Stampa questa pagina

Cronaca di un ritrovamento eccezionale

Se trovi un piccolo di tartaruga marina, non toccarlo. Avvisa subito la Guardia costiera e non calpestare le sue orme, perchè sono importanti per rintracciare il nido da cui si è allontanato. Continua a monitorarlo in attesa di chi se ne può occupare e, se puoi, documenta l'evento affinchè luogo e animale siano riconoscibili, ma senza disturbare.

Quella che segue, è la storia di un ritrovamento eccezionale avvenuto soltanto poco tempo fa.

  • Paola Viviana Trovò
  • Ottobre 2021
  • Martedì, 26 Ottobre 2021
Caretta caretta  | Foto E. Biasissi - Ass. Menkab Caretta caretta | Foto E. Biasissi - Ass. Menkab

Il 6 settembre scorso, alle 10 di mattina, su una spiaggia privata di Finale Ligure, un bagnante di Torino, Gianmario Steffenoni, ha trovato un piccolo di tartaruga marina. 
Consapevole l'importanza dell'avvistamento, ha avvisato immediatamente il bagnino che ha prontamente chiamato al numero 1530 la Guardia costiera di Finale Ligure che ha attivato le Associazioni del territorio, specializzate in un suo recupero.

Ad accorrere per primi sul posto sono stati i biologi marini dell'Associazione Menkab e di Salto nel Blu, fra cui Eleonora Pignata (per Menkab) e Martina Negri (per Salto nel Blu) che, grazie anche all'aiuto dello stabilimento balneare e della Guardia Costiera, hanno delimitato un corridoio di sicurezza intorno alla zona in cui è stato avvistato il piccolo e iniziato le operazioni di monitoraggio e ricerca del nido. Nel primo pomeriggio, la recinzione posta a tutela del sito era già posizionata e, nel mentre, venivano informati tutti i presenti (addetti allo stabilimento balneare e semplici curiosi) sulla straordinarietà dell'evento.

Le ricerche al mattino

Fin dall'inizio, è stato importante il supporto telefonico del veterinario dell'Acquario di Genova, Matteo Sommer, sopraggiunto a Finale Ligure il giorno successivo, insieme ad altri tecnici di ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente Ligure). Gli esperti hanno analizzato la situazione e ragionato sulla possibile ubicazione del nido per gestire al meglio il ritrovamento. Una vera squadra composta da: il Comune di Finale Ligure, la Capitaneria di Porto di Savona, l'Acquario di Genova, ARPAT e ARPAL, i Delfini del Ponente, l'Istituto Tethys, il WWF ed alcuni gruppi di volontari fra cui Gruppo Pelagos, CEA di Finale Ligure e, ovviamente, il gestore dello stabilimento balneare.

A distanza di pochi giorni, a questa insolita scoperta se ne sono aggiunti altre, a conferma dell'avvenuta nidificazione: non si trattava, quindi, di una piccola tartaruga spiaggiata e tornata poi in mare. Per la biologia marina l'evento è un importante tassello: i piccoli rettili, appartenenti alla nostra specie autoctona Caretta caretta che abitualmente frequenta il Mar Ligure per alimentarsi, rappresentano il primo caso noto di nidificazione sulle coste liguri e, insieme alla recente nidificazione a Jesolo, sono i nidi più a nord del Mediterraneo. La tartaruga Caretta è, infatti, l'unica testuggine marina che si riproduce in tratti costieri italiani.

Le indagini del pomeriggio

Nel pomeriggio del giorno successivo, 11 settembre, è stata  avviata una dettagliata ricerca guidata da ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) della Toscana, unico ente autorizzato in deroga dal Ministero per la Transizione ecologica a trattare questi animali, tutelati ai sensi della direttiva Habitat (92/43/CEE). Alle operazioni ha partecipato anche il personale del Centro del Mare dell'Università di Genova e del settore Biodiversità di Arpal, i ricercatori dell'Università di Pisa, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale, il personale dell'Acquario di Livorno e referenti PACA (Provenza-Alpi-Costa-Azzura) della rete tartarughe marine della Francia mediterranea.

Nel corso della giornata è stata trovata una piccola tartaruga a diverse decine di metri di distanza dal luogo del primo avvistamento, quindi fuori dall'area recintata, nella zona di spiaggia libera di proprietà comunale. Per questo motivo, gli esperti di Arpa Toscana hanno chiesto al Comune di Finale Ligure di chiudere la spiaggia almeno durante le ore serali e notturne, in modo ridurre al minimo il disturbo nel momento di uscita dal nido. Purtroppo, l'Ammnistrazione comunale non ha raccolto l'invito, dando seguito a numerose polemiche: le uova di un nido non protetto o non segnalato, infatti, raramente riescono a schiudersi. Il loro guscio è troppo leggero e morbido, e il continuo calpestio di curiosi, attirati dalla "spiaggia delle tartarughe", può rompere i gusci e mettere a repentaglio la sopravvivenza degli esemplari: per questo le azioni di tutela sono importanti. Grazie alla collaborazione dei gestori dello stabilimento balneare è stato invece spento il faro di sicurezza sulla spiaggia, onde evitare che le tartarughine fossero attirate verso il faro anzichè verso il mare.

