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Val Grande, scoperta la falena che si finge vespa

Lo scorso agosto una ricercatrice polacca ha osservato per la prima volta nel Parco Nazionale della Val Grande Pennisetia hylaeiformis, una falena che si finge vespa.

  • Alessandra Fassio
  • Ottobre 2021
  • Lunedì, 8 Novembre 2021
Esemplare di Pennisetia hylaeiformis - Foto  Esemplare di Pennisetia hylaeiformis - Foto

L'identikit della falena...

I Sesiidi (lepidotteri ad ala chiara) sono falene diurne e talvolta crepuscolari morfologicamente somiglianti agli imenotteri, la cui caratteristica più appariscente sono le ali strette, completamente trasparenti o con chiazze trasparenti. Nel corso dell'evoluzione, le farfalle notturne hanno fortemente ridotto la quantità di scaglie alari in modo tale da coprire spesso solo le vene e i contorni. La specie Pennisetia hylaeiformis può essere osservata nella maggior parte dell'Europa settentrionale e centrale. Questa falena può raggiungere un'apertura alare di 22-32 mm, ha ali anteriori marroni caratterizzate da una stretta area trasparente a forma di cuneo e da una piccola finestra esterna a tre celle. Il torace è nero con due strisce gialle e con un collare giallo. Si tratta di una falena a volo diurno che può volare da giugno ad agosto a seconda della posizione. Le larve vivono nel fusto e nelle radici di piante di lampone selvatico di cui si nutrono. Sulle Alpi sono presenti 54 specie di Sesiidi: molte sono rare o localizzate e alcune non sono più state osservate. Undici sono le specie osservate in Piemonte, mentre nel Parco Nazionale Val Grande ad ora nessuna era ancora stata segnalata. La ricercatrice polacca Marta Skowron, che si dedica a questo gruppo di lepidotteri da 7 anni, ha scoperto come questa e altre specie della stessa famiglia siano simili alle vespe non solo per la colorazione a strisce gialle e nere, ma anche perché di queste imitano le traiettorie di volo e il ronzio. Per osservare i Sesiidi non è sufficiente un retino entomologico, ma sono stati utilizzati particolari attrattivi odorosi, chiamati feromoni, che imitano quelli emessi dalle femmine fertili e attirano quindi individui di sesso maschile. I risultati emersi contribuiscono ad incrementare le conoscenze sugli insetti impollinatori dell'arco alpino, per cui sono già stati attivati ulteriori studi da parte di molti Enti e Società di ricerca.

...e quello della sua scopritrice

Marta Skowron Volponi è una ricercatrice polacca dell'Università di Bialystok e si sta concentrando sugli aspetti acustici di queste imitazioni presso l'Università di Torino con ricerche sul campo in Polonia, Malesia, Thailandia e Italia. I suoi studi approfondiscono i caratteri comportamentali con documentazioni video e collocazione nel contesto ecologico tramite studi acustici e biomeccanici di notevole somiglianza mimetica nel gruppo.

Dal 2020 al 2023 Marta sarà in Italia per studiare meglio la capacità di questi insetti di imitare il ronzio delle vespe; il Laboratorio di Zoologia del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università degli Studi di Torino sarà al fianco della studentessa.

Il mimetismo batesiano

Uno dei concetti cruciali della biologia evolutiva, descritto inizialmente da Bates nel 1862 e quindi chiamato mimetismo batesiano, afferma che le specie innocue traggono beneficio dall'assomigliare a specie nocive. I "mimi" batesiani sfruttano l'evitamento appreso dai predatori e sono quindi parassiti che possono aumentare gli attacchi ai loro modelli indebolendo le capacità di discriminazione dei predatori dei veri segnali di difesa.

Alla famiglia dei Sesidi appartengono le falene specializzate nell'imitare altri insetti imenotteri armati di pungiglione. La lotta senza fine per sopravvivere ha portato queste innocue falene ad attuare strategie per ingannare i predatori assumendo l'aspetto e talvolta anche il comportamento di vespe e calabroni. Questo mimetismo si verifica quando una specie animale inoffensiva sfrutta la sua somiglianza con una specie pericolosa, tossica o dal sapore sgradevole assumendo i vivaci colori di avvertimento di quest'ultima per ingannare i predatori. I colori vistosi di avvertimento e le ali trasparenti rendono queste falene indistinguibili dai temibili insetti aculeati. Persino il ronzio che i sesidi emettono quando sono in volo, insolito per delle falene, serve a rendere l'inganno più efficace. In questo modo nella mente dei predatori la specie batesiana viene associata a quella pericolosa in modo da aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza.

Le falene che assomigliano ad api o vespe e talvolta ne imitano i comportamenti sono tuttavia incapaci di infliggere morsi o punture dolorose. Anche il mimetismo acustico è talvolta messo in atto: i ronzii di due specie di falene del sud-est asiatico che sono stati confrontati con due specie di api che si trovano nello stesso habitat. Le registrazioni sono state eseguite su insetti volanti liberi in natura e i risultati sono stati sorprendenti. Sulla base di diversi parametri acustici e frequenze del battito delle ali calcolate da video al rallentatore, è stato confermato che i ronzii prodotti da entrambe le falene rassomigliano molto a quelli di una particolare specie di ape. Altre hanno ciuffi giallastri simili ai peli usati dalle api per raccogliere il polline; altre ancora vivono negli stessi habitat delle api volando in traiettorie a zigzag, il che li rende estremamente difficili da distinguere. Queste imitazioni della locomozione delle api sono un esempio lampante di mimetismo comportamentale che rafforza i segnali visivi che ingannano i predatori. Le somiglianze con le api, indicano che le falene applicano un mimetismo multimodale, in cui le somiglianze morfologiche vanno di pari passo con imitazioni di comportamento, di suoni e segnali chimici.

Pochi altri invertebrati hanno sviluppato somiglianze più notevoli con i loro modelli evolutivi rispetto a quelli della famiglia dei lepidotteri Sesidi. Tuttavia, a causa della loro rarità, della difficoltà di localizzarli sul campo, nonché dell'occorrenza stagionale e difficile da prevedere, le falene sono generalmente poco studiate e solo ora vengono scoperti aspetti del loro comportamento e della loro biologia.

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