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La frenesia dell'ermellino

Simbolo di vivacità e curiosità sono le due caratteristiche che colpiscono chiunque abbia la fortuna di incrociare questo piccolo mustelide in montagna. Velocissimo, apparirà e sparirà dalla nostra vista tornando a controllare se ci siamo ancora e se qualcosa possa metterlo a rischio. Cacciato, in passato, per la sua preziosissima pelliccia (soprattutto in livrea invernale, bianca) è un predatore molto efficace, capace anche di prendere prede cinque volte più grandi di lui. 

  • Franco Borgogno
  • Gennaio 2022
  • Mercoledì, 22 Dicembre 2021
Foto Pixabay Foto Pixabay

Sulle nostre montagne, agli escursionisti più assidui, è sicuramente capitato di vivere un momento emozionante e fugace, più o meno scandito così: una visione, una saetta, un sospiro, un ricordo. Questa la sequenza della storia. L'ermellino era il protagonista. Un animale bellissimo, minuto, un predatore eccezionale, molto curioso ma anche estremamente elusivo che vive dai mille metri di altitudine fino oltre il limite superiore della vegetazione arborea, anche ben più in alto dei tremila metri. Capita di vederlo apparire da un buco tra le rocce o i cespugli, osservarci e scomparire in un attimo. Rifare capolino curioso e scomparire nuovamente, Magari apparire ancora, qualche metro più in là, sempre controllando e valutando la nostra presenza. Bellissimo e molto vitale, evanescente come un sogno.

È una specie che occupa – con varie sottospecie - tutta la fascia settentrionale dell'emisfero boreale fino al quarantesimo parallelo, circa. Non è presente, invece, in tutta l'area Mediterranea. In Italia è diffuso sull'intero arco alpino, con una buona distribuzione – anche se frammentata e non omogenea - che non evidenzia al momento situazioni di declino o riduzione dell'areale. Una curiosità: nel corso dell'Ottocento è stato introdotto in Nuova Zelanda, insieme alla donnola, per contrastare il dilagare dei conigli, portati dai coloni europei ma assolutamente privi di predatori e quindi infestanti.

Bianco d'inverno, bruno in estate

L'ermellino, nome scientifico Mustela erminea, è un mustelide e ha le caratteristiche fisiche tipiche di questa famiglia, la stessa di tassi, faine, puzzole o lontre: corpo allungato e cilindrico, denti da predatore con canini affilati e molari appuntiti, zampe corte, testa appiattita, orecchie piccole e arrotondate (così si limita la dispersione di calore). D'inverno la folta e morbida pelliccia dell'ermellino è candida, bianchissima, con il ciuffo terminale della coda nero. In estate il pelo diventa bruno nella parte superiore del corpo – con il ciuffo terminale della coda sempre nero - delimitato dall'area ventrale color crema da una linea laterale netta e rettilinea. Nella donnola, altro mustelide molto simile, questa separazione non è così chiara, ma irregolare e 'sfrangiata' anche con macchie di colore che si sovrappongono all'altra colorazione e la punta della coda non ha un ciuffo nero.

Pesa appena 30 grammi

Il corpo dell'animale è lungo da 22 a 33 centimetri più una lunga coda che raggiunge un terzo della lunghezza complessiva (da 8 a 13 centimetri, circa). Pesa fino a 300 grammi. La donnola, molto simile, è decisamente più piccola.

Questo tipo di struttura fisica permette all'ermellino di districarsi abilmente e rapidamente negli anfratti delle pietraie, ovvero l'area tipicamente associata alla sua presenza. Non è l'unica in cui vive. Frequenta anche aree cespugliate e alberate, boschetti lungo i corsi d'acqua e ambienti umidi ma evita i boschi maturi con poco sottobosco, perché lì le sue prede sono poco presenti.

Un grande cacciatore

L'ermellino è un cacciatore molto efficace e combattivo, sia diurno che notturno, che si nutre di piccoli mammiferi come topolini, arvicole e toporagni, piccoli rettili, anfibi e piccoli uccelli, come pulcini di pernice o altri volatili delle praterie alpine che nidificano sul terreno. ma è in grado di attaccare e uccidere anche conigli e lepri, ovvero animali che possono avere dimensioni molto superiori.

La vita è, mediamente, di breve durata: circa un anno e mezzo, ma può arrivare anche a tre anni. Gli ermellini devono guardarsi da altri mustelidi, dalla volpe, dal gatto selvatico e dai rapaci: questi sono i loro possibili predatori. Le alterazioni ambientali, e quindi la disponibilità di cibo, e il disturbo antropico possono determinare rapidamente la scomparsa della specie negli areali interessati da queste disfunzioni ecologiche.

Maschi e femmine vivono separati

È una specie fortemente territoriale e i maschi, che dominano territori più ampi di quelli delle femmine, in estate possono arrivare a percorre spostamenti anche di 5 chilometri. Maschi e femmine vivono separati, queste ultime si occupano di accudire la prole, mediamente sei piccoli che vengono messi alla luce in primavera. La gestazione dura 9-10 mesi dall'accoppiamento, che avviene fino a luglio, perché viene sospesa lungamente per superare la stagione più fredda: la gestazione vera e propria è divisa in due periodi di due settimane ciascuno in diversi anni solari.

La vita breve e la lunga gestazione ci fa comprendere che le femmine sono estremamente precoci: si accoppiano ancora giovanissime e partoriscono la prole nella stagione successiva.

In Europa dal Pleistocene

Il progenitore dell'ermellino, conosciuto come Mustela palerminea, è stato uno dei carnivori più diffuso nell'Europa centro-orientale circa due milioni di anni (pleistocene inferiore) fa e i fossili più antichi di ermellino rinvenuti nel nostro continente risalgono al pleistocene superiore, ovvero poco più di centomila anni fa.

L'ermellino è oggi protetto in Italia, ma nella storia la pelliccia di ermellino è stata segno distintivo di potenza, ricchezza e nobiltà: estremamente preziosa, visto che date le dimensioni dell'animale occorrono anche 50 esemplari per comporne una. La pelliccia bianca, inoltre, per il suo candore ha avuto nei secoli un significato simbolico: purezza d'animo. Non a caso la pelliccia di ermellino riveste il bordo della toga dei giudici della Corte Suprema di Cassazione.

 

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