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Pavonia maggiore, la vita in un battito d'ali

Una falena così vistosa che può essere scambiata per un pipistrello. La pavonia maggiore, oltre che per la sua grande dimensione, si caratterizza per quattro grandi macchie, che ricordano occhi, dipinte sulle ali brune: un modo per spaventare i predatori che hanno l'impressione di trovarsi di fronte a un animale molto più grande, che è meglio lasciare in pace.  

  • Claudia Fachinetti
  • Maggio 2022
  • Mercoledì, 11 Maggio 2022
Paonia maggiore e bruco  | Credit Rolf Tuinstra Paonia maggiore e bruco | Credit Rolf Tuinstra

La saturnia del pero (Saturnia pyri), chiamata anche pavonia maggiore, è considerata la più grande farfalla notturna europea e raggiunge i 15-17 cm di apertura alare. Sono falene così vistose che possono essere scambiate per pipistrelli. Tipica di questo lepidottero è la sua livrea caratterizzata da quattro grandi macchie, che ricordano occhi, dipinte sulle ali brune, un tipico esempio di "mimetismo batesiano". In pratica, la specie che esibisce tali macchie oculari deterrenti può spaventare un predatore che ha l'impressione di trovarsi davanti ad un animale più grande di lui. Ma le curiosità di questa singolare specie diffusa in tutta Europa non finiscono qui. Tra maschio e femmina, infatti, c'è un notevole dimorfismo sessuale: la prima è nettamente più grande, e possiede antenne filiformi. Il maschio, invece, ha antenne pettiniformi/pennate molto marcate con le quali capta i feromoni sessuali anche a due-cinque chilometri di distanza. Gli adulti di queste farfalle hanno un apparato boccale poco sviluppato e non sono in grado di nutrirsi, per questo non vivono molto a lungo, da pochi giorni a una settimana. Gli individui, infatti, non devono perdere tempo ad alimentarsi, il loro unico obiettivo è riprodursi!

Dove si trova

Saturnia pyri vive nell'Europa meridionale, in parti dell'Asia e del Nord Africa, ma occasionalmente si sposta verso nord. Nel 1984, e solo in quell'occasione, un esemplare di pavonia maggiore è stata registrata persino in Inghilterra. Gli habitat che predilige sono boschi e praterie alberate ma anche aree coltivate. La si trova dalla pianura alla montagna, fino ai 1500-2000 metri di altitudine. A differenza di altre falene, come la Saturnia pavonia, il bruco di questa specie è meno adattabile e si nutre principalmente delle foglie degli alberi da frutto come il pero (Pyrus communis), da cui il nome, il ciliegio (Prunus avium), il mandorlo (Prunus dulcis) e il melo (Malus domestica). Nelle aree di bosco non disdegna il frassino (Fraxinus excelsior), il pioppo (Populus spp.) e il salice (Salix spp). I bruchi possono raggiungere i 12 cm di lunghezza (al termine del loro sviluppo) e in questa fase sono caratterizzati da una accesa colorazione verde-giallastra, con una serie di escrescenze azzurre da cui si diramano filamenti neri. I bruchi sono costantemente minacciati dai parassiti che possono portare alla morte i loro ospiti, per questo hanno sviluppato molti adattamenti difensivi tra cui inganno visivo, sostanze chimiche velenose e persino deterrenza usando il suono (stridulazione). A causa della loro dieta, è stato accertato da diverso tempo un declino di questa grande farfalla, dovuto principalmente all'utilizzo di insetticidi sulle piante da frutta di cui si nutre.

Tempo di volare

Durante l'estate il bruco, che si è ingrandito circa 700 volte dalla sua uscita dall'uovo mutando aspetto circa quattro volte, tesse il bossolo, in cui avverrà la metamorfosi (ninfosi), su un ramo di un albero di cui si nutre e qui rimane sotto forma di crisalide per anche due anni. Gli adulti sfarfallano tra maggio e fine giugno e quando le loro ali si sono espanse completamente e irrigidite (occorre circa un'ora di tempo) sono già pronti all'accoppiamento guidati, l'uno all'altra, dai feromoni emessi dalla femmina attraverso una ghiandola addominale. Le falene femmina hanno l'addome già rigonfio di uova e quando incontrano il maschio l'accoppiamento può durare più di 20 ore. A questo punto subito dopo l'accoppiamento, la femmina inizia a cercare i punti ideali su cui deporre le uova fecondate. Ne depone circa 250 e con questo sforzo essa esaurisce tutte le sue scorte energetiche mentre il maschio è in grado di accoppiarsi con più femmine nell'arco della sua, sempre breve, vita.

Amata da tutti

La saturnia del pero ha una livrea così particolare che non è passata inosservata gli occhi di grandi scienziati e artisti. Il primo che la descrive è Aristotele, il padre della tradizione scientifica di storia naturale, che l'ha osservata sulla costa dell'Egeo settentrionale. Nel libro V sezione 19 della sua Historia Animalium Aristotele descrive un grande baco da seta riconducibile, secondo l'entomologo William TM Forbes della Cornell University proprio a questa specie.

Nel XVI secolo il pittore/illustratore tardo-rinascimentale Jacopo Ligozzi dipinse una forma di farfalla come parte di un'illustrazione di euforbia e fece anche un'illustrazione dettagliata del bruco. Anche in questo caso la somiglianza con saturnia del pero è molto marcata e lascia pochi dubbi. Vincent van Gogh, invece, incontrò la grande falena nel giardino della clinica di Saint-Rémy-de-Provence nel maggio 1889. Rimase così colpito dalla sua bellezza che prima la disegnò a carboncino e poi realizzò un dipinto basato su questo schizzo.

 

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