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Ragni, che passione!

Il mondo dei ragni desta sempre più interesse e anche se c'è ancora molto da scoprire, la maggior condivisione delle informazioni da parte di ricercatori, appassionati, studenti, cittadini è anche in questo campo un forte alleato allo sviluppo di conoscenza. I ragni sono piccoli esseri animali dal fascino controverso ma è proprio conoscendoli di più che possiamo imparare a tollerarli, apprezzandone il ruolo predatorio e di alleato contro insetti e parassiti.

  • Nadia Faure
  • Febbario 2022
  • Lunedì, 28 Febbraio 2022
In senso orario: Meta menardi (Tetragnathidae) giovane; Argiope bruennichi (Araneidae) femmina adulta; Aelurillus v-insignitus (Salticidae) probabilmente maschio giovane; Aterigena ligurica (Agelenidae) femmina adulta; Philaeus chrysops (Salticidae) maschio adulto. Nel collage anche due momenti di conoscenza e divulgazione sugli aracnidi con il guardiaparco Andrea Pane | Foto A. Pane e S. Molino In senso orario: Meta menardi (Tetragnathidae) giovane; Argiope bruennichi (Araneidae) femmina adulta; Aelurillus v-insignitus (Salticidae) probabilmente maschio giovane; Aterigena ligurica (Agelenidae) femmina adulta; Philaeus chrysops (Salticidae) maschio adulto. Nel collage anche due momenti di conoscenza e divulgazione sugli aracnidi con il guardiaparco Andrea Pane | Foto A. Pane e S. Molino

 

Le informazioni disponibili sulla quantità e qualità delle forme di vita di un'area, soprattutto se protetta o in Rete Natura 2000, sono indispensabili per progettare e pianificare interventi di  tutela dell'ambiente e di valorizzazione della biodiversità di quel luogo. E nelle Aree protette delle Alpi Cozie, tra Valle di Susa, Val Sangone e Val Chisone, la raccolta di informazioni naturalistiche riguarda anche la presenza dei ragni.
Dal 2015, infatti, alcuni guardiaparco raccolgono dati sulla presenza delle varie specie e l'argomento ha coinvolto anche i tecnici dell'ente raccogliendo l'interesse di alcune Guide Escursionistiche Ambientali del territorio che hanno partecipato con entusiasmo al monitoraggio estivo 2021 e che continuano a collaborare in modo volontario alla raccolta delle informazioni.

Chi si approccia al mondo dei ragni da autodidatta constaterà che non è semplice reperire in libreria o in biblioteca un manuale dedicato ai ragni nostrani. Le conoscenze di questo gruppo animale sono chiaramente in continua evoluzione ma sono ancora lontane dal potersi considerare soddisfacenti nel nostro Paese: lo scrivono Paolo Pantini (Museo Civico di Scienze Naturali "E. Caffi" di Bergamo ) e Marco Isaia (Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università degli studi di Torino), figure accademiche di riferimento, nella presentazione del catalogo online dei ragni italiani Araneae.it, un nuovo sito dedicato ai ragni italiani. 

Prima della digitalizzazione del catalogo, oggi facilmente consultabile in rete, il riferimento era la checklist dei ragni italiani che, nella versione cartacea di giugno 2018, riporta circa 1.656 taxa di areale specifico o sub specifico, riguardanti 1.643 specie, 431 generi e 54 famiglie (Pantini P., Isaia M. 2018: Checklist of Italian spiders. Version June 2018). Confrontando la checklist 2018 con i dati del catalogo online, a gennaio 2022, si rileva un incremento di +53 specie, passando infatti da 1.643 alle 1.696, riferite a 438 generi e 52 famiglie.

Per approfondire, ne abbiamo parlato con il guardiaparco Andrea Pane, in servizio nel Parco naturale Orsiera Rocciavrè, area Val Chisone, che partecipa alla ricerca e mappatura dei ragni e che coltiva e condivide la propria aracnofilia, in tante occasioni di incontro, con la marcata consapevolezza di avere una conoscenza solo parziale dell'argomento, oggetto di dibattito e discussione accademica. Ecco cosa ci ha raccontato della sua passione. 

