Stampa questa pagina

Il barbuto riconquista i cieli

Torniamo a scrivere di gipeto per dare degli aggiornamenti sulla sua popolazione ma anche per svelare un aspetto curioso di questa specie. Un po' come i fenicotteri si tingono di rosa mangiando gamberetti, così i gipeti si colorano di rosso facendo il bagno: questo avvoltoio ha infatti l'abitudine di farsi frequenti bagni di fango che in pozze d'acqua ferruginose che, negli anni, rendono il piumaggio degli individui di un rosso vivo nella parte del collo e petto. Vi spieghiamo il perchè. 

  • Claudia Facchinetti
  • Gennaio 2022
  • Lunedì, 10 Gennaio 2022
Il barbuto riconquista i cieli

 

Il gipeto (Gypaetus barbatus) è, con i quasi tre metri di apertura alare, l'avvoltoio più grande tra quelli che nidificano in Europa. Per le sue caratteristiche è considerato a metà tra un'aquila e un avvoltoio (da cui deriva anche il nome latino) ma le sue abitudini alimentari sono, comunque, necrofaghe. È chiamato anche avvoltoio barbuto o avvoltoio degli agnelli per una antica credenza che lo vuole rapitore e predatore di agnelli. In realtà, questa specie si nutre di carcasse preferibilmente fresche e soprattutto di ossa, da cui ricava il midollo ricco di calcio e proteine, che spezza lasciandole cadere in volo sulle rocce sottostanti. Questa particolare dieta lo rende unico tra gli avvoltoi e influenza oltre che il comportamento anche il suo aspetto. La testa e il collo calvi di molti avvoltoi sono dovuti, infatti, presumibilmente all'abitudine di cibarsi di carcasse, attività che sarebbe meno agevole se questi uccelli avessero le piume in questa parte del corpo. Ma cibarsi di ossa non porta come conseguenza quella di sporcarsi di sangue quindi il gipeto, pertanto il gipeto ha mantenuto un folto piumaggio sulla testa. Inoltre, i succhi gastrici di questo uccello sono molto acidi, in grado di sciogliere il calcio, favorendo la digestione delle ossa, mentre la sua trachea è lunga fin quasi alla punta del becco in modo che, in caso di ostruzione della gola con un frammento osseo, l'animale possa continuare a respirare.

Il ritorno del barbuto

Estinto in Italia dalla fine degli anni Sessanta, il gipeto è stato riportato su tutto l'arco alpino, dallo Stelvio alle Alpi Marittime, grazie un progetto internazionale di reintroduzione iniziato nel 1978 che ha coinvolto oltre il nostro Paese anche Francia, Germania, Austria e Svizzera. Il primo step è stato creare di uno stock di riproduttori in cattività che permettesse di allevare un gruppo di soggetti adatti al rilascio. Una sorta di "squadrone" da formare per riconquistare la libertà nei territori un tempo abitati dalla specie. I successivi interventi di rilascio hanno, infatti, portato alla liberazione di oltre 200 individui dall'inizio del progetto di cui alcune copie hanno iniziato a riprodursi con successo. In Italia i primi rilasci sono avvenuti nel 1993, con la collaborazione del Parco francese del Mercantour e quello italiano dell'Argentera, e poi nel 2000 tra Stelvio ed Engadina. Nel 1998 la prima coppia "italiana" ha nidificato con successo nel Parco Nazionale dello Stelvio e nel 2000 ha dato vita al primo pulcino nato libero. Oggi la popolazione è in incremento e sulle Alpi italiane in totale si contano quindici coppie nidificanti di cui 9 nel Parco Nazionale dello Stelvio e in Valle Venosta, 5 in Valle d'Aosta e nel Parco Nazionale del Gran Paradiso e 1 in Provincia di Torino nelle Valli di Lanzo. Qui la prima nascita è stata registrata il 13 aprile del 2019. Nello stesso anno, il 20 marzo, una webcam posizionata davanti al nido della coppia di Valsavarenche (PN Gran Paradiso), ha documentato in diretta la nascita di un piccolo gipeto battezzato Avrì.

