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Dormire in volo

"Dormire, forse volare" potrebbe recitare il rondone, in una libera interpretazione dell'Amleto shakespeariano.  Sì, perchè questo uccello è uno dei pochi animali a passare quasi tutta la vita in aria, toccando di rado il suolo e non smettendo di volare neppure quando dorme, grazie ad una sorta di pilota automatico.

  • Claudia Fachinetti
  • Maggio 2022
  • Mercoledì, 22 Giugno 2022
Primo piano di rondone - Foto Marc Pascual Primo piano di rondone - Foto Marc Pascual

C'è chi si permette solo brevi pisolini come le giraffe e chi, invece, dorme ore e ore come un ghiro. Ma c'è anche chi è in grado di dormire addirittura volando. Sembra impossibile eppure questo comportamento è accertato nel rondone (Apus apus è la specie più comune in Italia) che da quando si invola dal nido passa quasi tutta la vita in cielo senza toccare praticamente mai il suolo. Per questo, le sue zampe hanno una ridotta funzionalità (il nome scientifico del rondone, "Apus", significa senza piede) e non gli consentono di darsi la spinta e spiccare il volo da terra. Ma come può riposare così? Semplicemente ha un sonno uni-emisferico, cioè dorme con una parte alla volta del cervello, alternandole, proprio come fanno i delfini in mare che dormono continuando a nuotare. Per poter dormire in volo il rondone sale a grandi altezze e poi plana con le ali aperte mantenendosi a una velocità costante di circa 8-10 metri al secondo, scendendo lentamente e disegnando ampie circonferenze nel cielo, planando come un aereo, per poi risalire nuovamente senza necessità di sbattere ripetutamente le ali.

L'identikit del rondone

Molti confondono i rondoni con rondini e balestrucci, simili nell'aspetto e nella dieta, ma si tratta di uccelli molti diversi. I primi, infatti, appartengono della famiglia degli Apodidi gli altri, invece, sono passeriformi. Anche nella scelta dell'habitat sono differenti: mentre rondini e balestrucci preferiscono rimanere in "periferia" delle città, realizzando nidi di fango e paglia appesi a grondaie e sporgenze, i rondoni si adattano perfettamente ai centri cittadini dove sfruttano le cavità e i sottotetti degli edifici per deporre le uova e svezzare i pulcini durante la primavera e l'estate. Gli anfratti scelti a tale scopo vengono rivestiti con un impasto di saliva, penne, parti vegetali o persino pezzi di plastica e all'interno gli uccelli vi si trascinano faticosamente. Il resto del tempo i rondoni lo trascorrono in volo senza mai posarsi, contrariamente alle altre specie che è facile vedere fermi sui cavi della luce o persino a terra.

Specie diverse ma ugualmente amanti...del calcio!

Delle circa 20 specie di rondoni presenti in natura, nel nostro Paese troviamo il rondone comune, che arriva in Europa a marzo e riparte a inizio agosto, e il rondone pallido (Apus pallidus), più chiaro del precedente, la cui migrazione è spostata di circa un mese e mezzo in avanti. A differenza del comune, il pallido depone le uova due volte nella stessa stagione e per questo, come è stato recentemente dimostrato da un team di ricercatori svedesi e da Giovanni Boano, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola (TO), trascorrono volando "solo" circa tre mesi di fila contro i dieci dei loro cugini. Tuttavia, a detta degli scienziati, entrambe le specie sono "fatte per stare in cielo" e progettate per volare con la massima efficienza energetica.

In Italia è possibile osservare, però, anche una terza specie: il rondone maggiore (Apus melba), più grosso e dal ventre chiaro. Le tre specie sembra abbiano preferenze diverse nei confronti delle città italiane anche se in alcuni luoghi, come lo stadio S. Siro di Milano, convivono tutte e tre!

Piedi speciali e genitori premurosi

Come abbiamo detto, le zampe del rondone non sono progettate per camminare al suolo, tuttavia sono strutture robuste e specializzate che servono ad aggrapparsi al nido proprio come fa la femmina di notte durante la cova. Le ossa delle zampe sono corte e le quattro dita rivolte in avanti (piede pamprodattilo) gli permettono di aggrapparsi saldamente a rocce e sporgenze sulle pareti degli edifici e anche di arrampicarsi. Da questa posizione "appesa" il rondone può quindi spiccare il volo senza fatica e senza necessità di darsi la spinta con le zampe.