Andrea, come nasce la tua passione per i ragni?

Difficile dirlo, sicuramente rientra nel prestare più attenzione a ciò che possiamo osservare attorno a noi ogni giorno. Nel tempo, sembra che l'interesse attorno a questo tema sia cresciuto. Ne è l'esempio la collaborazione con un'"avventura casalinga" nel mondo dei ragni che si è sviluppata nel 2020 con gli studenti della scuola Scuola secondaria di primo grado G. Denti di Cingia de' Botti, in provincia di Cremona sotto la guida del professore Lanfredi, di cui peraltro Piemonte Parchi ha già scritto!

Quale monitoraggio è stato svolto nelle Aree protette delle Alpi Cozie?

Nel 2015 il collega Luca Maurino ha presentato la piattaforma iNaturalist dell'Università della California. Da quel momento abbiamo cominciato a registrare le nostre osservazioni (relative a piante, animali, funghi), indipendentemente che si trattasse di osservazioni effettuate in servizio nel territorio delle aree protette o altrove, nel tempo libero.

Ogni osservazione va valutata e, quando è di qualche interesse, andrebbe sempre registrata, perché il suo inserimento in banca dati la trasforma in un dato a disposizione di tutti per ricerche, interventi e attività.

Dopo una prima mappatura generica nel territorio in cui svolgo servizio, è risultato più chiaro capire quali specie erano più ovvie, frequenti, e quali invece più rare o che mancavano del tutto all'appello. Dopo sono stati fatti sopralluoghi nelle aree SIC-ZSC che l'ente parco gestisce, si è concentrata la ricerca su specie, in teoria, più attinenti a quegli habitat: ad esempio Dolomedes cf. fimbriatus, Tetragnatha sp. e Pardosa saturatior nelle zone umide, Araneus quadratus in certi prati – cespuglieti, Hogna radiata, Eresus cf. kollari, Philaeus chrysops nei prati radi assolati con pietrame. In genere le ricerche hanno avuto esito positivo. Non sono mancate alcune sorprese, come Pritha sp, Araneus alsine, Cheiracanthium sp., Arctosa cf. cinerea, Atypus sp., Uloborus walckenaerius, Hyptiotes paradoxus, Oxyopes sp., Macaroeris nidicolens, Aterigena ligurica, trovati dove e quando non ce li si aspettava. A oggi sono state mappate 29 famiglie sulle 45 circa note per il Piemonte.

Riconoscere un ragno forse è scontato, ma come si distingue e si classifica?

Dare un nome (a livello di specie) è spesso difficile. Districarsi nella grande complessità di specie e famiglie è complicato ma anche molto interessante e per gli appassionati è una continua sfida, l'ostacolo si supera con una certa dose di memoria ed elasticità, utili anche per affrontare il fatto che la stessa definizione di una determinata specie può subire variazioni, per accorpamento o suddivisione, in base a nuove analisi e conoscenze, come avvenuto negli ultimi anni in cui le famiglie sono diminuite, da 54 a 52, e alcune specie sono state spostate da una famiglia a un'altra.

Sulle centinaia di specie presenti solo una minima percentuale è facilmente identificabile a prima vista. L'identificazione accurata richiederebbe la soppressione dell'animale per dare una lettura precisa dei genitali da cui giungere con maggiore certezza alla specie. Quando si esclude a priori questo tipo di indagine si inizia con la raccolta di immagini fotografiche e, per il tempo concesso dall'animale, con l'osservazione diretta di tutte le caratteristiche distintive.

Si osserva la morfologia dell'animale, l'habitus (aspetto complessivo), il pattern (insieme di eventuali disegni e colori del ragno), la disposizione degli occhi. Sorprendentemente alcune famiglie si riconoscono con facilità dalla distribuzione degli occhi sul cefalotorace, dalle loro dimensioni, e anche dal fatto che una minoranza di famiglie e di specie hanno "solo" sei occhi anziché otto; la dimensione degli adulti può essere utile, ma attenzione appunto ad aver incontrato un adulto anziché un giovane, e ricordarsi del dimorfismo sessuale (in alcune specie il pattern è differente tra maschio e femmina; nella maggior parte delle specie maschi e femmine hanno dimensioni visibilmente diverse, con le femmine più grandi e una conformazione differente al di là delle dimensioni, più altre differenze anatomiche tra gli adulti).