Evitare calpestii, mantenere una distanza di sicurezza dall'area di nidificazione, non utilizzare luci dirette e non emettere rumori forti sono tutte semplici regole ma fondamentali, suggerite dall'Acquario di Genova, per non disturbare i nascituri in un momento delicato, rischiando di compromettere il buon esito di un evento peraltro così eccezionale. Tutti gli esperti hanno poi spiegato che non bisogna assolutamente toccare le tartarughe e che, in caso di nuovi avvistamenti, è necessario chiamare la Guardia costiera. 

Il proseguo della storia

Per sapere com'è proseguita questa storia anche dopo la 'ribalta mediatica', abbiamo contattato Elia Biasissi, biologo marino e consulente scientifico dell'Associazione Menkab e gli abbiamo rivolto qualche domanda

Dottor Biasissi, fino a quando i monitoraggi sono andati avanti?

Fino a lunedi 13 settembre, quando non siamo più riusciti a organizzare turni di monitoraggio e ipotizzando che l'evento di nascita si fosse concluso. Nel lasso di tempo intercorso tra il primo avvistamento e il 13, la spiaggia è stata continuamente monitorata dal sottoscritto ma soprattutto da Eleonora Pignata e Martina Negri che si sono organizzate in turni per coprire sia il giorno che la notte.

Il nido è stato poi trovato?

Il nido, che si pensa sia unico, non è stato trovato nonostante i numerosi sforzi.

Complessivamente quante tartarughe sono state trovate?

Quattro: una viva il primo giorno che ha raggiunto il mare; una ritrovata già morta sulla spiaggia; due vive il sabato, di cui una ha raggiunto il mare e la seconda è stata trasportata all'acquario perché non era in buone condizioni: Poi purtroppo è morta.

Come spiega una nidificazione a latitudini così elevate? 

L'ipotesi più probabile è che, dato che il sesso dei nascituri è dipendente dalla temperatura, questa specie per mantenere la sex ratio della nuova generazione stia allargando (e non spostando! ndr) il suo areale di nidificazione verso Nord arrivando, infine, anche in Liguria. In questo caso escluderei che sia dovuto a politiche di tutela: è semplicemente una risposta al graduale innalzamento delle temperature. Da alcuni anni, infatti, Caretta caretta nidifica anche in alta Toscana, nella zona di Livorno, dove proprio quest'anno sono stati individuati ben sei nidi.

Si attendeva una sua deposizione sulle coste liguri?

Nel nostro campo siamo abituati ad aspettarci tutto: basta vedere gli avvistamenti di orche, balena grigia, megattera, pseudorche che si sono susseguiti negli ultimi anni. Si sapeva che questa specie si stava spingendo sempre più a Nord per deporre, quindi era ragionevole pensare che sarebbe successo ma, ovviamente, non era prevedibile né dove né quando.

Pensa che sia l'unico nido presente o che ce ne siano altri, considerato che nel periodo riproduttivo le femmine si raggruppano in branchi?

Non c'è una risposta corretta a questa domanda. Potrebbe essere stata l'unica o essercene più di una. Sarà importante il prossimo anno monitorare attivamente le spiagge per riuscire a riconoscere le tracce di una nidificazione e osservare meglio l'avvenimento.

Siete già al lavoro con le istituzioni per un piano di monitoraggio?

Ci aspettiamo che il prossimo anno possa avvenire un evento simile, ma non è certo. Quello di quest'anno è stato comunque utile per collaborare con realtà sul territorio ed essere pronti e organizzati per eventi futuri.

La Liguria, con le sue le spiagge affollate di stabilimenti, è in grado di accogliere la specie Caretta caretta?

In parte è vero, le spiagge liguri non sono esattamente l'habitat ideale per la nidificazione di questa specie ma io credo che, nel prossimo futuro, il coinvolgimento attivo della popolazione residente, dei turisti delle nostre spiagge e la collaborazione con gli stabilimenti balneari, uniti a una corretta divulgazione scientifica, giocheranno un ruolo chiave nella tutela di questa specie. Crediamo molto nell'aiuto dei cittadini per la protezione dell'habitat marino e penso che grazie all'aiuto di tutti sarà possibile monitorare questa specie. Del resto, la situazione di Caretta caretta è sicuramente migliorata rispetto al passato e questo anche grazie a una sempre migliore conoscenza di questa specie che abita nei nostri mari.