Durante l'estate boreale i rondoni si radunano per la riproduzione nelle città ricche di insetti. Sono uccelli monogami e, anno dopo anno, aspettano il compagno nel luogo dove avevano realizzato il nido la stagione precedente. Solo se uno dei due manca all'appello scelgono un nuovo partner. I genitori si alternano sia nella cova che, alla schiusa, nell'imbeccata dei piccoli. Per ottimizzare i pasti, il rondone trattiene gli insetti catturati (anche 300 alla volta!) nella sacca golare impastandoli con la saliva e realizzando così delle polpettine succulente da offrire ai pulcini. Dopo circa un mese i giovani rondoni sono ormai in grado di volare e abbandonano il nido già pronti per partire. Al viaggio si uniscono anche i rondoni che hanno svernato nei paesi asiatici.

Un viaggio sorprendente

La migrazione dei rondoni è una delle più lunghe e straordinarie del regno animale. Partono dalla Finlandia e altre aree del nord Europa per svernare in Africa, nella foresta pluviale, tra Camerun, Repubblica del Congo, Repubblica Centrafricana, Senegal, Ghana e Gabon. Per orientarsi e ritrovare la strada si affidano probabilmente al sole, alle stelle e al campo magnetico terrestre. Percorrono circa 9 mila chilometri ogni anno e per farlo impiegano 29 giorni, 21 di volo diretto e 8 impiegati per cacciare insetti, coprendo fino a 469 km al giorno. Il rondone è anche uno degli animali più veloci e può raggiungere 111,6 km/h nel volo orizzontale, superato solo dal falco pellegrino in picchiata!

Un gruppo di ricercatori dell'università di Gibilterra e della Gibraltar Ornithological and Natural History Society (GONHS), posizionando dei minuscoli tag GPS su alcuni individui di rondone pallido, ha recentemente scoperto che dai luoghi in cui svernano ritornano al luogo d'origine in pochissimi giorni. Addirittura, alcuni individui sono stati in gradi di attraversare il deserto del Sahara in sole 30 ore.

Una concorrenza sleale

Vivere volando permette ai rondoni di avere meno nemici rispetto ad altre specie, tuttavia non sono i falchi, come il pellegrino, lo sparviero e il lodolaio, che occasionalmente possono attaccare questi uccelli, la principale minaccia per il loro futuro. I problemi principali, infatti, riguardano la rarefazione degli insetti, fonte principale di nutrimento per questi, ma anche di molti altri uccelli. Anche la riduzione dei luoghi adatti alla nidificazione sta mettendo a rischio il futuro dei rondoni. Sempre più di frequente, infatti, durante la ristrutturazione degli edifici vengono chiusi anfratti, cavità e buche pontaie (gli spazi vuoti tra i mattoni nei palazzi medievali) utilizzati normalmente da rondoni, civette, pipistrelli e gheppi lasciando letteralmente questi animali "senza casa". Più di recente, inoltre, in alcune zone d'Italia è stato osservato un calo del numero dei rondoni anche in relazione alla presenza di parrocchetti dal collo ad anello (Psittacula krameri) una delle principali specie di uccelli alieni invasivi del mondo. Questo parrocchetto nidifica anche nelle cavità murarie rischiando di diventare competitore di altri uccelli durante la nidificazione. Uno studio condotto dalle università di Pavia, Firenze e Siena, ha verificato per esempio, che nelle mura del castello visconteo di Pavia i parrocchetti si dividono le cavità adatte alla nidificazione con taccole, passeri italiani, rondoni e piccioni. Sebbene non siano mai state osservate interazioni dirette tra le specie e ognuna mostri una preferenza di altezza ed esposizione, dall'invasione dei parrocchetti i rondoni sono diminuiti. I ricercatori sospettano che i parrocchetti occupino le cavità più in alto – predilette dai rondoni – prima dell'arrivo di questi ultimi, costringendoli così a ripiegare su anfratti più in basso. Da altezze inferiori, però i piccoli rondoni hanno più difficoltà a prendere il volo aumentando il rischio di caduta a terra, come confermato dall'aumento di uccelli ritrovati alla base del castello in relazione all'altezza dei nidi passati da 23 m d'altezza (prima dell'arrivo deli parrocchetti) a circa 8 m.

 

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