L'analisi di tutti questi elementi, unita all'esperienza, alle precedenti osservazioni e alla letteratura disponibile conduce alla miglior identificazione possibile dell'animale.

Quando e in quali ambienti è più facile trovarli?

I ragni hanno un'elevata diversità e sono caratterizzati dalla capacità di colonizzare tutti gli habitat terrestri. Li si trova dai primi caldi di fine inverno, fino all'autunno. A seconda delle condizioni climatiche del momento, dell'ecologia della specie, è possibile rinvenirne anche in inverno.

Il primo ambiente dove cercare i ragni è la casa (stanze, cantina o soffitta, muri esterni ...) Appare banale ma non lo è. Se si vive vicino a boschi e prati si potranno trovare in casa sia le specie cosiddette sinantropiche (che vivono in compagnia dell'uomo) sia altre silvane che per qualche caso della vita si sono intrufolate da noi. Poi i dintorni di casa, durante una passeggiata: in ambiente rurale sarà sicuramente più facile, chi vive in città può cercare nei parchi o lungo un fiume. Successivamente fuori città, cercando percorsi, tra prati e boschi, i più "naturali" possibili, con alberi disetanei, cespugli, radure, accanto a corsi d'acqua e perché no anche infrastrutture, dalla bacheca in legno al muro di contenimento realizzato in pietra, rispettando sempre il lavoro del contadini e dell'allevatore come le proprietà, private e pubbliche. Se si è fortunati il numero di individui osservati sarà tale che diventerà impossibile andare troppo lontano anzi, non occorre proprio, talvolta la sorpresa è sull'uscio di casa! Durante le escursioni si dovrebbe controllare a terra, scovare movimenti, individuare ragnatele tra i rami di siepi, alberelli, cespugli, erbe; steli d'erba con curvature particolari dovrebbero incuriosire perché potrebbero essere usati da qualche ragno per reggere la propria tela: il ragno si troverà al centro tela o al riparo dello stelo. Il tutto senza arrecare disturbo e stress all'animale, i ragni sono piccoli e delicati e qualunque manipolazione potrebbe arrecare danni. Le ricerche troppo invasive sono da evitare.

Quanto vivono i ragni?

La maggioranza dei ragni vive indicativamente da uno a tre anni a seconda della specie (ed ovviamente di quanti incidenti di percorso riesce ad evitare). Alcune specie raggiungono i dieci – vent'anni, ma sono una minoranza.

A cosa servono i ragni?

I ragni mangiano vespe, mosche, zanzare ma anche ragni stessi, sono predatori naturali quindi utili. Egoisticamente, in casa ci aiutano a eliminano zanzare e mosche, utilitaristicamente in agricoltura, eliminano insetti sui raccolti. Alcuni ragni nel corso della loro vita possono predare migliaia di insetti, sia volanti che non, dal momento che ci sono ragni tessitori di tele che predano insetti volatori e ragni cacciatori erranti che cacciano insetti al suolo. Inoltre i ragni predano ragni, anche della stessa specie. Pertanto chi teme la presenza di ragni in casa o nelle vicinanze dovrebbe anche pensare, per quanto paradossale, al vantaggio che determinate specie di ragni portano nel predare i consimili.
Nessuno si fiderà di loro, ma questo aspetto è reale. Prima di schiacciare un insetto o un ragno, pensiamoci un attimo, meriterebbero la nostra tolleranza. Se esiste, sarà una piccola tessera di un ampio mosaico, avrà un suo ruolo anche quando non è comprensibile. Sull'utilità ci sono studi che propongono i ragni quali indicatori della qualità dell'ambiente.

I ragni a volte sono considerati pericolosi perchè capaci di iniettare veleno, ma sono pericolosi per l'uomo?

Tutti i ragni potenzialmente possono mordere, ne hanno la capacità; ma anche cani e gatti possono mordere, eppure non significa che lo facciano. Idem per i ragni, non è detto che siano tutti mordaci. Alcune specie sembrano più aggressive, più nervose, e dunque più mordaci; altre finora non ci hanno mostrato tale comportamento, anzi appaiono timorose.

