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Quando la neve è buona coperta

Adattabile e con dieta prettamente vegetariana, la marmotta non è solo un animale simbolo dell'ambiente alpino-montano ma oggi rappresenta un ruolo chiave anche nella prospettiva dei cambiamenti climatici in atto.

  • Claudia Fachinetti
  • Giugno 2022
  • Martedì, 13 Settembre 2022
Foto J. Silver Foto J. Silver

La marmotta è un roditore sociale tipico delle praterie di alta quota. Ne esistono ben quindici specie nel mondo, tutte evolute da progenitori nordamericani del Miocene, ma soltanto una è presente in Italia, ovvero la marmotta delle Alpi (Marmota marmota), e, volendo andare ancor più nel dettaglio, precisamente la sottospecie Marmota m. marmota distinta dalla Marmota m. latirostris che si trova su alcuni massicci montuosi della Germania e dei Carpazi. Presente stabilmente sulle Alpi, la marmotta è stata anche reintrodotta con successo sui Pirenei, ormai settant'anni fa, e in seguito in Francia sul Massiccio centrale e ancor più di recente sull'Appennino Tosco Emiliano. Questo animale, infatti, è considerato un'importante fonte alimentare per i grandi rapaci. Sull'Appennino ha trovato nuova dimora in un'area di circa 70 mila ettari, nella zona del Lago Pradaccio (Appennino parmense), sul Monte Cusna (Appennino reggiano), sul Monte Giovo (Appennino modenese), e sul Monte Cimone e sul Corno alle Scale (Appennino Bolognese).

Troppo caldo può alterare gli equilibri

Secondo i ricercatori, in Italia le specie che stanno subendo un maggior impatto dovuto ai cambiamenti climatici sono proprio quelle alpine come il fringuello alpino, lo stambecco e la marmotta. Quest'ultima, in particolare, come dimostrava già una decina d'anni fa uno studio capitanato dall'Università di Lione, ha subito una diminuzione del numero di piccoli nati per cucciolata già a partire dagli anni '90, presumibilmente a causa di una riduzione della copertura nevosa in inverno, periodo in cui questi animali sono in letargo. La neve, infatti, influenza la produttività delle piante in primavera – e quindi, la disponibilità di cibo per le marmotte – e anche in inverno l'isolamento termico delle tane di questi mammiferi. Di conseguenza, negli ultimi anni, al risveglio dal letargo, in pieno periodo riproduttivo, le marmotte si trovano in condizioni non ottimali di salute e generano meno cuccioli. Un fatto singolare è che questi dati sono in netto contrasto con quanto osservato con un'altra specie di marmotta, quella dal ventre giallo nordamericana, che ha invece incrementato la dimensione della popolazione.

In montagna non c'è tempo da perdere

Sulle Alpi le marmotte devono accumulare sufficienti riserve di grasso durante la breve stagione vegetativa per poter poi sopravvivere al letargo. Allo stesso tempo, però, a causa del loro complesso sistema sociale, le marmotte alpine hanno bisogno di investire tempo ed energia anche nelle interazioni sociali e nella vigilanza dei piccoli e delle tane. Il rapporto tra queste attività e il tempo che ogni individuo può dedicare a ognuna è influenzato da fattori esterni come l'ora del giorno, il luogo, il periodo stagionale, la temperatura e la nuvolosità. I ricercatori hanno osservato che durante le ore più calde, con esposizione diretta alle radiazioni solari, gli animali sono impegnati per lo più nella vigilanza mentre si dedicano alla ricerca del cibo, attività energicamente più dispendiosa, nelle giornate nuvolose o nel tardo pomeriggio. La radiazione solare è secondo gli esperti la variabile che influenza maggiormente il trasferimento di calore attraverso il pelo di una marmotta: a mezzogiorno, con l'irraggiamento solare diretto, la produzione di calore basale di una marmotta può aumentare di 10 volte, generando un importante fattore di stress termico nelle marmotte. L'unico modo per gli animali di evitarlo è calibrare le loro attività durante il giorno e durante le ore di intenso irraggiamento restare inattivi, scavare una buca o sfruttare l'ombra di grandi pietre, orientando i corpi per disperdere calore. Le attività delle marmotte sono comunque influenzate anche da altri fattori come la presenza dei piccoli o di molte pietre che potrebbero ostacolare la loro visuale. In questi casi la vigilanza risulta intensificata.

Scenari possibili per il futuro della marmotta: il pericolo è la siccità estiva

Altri recenti studi, questa volta su una popolazione delle Alpi francesi, hanno confermato che il cambiamento climatico sta influenzando la dinamica della popolazione delle marmotte alpine e potrebbe incidere sulla loro distribuzione complessiva in futuro. Per questo motivo, utilizzando un particolare modello statistico di distribuzione, sono stati utilizzati tre scenari climatici su tre futuri periodi di 30 anni (2021–2050, 2040–2070, 2071–2100) per prevedere la distribuzione potenziale a breve e lungo termine dell'obiettivo specie. I risultati di questa indagine mostrano che i fattori più significativi per la distribuzione delle marmotte nell'area di studio (la parte occidentale del massiccio dei Pirenei) sono la temperatura media massima in inverno, la deviazione standard della temperatura giornaliera invernale e la piovosità media in estate. Con la diminuzione delle emissioni di carbonio a partire dal 2020 (considerata dal primo scenario) l'habitat della marmotta dovrebbe rimanere stabile a lungo, tuttavia, le previsioni nei due scenari climatici più pessimistici hanno mostrato una potenziale grande perdita di habitat per la specie tra il 18 e 54%. In conclusione, gli studiosi ritengono che se le condizioni climatiche invernali sono risultate importanti per la sopravvivenza della marmotta attraverso il letargo, è la siccità in estate che potrebbe rappresentare il fattore trainante della futura dinamica e distribuzione della popolazione.

 

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