni, avvoltoi "opportunisti", tendano ancora a preferire il territorio transalpino con le sue condizioni favorevoli e i grossi carnai riforniti.

Un'altra ragione per la quale la loro presenza sulle Alpi Occidentali può essere messa a repentaglio è l'avvelenamento da piombo. "Fino a fine novembre si hanno segnalazioni di grifoni che si nutrono in prossimità di visceri e di ungulati abbattuti. Il problema è che esiste un grosso rischio di saturnismo, nel caso i cacciatori abbiano usato munizioni tossiche» spiega Fabiano Sartirana. «Per quanto riguarda gli ungulati domestici possiamo stare abbastanza tranquilli, ma quello che dobbiamo essere bravi a gestire è l'inquinamento da piombo. Certe province - non tutte - hanno già adottato delle misure per arginare il fenomeno. Per esempio la provincia di Sondrio, in Lombardia, nel piano faunistico provinciale ha dato ai cacciatori due opzioni: o utilizzano munizioni atossiche (quindi qualsiasi lega che non sia metallo pesante, ma anche piombo) oppure con il divieto di lasciare i visceri in sito devono rimuovere immediatamente l'animale abbattuto".

Sì perché dove c'è una carcassa possono arrivare poi volpi, aquile, grifoni e altri rapaci e occorre evitare che accada quello che è successo con l'avvoltoio indiano, sterminato dal diclofenac, un farmaco antinfiammatorio utilizzato anche per uso veterinario. "Esiste questo grandissimo rischio di saturnismo che al 90 per cento delle volte è incurabile. Ormai stiamo trovando a sud delle Alpi aquile reali ferme e posate sui tetti delle case, ma non per una loro confidenza: perché si rivelano esemplari intossicati", ribadisce il naturalista e ornitologo. Però diciamo che la popolazione selvatica di ungulati è sicuramente in aumento (camoscio, stambecco e cervo sono tutti animali che sono in forte espansione dagli Anni '80), gli allevamenti in quota ci sono e anche se in Italia c'è la normativa che vieta l'abbandono delle carcasse esistono le condizioni favorevoli per la permanenza dei grifoni sulle Alpi Occidentali".

Se ci sono più lupi ci sono anche più grifoni

Un'ultimo elemento è dato poi dalla presenza stabile del lupo: "I dati, gli avvistamenti e i ritrovamenti ci dicono che i lupi sono tornati sul territorio e alla loro presenza è correlata quella di altri animali "opportunisti" che possono approfittare dei resti lasciati dopo le predazioni. Ormai in tutte le vallate, ma anche nelle zone pedemontane è rilevata la presenza del lupo ed è ovvio che anche questo fattore abbia giovato alla presenza del grifone per la maggiore reperibilità di cibo".

Un luogo ideale per restare

A oggi, per quanto riguarda l'arco alpino, l'unica zona in cui esiste una colonia gigante di grifoni sono le Alpi Orientali, in Friuli Venezia Giulia, dove è stato fatto un progetto di reintroduzione nella Riserva naturale del Lago di Cornino. Lì per anni la popolazione di grifoni è stata alimentata con un carnaio, fino a quando gli animali non si sono fermati e hanno nidificato. Poi ci sono stati altri progetti in Abruzzo, in Sardegna, nel Parco naturale dei Nebrodi, sul Pollino. In Piemonte se ne parla da anni, ma a livello informale, come spiega Fabiano Sartirana: "Essendoci questo grosso serbatoio costituito dalla Provenza e siccome la popolazione Sud-Occidentale alpina di grifone è in forte espansione, le reintroduzioni vanno a riguardare altre specie o altre zone dove gli animali sono rari. E non si ragiona più in termini di confini amministrativi, ma di aree". Insomma il grifone da noi non è più un pericolo, dalla Francia ha tendenza a spostarsi sempre più verso le montagne e le valli piemontesi, dove può trovare il posto e le condizioni ideali per mettere su casa e famiglia.

 

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