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Puzzola europea, la predatrice mascherata

Elusiva, notturna, solitaria: conosciamo meglio la puzzola europea, un curioso mustelide su cui, vista la sua natura schiva, c'è ancora molto da scoprire.

  • Beatrice Gammino
  • Dicembre 2021
  • Martedì, 18 Gennaio 2022
Puzzola europea - Foto Pixabay Puzzola europea - Foto Pixabay

Una predatrice dalla strategia difensiva...odorosa!

La puzzola europea (nome latino Mustela putorius) è, appunto, un mustelide: appartiene cioè alla stessa famiglia di martora e faina, sue cugine più diffuse e conosciute. Con loro condivide certamente l'aspetto del corpo, snello e affusolato, ma ciò che la rende riconoscibile è la caratteristica mascherina facciale: una macchia bianca sul muso e una che lo contorna, colorando di crema fronte e guance, le conferiscono un aspetto simpatico a prima vista.

Le zampe corte e tozze possono farla apparire un animale goffo: in realtà è capace di ampie falcate, con le quali si muove agilmente anche a notevoli velocità. Tuttavia, non è abile nell'arrampicata come la martora: si sposta per lo più sul terreno, cacciando o cercando rifugio in qualche cavità.

E' infatti una abile predatrice e la sua plasticità le conferisce sicuramente un vantaggio dal punto di vista trofico. Si ciba principalmente di piccoli animali, tra cui roditori, lagomorfi (come lepri e conigli), uccelli, ma anche rane e rospi.

Ma a cosa deve il suo nome comune, non certo associato a qualcosa di gradevole nell'immaginario collettivo? Alla sua strategia difensiva: delle ghiandole anali poste alla base della coda! Se disturbata e messa alle strette, la puzzola rilascia un forte odore sgradevole, in grado di far desistere chi ha osato aggredirla.

La puzzola europea è ben adattata a vivere in diversi contesti ambientali, dalle zone forestali a quelle più in prossimità di aree antropizzate. Tuttavia, predilige gli ambienti umidi con fitta copertura vegetale, importante per cacciare e rifugiarsi. La sua presenza, in Piemonte, è stata riscontrata per lo più in zone di media e bassa altitudine, in prossimità di corsi d'acqua e a ridosso delle risaie.

Una sfuggevole presenza

Questo mammifero è ampiamente diffuso in Europa: il suo areale si estende dalla Spagna alla Russia, escludendo solo la Scandinavia, Islanda, Irlanda, Grecia e la fascia adriatica dell'Albania.

Sebbene anche in Italia sia considerata una specie presente in tutta la penisola, fatta eccezione per Sicilia, Sardegna e isole minori, la sua distribuzione potrebbe essere frammentata. Tale incertezza è data dalla mancanza di una stima della consistenza della popolazione a livello nazionale. Studiare una specie notturna, elusiva, che abita ambienti con fitta copertura vegetale non è cosa semplice: questi sono infatti alcuni fattori che rendono difficile avvistare la puzzola europea.

Per il territorio piemontese sono scarse le testimonianze note della sua presenza: i dati raccolti nel corso di indagini sulle collezioni museologiche e segnalazioni di animali trovati morti, parla di 93 esemplari accertati su tutto il territorio regionale. Questo dato si riferisce a quanto riportato nel documento delle Segnalazioni Naturalistiche Piemontesi dedicato ai mustelidi: tale report, aggiornato al 2010, raccoglie oltre 2mila segnalazioni, per lo più risalenti ai 20 anni antecedenti la stesura dello stesso.

La puzzola europea risulta maggiormente presente nella Provincia di Vercelli, dove sono state raccolte 31 segnalazioni, mentre le province per cui si hanno meno dati sono quelle di Cuneo, Torino e Verbano-Cusio-Ossola con rispettivamente 11, 7 e 2 segnalazioni. Sono invece una ventina le segnalazioni sulle province di Novara e Alessandria, precisamente 20 e 22.

La distribuzione spaziale di tali dati disegna perfettamente il quadro dell'habitat idoneo per la puzzola: la maggior parte delle segnalazioni arrivano infatti da zone limitrofe ai corsi d'acqua e dalla Provincia di Vercelli, dove abbondano le risaie, ambiente che la puzzola ha colonizzato con successo.

Ulteriori segnalazioni arrivano dai centri di recupero, coinvolti in prima linea nel soccorso di fauna in difficoltà. Al Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo (CN), per esempio, sono stati ricoverati 5 esemplari in più di 20 anni di attività: un numero sufficientemente basso, che confermerebbe la "rarità" dell'animale sul territorio cuneese. Uno di questi, un maschio adulto vittima di una collisione con un'autovettura, è stato ricoverato e successivamente liberato proprio lo scorso giugno!

Nonostante non si disponga di dati sufficienti a decretare un verdetto sullo status della puzzola in Piemonte, sembra plausibile che la popolazione abbia subito una riduzione negli ultimi decenni. Le cause? Alterazioni ambientali, come deforestazione e bonifiche in bassa quota, alterazioni locali dell'abbondanza di prede, caccia e bracconaggio.

Diffidare delle imitazioni

Spesso nell'immaginario comune, quando si parla di puzzola, si pensa a quel simpatico personaggio dei Looney Tunes di colore nero con delle strisce bianche che partono dal capo e terminano sulla coda. Pepé Le Pew, questo il nome del personaggio, è in realtà una moffetta! Al di là della confusione terminologica, sono diverse le caratteristiche che distinguono le due specie, prima fra tutte la loro distribuzione: la moffetta ha origine in America, mentre la puzzola europea è esclusiva dell'Europa. Inoltre, analisi genetiche hanno rilevato una sostanziale differenza genomica, determinando la suddivisione in due famiglie distinte: Mustelidi e Mefitidi. Ciò che le accomuna, e che probabilmente ha contribuito alla loro confusione, è la produzione dell'odore sgradevole a carico delle ghiandole anali.

Eppure, dovremmo essere in grado di riconoscere la puzzola europea, essendo che esiste una sua "copia" domestica: il furetto (Mustela putorius furo) è infatti frutto della domesticazione della puzzola selvatica, avvenuta circa 2.500 anni fa, la quale era originariamente utilizzata per la caccia al coniglio.

NB: Foto della galleria p.g.c. CRAS di Bernezzo (CN)

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