Fra gli animali che si stanno svegliando dal letargo c'è anche il moscardino - Muscardinus avellanarius (Linnaeus, 1758), piccolo roditore parente dei ghiri e di cui abbiamo già scritto un articolo ma ora vi sveliamo qualche curiosità in più su questo simpatico animaletto.
Una coda speciale
La coda del moscardino, lunga in media fra i 5 e gli 8 cm. cm. e completamente ricoperta di peli (una caratteristica che lo distingue subito dai topi) è parzialmente prensile e, insieme alle lunghe e robuste dita con cuscinetti palmari delle zampe, ne fanno un grande arrampicatore di alberi. Come tutti i gliridi è in grado di compiere salti notevoli da un ramo all'altro, lanciandosi a zampe aperte verso l'appiglio con un comportamento simile alle scimmie e agli scoiattoli volanti.
L'amputazione della coda è spesso usata da questa specie per sfuggire all'attacco di un predatore. Per sfuggire a chi li vuole mangiare, i gliridi hanno infatti sviluppato un particolare adattamento: la loro coda ha un punto di pre-frattura e se un predatore riesce a prendere la sua punta e ne lacera la pelle, questa si stacca con facilità permettendo al gliride di salvarsi.
Dopo qualche settimana non ci sarà nessuna traccia dell'amputazione se non la lunghezza: la cosa sarà più corta e, a differenza delle code di lucertole, non si riformerà. Tra i principali predatori del moscardino troviamo la martora, i rapaci notturni, la volpe, i gatti e le donnole.
Perché mangia i fiori
Anche nel moscardino, come negli altri gliridi, l'assenza dell'intestino cieco condiziona le sue scelte alimentari perché non è in grado di digerire cibi ad alto contenuto di cellulosa. La sua dieta è quindi principalmente basata di fiori (per esempio Crataegus monogyna, Quercus spp., Acer spp., Lonicera spp. e Castanea sativa) e frutti disponibili nelle stagioni in cui è in attività. Per brevi periodi e in mancanza di fiori e frutti maturi può nutrirsi anche di invertebrati, in particolare di afidi e di larve di lepidotteri e uova di uccelli.
Con l'autunno, l'abbondanza di semi fa si che il loro consumo aumenti, in particolare quelli di Taxus baccata, Viburnum spp. e Rubus spp., insieme alle castagne edalle nocciole che, col sopraggiungere della loro maturazione, diventano la fonte principale di cibo: il nostro moscardino è in grado di aprirle con abilità lasciando tracce inconfondibili sul guscio. Le ghiande non sono invece le sue preferire, forse a causa dell'elevato contenuto di tannini che rendono la digestione difficoltosa.
Il suo ambiente è il bosco
Il moscardino, che può avere tendenze gregarie e vivere in piccoli gruppi o condurre una vita isolata, è una specie strettamente legata agli ecosistemi forestali. Essendo il gliride che meno si avventura sul terreno, rappresenta un ottimo indicatore ecologico dell' habitat boschivo, della sua perdita e frammentazione.
Il suo ambiente preferito sono i boschi di latifoglie, mesofili e con abbondante e diversificato sottobosco. Qui trova le condizioni ideali dal punto di vista alimentare e della struttura della vegetazione. Ama utilizzare anche cespuglieti, siepi e zone ecotonali situate ai margini del bosco, nonché qualunque area boschiva provvista di sottobosco. Frequenta anche conifere con abbondante presenza di arbusti, soprattutto nelle aree più aperte e nelle radure. Si trova dalla pianura sino ai circa 1500 m s.l.m. e, a differenza del ghiro, è molto schivo e non entra nelle abitazioni. I suoi versi sono pigolii, sibili, sbuffi.
Pericoli e minacce
Il principale fattore di minaccia del moscardino è, come per tutti i gliridi, una cattiva gestione forestale. La distruzione e la frammentazione delle foreste, insieme all'eliminazione del reticolo di siepi e filari con funzione di connessione tra popolazioni residue dei boschi più piccoli ed isolati, sono il maggiore livello di rischio di estinzione locale del moscardino.