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C'è rana e rana! - Breve introduzione alle rane del Piemonte

"Quand ch'a canta la ran-a, la pieuva a l'é nen luntan-a"
Quando canta la rana, la pioggia non è lontana (proverbio piemontese).

  • Emanuele Biggi
  • Maggio 2011
  • Giovedì, 12 Maggio 2011

Tutti sanno cos'è una rana, o almeno, credono di saperlo. Quello che spesso viene ignorato è che le rane, così come vengono definite dagli specialisti, sono un grande gruppo sistematico di Anfibi piuttosto evoluti, appartenenti alla famiglia Ranidae, diffusa in tutto il mondo con circa 342 specie. In Italia questa famiglia è rappresentata da due generi autoctoni: il genere Rana, cioè le cosiddette "rane rosse" e il genere Pelophylax, le "rane verdi".
Il Piemonte in quanto terra d'acqua e di montagne ha sempre fornito a questi animali amanti dell'umidità un florido terreno su cui vivere ed evolversi. In alto sulle torbiere montane fino agli ambienti collinari dal clima fresco si può incontrare la Rana temporaria, che in alcuni siti particolarmente favorevoli forma spettacolari assembramenti riproduttivi di centinaia di individui. Si tratta della specie maggiormente adattata ai climi freddi ed è tra le prime specie di anfibio a riprodursi a fine inverno. La rana rossa più comune è la rana agile (Rana dalmatina) più legata alle zone di bassa e media quota, dove vive in ambiente boschivo e ai margini dei prati. Questa rana è quella con le zampe posteriori più sviluppate ed è capace di salti davvero notevoli. Anche se molto comune risente molto negativamente delle colture intensive, quindi è molto rarefatta in pianura Padana. Una specie davvero molto simile alla rana agile, ma meno comune e anzi, minacciata, è la rana di Lataste. Questa specie endemica del bacino padano-veneto si distingue dalla rana agile per pochi caratteri morfologici, come la minore lunghezza della banda chiara che corre sotto l'occhio lungo la mascella. Si tratta di una specie legata al tipico bosco planiziale padano, con farnie e carpini, e saliceti golenali.
In Piemonte si trova solamente a nord del Po. Curiosamente è una specie poco longeva, che non supera quasi mai i 3 anni di vita ed è già matura a un anno di età.
Un'altra specie tutta italiana è la Rana italica, cui è stato dato il nome comune di rana appenninica per la sua sviscerata predilezione per i rii collinari e pedemontani, soprattutto dove sono presenti boschi di latifoglie misti e faggete di bassa altitudine. Si tratta della specie con la più spiccata predilezione per l'acqua ed è possibile trovarla nei pressi dei torrenti dove si riproduce anche ben al di fuori della stagione degli accoppiamenti. In Piemonte questa specie è stata avvistata solo in provincia di Alessandria, al limite del suo areale nord-occidentale.
Lasciando le terragnole rane rosse si arriva poi al genere più amato e odiato allo stesso tempo dai tassonomi, il genere Pelophylax, quello delle rane acquatiche o rane verdi. Questi animali sono altamente specializzati a vivere in corsi d'acqua, stagni e acquitrini e sono stati sempre un rebus per coloro che li studiano.
Comunque, senza entrare troppo in un groviglio tassonomico, possiamo dire che in Piemonte esistono specie non ibride come Pelophylax bergeri (rana di Berger) e P. lessonae (rana di Lessona) e altre ibride, come P. klepton hispanica (rana di Uzzel) e
P. klepton esculenta (rana esculenta). Queste ultime sono generate da specie differenti che accoppiandosi danno origine a un ibrido fecondo.
Questo ha però bisogno del genoma di una delle due specie parenti per potersi riprodurre, generando sempre individui con le caratteristiche dell'ibrido. Tutte queste specie hanno rivestito e rivestono ancora oggi una grande importanza nelle tradizioni popolari, in quanto presenze immancabili delle risaie e dei pranzi di molti piemontesi. Ultimamente con la drastica riduzione delle zone umide, l'uso di pesticidi e lo stravolgimento delle tecniche colturali tradizionali queste specie, pur restando comuni, hanno subito un notevole calo. A questo si può anche aggiungere l'arrivo recente di alcune specie alloctone, come la rana toro (Lithobates catesbeianus) e di altre specie di rane verdi che oltre a competere con le specie autoctone, sono sicuri portatori di agenti patogeni sconosciuti alle nostre. Comunque si può dire che la causa maggiore di rarefazione delle rane in Piemonte sia dovuta al fattore umano che stravolgendo chimicamente la campagna ha contribuito in maniera sostanziale alla riduzione degli habitat di questi animali. Ne è prova il fatto che nei luoghi dove queste specie non sono disturbate, la popolazione ancora oggi tende a salire di numero. Le rane sono oltretutto feroci predatori di moltissimi insetti considerati nocivi alle coltivazioni, pertanto la loro progressiva scomparsa sottintende un futuro poco roseo per la nostra agricoltura.

Emanuele Biggi
Naturalista, è fotografo e giornalista scientifico, specializzato nel riprendere i soggetti più schivi e meno conosciuti.
Si occupa di conservazione della Natura e di comunicazione scientifica collaborando con riviste di settore e con la televisione.

Info: www.anura.it

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