 

Carta d'identità di Caretta caretta (Linnaeus, 1758) 

Classe Reptilia - Ordine Testudines - Famiglia Cheloniida

Tratto da "GUIDA ALLA FAUNA D'INTERESSE COMUNITARIO DIRETTIVA HABITAT 92/43/CEE" - Ministero dell' Ambiente e della Tutela del Territorio Direzione per la Protezione della Natura

MISURE DI PROTEZIONE

DIRETTIVA HABITAT: Allegati *2 e 4

CATEGORIA IUCN: in pericolo 

STATUS CHECKLIST: delle specie della Fauna d'Italia: minacciata 

Convenzione di Barcellona: allegato II del Protocollo SPA/BIO

Convenzione di Berna: Allegato II

Convenzione di Washington- inclusa nella Convenzione CITES

Convenzione di Bonn: Allegati I e II

Habitat, ecologia e biologia

E' una specie pelagica che predilige le acque dei mari temperati e subtropicali anche se può spingersi in mari più caldi. Le popolazioni mediterranee tendono a concentrarsi nelle parti più orientali del bacino, dove si riproducono, e in quelle meridionali, dove svernano. La femmina raggiunge la maturità sessuale tra i 15 e i 25 anni, vivendo in mare aperto. Solo per il fondamentale momento della deposizione le femmine tornano alla spiaggia dove sono nate. Durante la stagione riproduttiva si formano branchi che intraprendono migrazioni, spesso lunghe anche centinaia di km, verso i luoghi di deposizione che vengono mantenuti di anno in anno. Gli accoppiamenti hanno luogo in prossimità delle coste.
Le deposizioni si hanno da fine giugno e a fine luglio. La femmina, nelle ore notturne, raggiunge la spiaggia, e scava una buca profonda circa 40-70 cm in cui depone da 60 a 200 uova; poi ricopre la buca e ritorna in mare. In una stessa stagione riproduttiva la femmina può costruire più nidi e nidificare anche due volte l'anno nell'arco della stessa stagione estiva. Le femmine si riproducono in media ogni 2-3 anni. Le uova schiudono dopo 6-8 settimane dalla loro deposizione. I piccoli al momento della nascita misurano circa 5 cm e pesano in media 60 gr. E si dirigono repentinamente verso il mare. L'accrescimento è relativamente veloce, i giovani di 3 anni sono lunghi in media 50 cm per 20 Kg di peso, a 4-5 anni sono lunghi circa 60 cm per 30-35 Kg. Si ciba soprattutto di molluschi e crostacei. I neonati, subito dopo la schiusa, che può avvenire sia di giorno che di notte, nel tragitto che li separa dal mare, possono venire predati dagli uccelli marini.

Fattori di minaccia

Le minacce per la specie sono rappresentate principalmente dalla cattura accidentale nelle reti da pesca, dalla progressiva scomparsa di siti adatti alla deposizione dovuta al degrado dei litorali, dal disturbo antropico nei siti di nidificazione che costringe le madri a deporre le uova troppo a riva esponendole al rischio della risacca, dal bracconaggio, dall'ingestione di rifiuti che in alcuni casi provocano il soffocamento e la morte degli individui. Il traffico navale può determinare collisioni, e conseguente morte, con individui che nuotano in superficie. Oltre ai fattori appena descritti anche l'inquinamento luminoso è una minaccia, con le luci che vengono confuse con il luccichio della luna e disorientano i neonati che alla schiusa. Non mancano i cambiamenti climatici, che sono responsabili di deposizioni troppo anticipate (maggio) e di schiuse troppo tardive (ottobre), esponendo i nidi al cattivo tempo.

Distribuzione

E' una specie cosmopolita, presente in tutte le acque temperate e sub-tropicali del globo ma più rara nei mari tropicali. Nel Mediterraneo è la tartaruga di mare più diffusa anche se il numero di femmine che vengono a nidificare sulle coste italiane è comunque molto limitato.

Le "cugine" di Caretta caretta presenti nel Mediterraneo (da faunaitalia.it): 

Chelonia mydas: Catturata nei nostri mari solo eccezionalmente.
Eretmochelys imbricata: Non se ne conoscono catture avvenute in acque italiane, ma ne sono note per l'Egeo.
Lepidochelys kempii: Solo un individuo sarebbe stato catturato nel Mediterraneo, presso Malta.
Dermochelys coriacea: la tartaruga liuto viene avvistata raramente anche nel Mar Ligure (cit. Elia Biasissi)

Nelle nostre acque possiamo trovare ben 5 specie di tartarughe marine sulle sette esistenti al mondo

 

Potrebbe interessarti anche...

Questo parente del fagiano, dal comportamento gregario e dalla silhouette rotondeggiante, si è d ...
Pochi animali godono di fama peggiore nell'immaginario collettivo. I serpenti sono stati di volta ...
Fortemente sensibili all'innalzamento delle temperature, al prolungarsi dei periodi di siccità e ...
Mentre nella maggior parte d'Italia iniziavano i preparativi per il cenone di San Silvestro, a Ve ...