Bagni di fango per farsi rossi

Oltre alle sue caratteristiche fisiche e comportamentali già uniche tra gli avvoltoi, il gipeto presenta altre peculiarità che lo rendono una specie davvero singolare. Tra queste, quella più curiosa è probabilmente l'abitudine a frequenti bagni di fango che in pozze d'acqua ferruginose che negli anni rendono il piumaggio degli individui, nella parte del collo e petto, rosso vivo. Un po' come i fenicotteri si tingono di rosa mangiando gamberetti così i gipeti si colorano di rosso facendo il bagno. La motivazione di questo comportamento non è chiara anche se ci sono numerose ipotesi analizzate anche in un recente articolo scientifico pubblicato sulla rivista internazionale di scienze aviarie Ibis. Secondo gli autori dello studio condotto tra il 2016 e il 2020 sulla popolazione di gipeti dei Pirenei centrali e occidentali, la volontà ad assumere tale colorazione accesa potrebbe rappresentare una forma di dominanza verso i conspecifici, con gli uccelli più scuri dominanti su quelli più chiari, oppure potrebbe servire a identificare più vistosamente il genere visto che le femmine sono solitamente più intensamente colorate. Una terza ipotesi riguarda la scelta del compagno con i maschi scuri più "appetibili", non a caso, infatti, nei trii (talvolta i gipeti non formano una coppia ma un trio) il maschio dominante è quello più scuro. Tra queste ipotesi quella più probabile resta quello che la colorazione serva a segnalare il suo stato e rifletta la sua capacità di combattere e dominare gli altri individui tuttavia secondo gli esperti il gipeto potrebbe rappresentare un caso interessante di ornamentazione reciproca combinato con dicromatismo sessuale invertito (diversa colorazione dei due sessi con colorazione più accesa nelle femmine).

Sempre aggiornati con Infogipeto

Tra le varie attività previste con il progetto di reintroduzione della specie ci sono oltre i rilasci (che continuano in nuovi siti) e il monitoraggio dei siti di nidificazione e delle coppie anche un costante aggiornamento sullo stato del gipeto sulle Alpi che mette insieme tutti i dati riportati dai vari centri coinvolti. Tra gli strumenti di comunicazione più efficaci c'è Infogipeto, il notiziario annuale pubblicato dal Parco Nazionale dello Stelvio e dal Parco regionale delle Alpi Marittime che riassume lo stato di attuazione del Progetto internazionale del gipeto sulle Alpi coordinato da Vulture conservation foundation (VCF)..
Ogni numero esce in dicembre, in genere dopo il webinar tecnico internazionale sul gipeto che si tiene ogni anno in novembre (ed è attualmente in corso). Dall'ultimo numero pubblicato a dicembre 2020 si evince che l'anno scorso sono stati rilasciati 22 gipeti tra Francia, Spagna e Svizzera (di cui uno, un esemplare spagnolo battezzato Coco, è deceduto a seguito di uno scontro con un'aquila reale, mentre altri 5 per cause antropiche), dalle 52 coppie riproduttive monitorate in Europa nel 2020, si sono involati 36 giovani portando il successo riproduttivo della popolazione selvatica al 69%. Inoltre, per la prima volta dall'inizio del progetto, un gipeto è nato sui Picos de Europa mentre, a ovest dei Pirenei, si è formata la prima coppia sulle montagne centrali del Sistema Iberico. Proprio sui Pirenei si registra una costante crescita della popolazione con circa 1000 gipeti stimati. Insomma, nonostante le difficili circostanze dovute alla pandemia di Covid-19, il 2020 è stato un ottimo anno per il gipeto.

 

Potrebbe interessarti anche...

Questo parente del fagiano, dal comportamento gregario e dalla silhouette rotondeggiante, si è d ...
Pochi animali godono di fama peggiore nell'immaginario collettivo. I serpenti sono stati di volta ...
Fortemente sensibili all'innalzamento delle temperature, al prolungarsi dei periodi di siccità e ...
Mentre nella maggior parte d'Italia iniziavano i preparativi per il cenone di San Silvestro, a Ve ...