La stragrande parte degli individui osservati hanno mostrato timore nei nostri confronti, oppure disinteresse. Il morso avviene come difesa quando li tocchiamo o peggio li schiacciamo. Esistono diverse specie di insetti in grado di mordere e/o pungere, anche con morsi dolorosi e effetti che durano qualche giorno, non sempre si tratta di ragni.

Si possono trattare tre aspetti del morso: quello meccanico, il pizzicare, quello dell'avvelenamento e perché no, quello psicologico. La maggior parte degli individui sono di piccole dimensioni, pertanto l'eventuale morso provocherebbe ben poco dolore. Diverso è il caso di specie più grandi e dotate di cheliceri più imponenti (per grandi intendo sui 20 mm di lunghezza del corpo zampe escluse); ad esempio Segestria fiorentina è nota per qualche caso di morsicatura, è di discrete dimensioni con grandi cheliceri, e lo stesso è riportato per Cheiracanthium punctorium, dal morso particolarmente violento, ed entrambe le specie sembra mostrino una certa aggressività. A titolo di esempio la famosa tarantola nostrana, Lycosa tarantula, che può raggiungere i 30 mm, sarebbe in grado di prodursi in morsi dolorosi; storicamente però (a partire dai racconti di H. Fabre) è nota per essere una specie di indole tranquilla, pertanto se non è messa alle strette non reagisce malamente.

Riguardo alle conseguenze del morso, ricordo che ragni con cheliceri piccoli non sono in grado di perforare la pelle, e il loro veleno non può andare in circolo. Hanno cheliceri piccoli gli individui giovani in genere, ma anche gli adulti di diverse specie (una buona parte dei ragni hanno dimensioni limitate anche da adulti). Una parte delle tossine presenti nel veleno è efficace sugli artropodi ma non sull'uomo. Altre tossine invece possono causare effetti sul nostro sistema nervoso, o danneggiano cellule e tessuti. Le specie italiane dal veleno più pericoloso sono la vedova nera o malmignatta, Latrodectus tredecimguttatus (assente in Piemonte), il ragno violino Loxosceles rufescens, e il Cheiracanthium punctorium.

La guarigione dall'avvelenamento avviene nell'arco di alcuni giorni – una settimana, tranne per i casi più importanti di loxoscelismo causato dal ragno violino, quando la ferita nel punto del morso diventa estesa per infezione batterica e impiega fino a qualche mese per guarire. In questa classifica si possono aggiungere ancora la Segestria fiorentina per le conseguenze e la Zoropsis spinimana che su qualche soggetto ha causato problemi di sensibilizzazione.

In letteratura si trovano anche altri esempi, ma si tratta di morsi dal dolore paragonabile al massimo a punture di vespa, dalle conseguenze limitate nel dolore e nel tempo, ma questo paragone non deve portare fuori strada: mentre il veleno degli imenotteri può causare shock anafilattico nei soggetti predisposti, le tossine del veleno dei ragni non lo causano; casomai ci sono stati soggetti sensibilizzati, ovvero quando sono stati morsi una seconda volta hanno mostrato conseguenze maggiori del previsto, come vesciche e guarigione lenta del morso. Ma ci è voluto un secondo morso della stessa specie! 

C'è però l'aspetto psicologico, che mi permetto di aggiungere, spesso la fa da padrone: nella maggior parte dei soggetti, e in quelli fobici in particolare, infatti, sapere che si è stati morsi da un ragno può far sorgere la paura nell'immediato e timore per le conseguenze, anche quando la specie che aggredisce non è  affatto pericolosa! 

Aggiungo un'ultima battuta: i ragni possono essere inquietanti e, su questo, c'è poco da fare ma, personalmente, prestando attenzione alla loro presenza ed esistenza, osservandone l'attività, e soprattutto scoprendo dalla letteratura altre informazioni, i ragni perdono molto di quella inquietudine tanto da diventare animaletti apprezzabili per aspetto, forma, colore... e chissà cos'altro ancora. 

 

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