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Ragno granchio, l'amico dei fiori

In natura tutto è interconnesso e spesso si creano alleanze insospettabili fra esseri viventi. E' il caso di questo curioso aracnide dalle qualità mimetiche, che "collabora" con le piante che lo ospitano nel debellare gli insetti dannosi. come i fitofagi, rispettando al contempo quelli utili, come gli impollinatori.

  • Testo e foto di Federico Crovetto
  • Marzo 2022
  • Giovedì, 28 Aprile 2022
Ragno granchio - Foto F. Crovetto Ragno granchio - Foto F. Crovetto

Ci troviamo in un campo fiorito e, a nostra insaputa e proprio sotto i nostri occhi, si celano dei temibili predatori, mimetizzati fra la vegetazione...

Si tratta dei ragni granchio, così chiamati per il curioso movimento laterale che ricorda vagamente quello dei loro lontani cugini crostacei: appartengono alla famiglia dei Thomisidae, aracnidi conosciuti per le loro capacità mimetiche. Un'altra caratteristica che li accomuna è la differenza di lunghezza delle quattro paia di zampe: le prime due sono ben più lunghe e robuste delle ultime due paia. Questa peculiarità è ancora più visibile per il fatto che hanno la tendenza a tenere distese le prime due paia di zampe e - invece - a contrarre e disporre vicine al corpo le altre due. Questa differenza morfologica è spiegata dall'uso differente che fanno delle zampe: quelle anteriori hanno una funzione predatoria, le posteriori locomotoria.

Ragni o camaleonti?

Una delle specie più diffuse e conosciute è il Thomisus onustus, comune frequentatore di prati e praterie dove resta in attesa, nei pressi di qualche infiorescenza, dell'arrivo della proprie prede, come ad esempio l'imenottero impollinatore. La femmina di questo ragno è in grado di variare il proprio colore in accordo con la tonalità del fiore su cui è posata, così da aumentare il proprio mimetismo. L'addome ha una caratteristica forma squadrata.
Un'altra specie molto comune è la Misumena vatia: si tratta di un ragno che frequenta le zone di transizione tra habitat diversi, come quelle a cavallo tra bosco e prateria, oppure tra macchia/arbusteto e prateria. Come nel caso del ragno precedente, anche in questa specie la femmina è in grado di cambiare il proprio colore. Il fatto che questa capacità sia presente solo nelle femmine è probabilmente dovuta alla nicchia ecologica differente che occupa.
Di abitudini simili è il Synema globosum, chiamato anche ragno napoleone; anche in questo caso i maschi sono più piccoli e anonimi delle femmine, le quali hanno un addome colorato che può variare nella tonalità di fondo, passando dal giallo, al rosso o al bianco, con una macchia nera di forma simile al cappello di Napoleone, circostanza che è all'origine del particolare nome dato a questo ragno.  
Alcuni studi hanno dimostrato che la variazione del colore di fondo è guidata dalla vista. Questa scoperta è stata fatta in seguito ad un esperimento: i ricercatori hanno "coperto" gli occhi di uno di questi artropodi e lo hanno spostato su un fiore diverso da quello su cui era posato in precedenza, notando che in questo caso non cambiava di colore.
Si tratta in ogni caso di un mimetismo cromatico che non è immediato, come siamo abituati a vedere nei documentari sui camaleonti o ancor di più sui cefalopodi. Questo tipo di ragno impiega infatti qualche giorno per adattarsi al substrato su cui si è posato.
Non tutti i Thomisidae vivono sui fiori: molte specie si sono adattate alla vita sul suolo, sulle rocce o sui tronchi, come i generi Xysticus sp. e Ozyptila sp.

Una collaborazione proficua

In uno studio condotto in Svizzera si sono cercate le possibili correlazioni tra la presenza di questi ragni e gli effetti sull'impollinazione dei fiori, perchè si tratta di predatori che si nutrono di api e altri insetti impollinatori. È tuttavia risultato che la loro presenza non va a incidere negativamente sull'impollinazione, ma va anzi ad aumentare il benessere di queste piante. Lo studio ha dimostrato che questi predatori tendono a occupare piante infestate da insetti fitofagi di vario tipo, che in assenza dell'attività predatoria del ragno danneggerebbero la vitalità delle piante, mentre una buona parte degli impollinatori sembra riesca a individuare il ragno e ad evitarlo frequentando altre tipologie di fiori ove non è presente.
Addirittura i dati delle ricerche ci dicono che alcune delle piante infestate da insetti fitofagi producono in maggior quantità una sostanza attrattiva per questi predatori, proprio come se fosse una richiesta di aiuto.
A loro volta questi ragni sono in grado di emettere dei segnali UV (assorbendo i raggi UV solari) che attraggono diversi impollinatori e altri insetti, aumentando direttamente l'impollinazione e perciò la salute di queste piante.
E questa è solo una piccola parte delle complicate relazioni che intercorrono fra specie animali e vegetali.

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