Stampa questa pagina

Il mondo nascosto delle migali italiane

Alla scoperta delle specie di ragni europei e italiani e delle loro curiose abitudini, come quella di costruire ragnatele a forma di borsetta o tubo per catturare le prede. Tra le particolarità c'è anche quella che i ragni botola condividono con noi umani: il rischio, in caso di distrazione, di restare chiusi fuori di casa!

  • Federico Crovetto*
  • Agosto 2021
  • Martedì, 21 Settembre 2021
Nemesia sp. - Foto F. Crovetto Nemesia sp. - Foto F. Crovetto

La parola "migale" viene normalmente usata per indicare (erroneamente!) un gruppo di ragni di grosse dimensioni e ricoperti di peli che vivono in zone tropicali, conosciuti con il nome di tarantole.

La parola tarantola (derivata dalla tarantella, un ballo originario del sud Italia) si riferisce ad un ragno lupo (Lycosidae) o Lycosa tarantula che - per le sue dimensioni relativamente grandi - è sempre stato considerato pericoloso.

Tornando a noi, la parola migale ha origine dal nome di un infraordine di ragni, i Mygalomorphae (Orthognatha), maggiormente diffuso nelle regioni tropicali del pianeta, ma comunque presente anche negli USA e in Europa, seppur con una biodiversità di specie minore. La loro ampia distribuzione, che presenta variazioni nel numero, ci suggerisce che un tempo, prima della separazione della pangea, erano diffusi veramente ovunque.

Caratteristica distintiva di questo gruppo è la posizione dei cheliceri (parti dell'apparato boccale) che sono rivolti verso il basso, quindi disposti longitudinalmente al corpo.

La prima volta che ho potuto osservarne un individuo sono rimasto colpito proprio da questi "dentoni", che in alcune specie raggiungono addirittura 1/3 della lunghezza corporea!

Molti si chiederanno perché le specie presenti in Europa e quindi in Italia siano poco conosciute e difficilmente osservabili. Il motivo risiede nelle loro ridotte dimensioni (al massimo 3 cm) e soprattutto nelle loro particolari abitudini.

In Europa al momento vivono sette famiglie (Atypidae, Ctenizidae, Cyrtaucheniidae Nemesiidae, Theraphosidae, Hexathelidae, Idiopidae) di cui le prime cinque sono presenti in Italia.

La famiglia delle Atypidae, in particolare, comprende tre specie: Atypus affinis, A. muralis ed A. piceus.

In tutti e tre i casi le dimensioni delle femmine non superano i 18 mm, mentre i maschi di solito misurano intorno ai 10-12 mm.

In inglese li chiamano "purse web spiders", cioè "ragni dalla tela a borsetta", proprio per la loro tipica ragnatela, a volte lunga anche 60 cm, che è per la maggior parte interrata e di cui spuntano all'esterno solo 10-12 cm. La parte esterna è ricoperta di materiale detritico trovato nei dintorni, rendendola invisibile ai più e facendola assomigliare ad una piccola radice. Lo scopo di questa parte esterna, chiamata anche tubo di cattura, è predatorio: il ragno infatti aspetta all'interno del "tubo" l'arrivo di una preda. Quando quest'ultima vi passa sopra, che sia un coleottero o un millepiedi, viene perforata attraverso la tela dai forti cheliceri del ragno, dopodiché viene portata all'interno e da lì a breve l'apertura viene ricucita.

L'attività riproduttiva è in estate-autunno: la femmina, rimasta all'interno della tana, attende il maschio che - appena trova il tubo esterno - ci picchietta sopra. Se la femmina glielo concede, il maschio rompe la tela secernendo dei succhi gastrici ed entra. I due coabiteranno per pochi mesi: il maschio di solito muore all'interno della tana e funge da cibo per la femmina. Dall'ovisacco, in estate, usciranno i giovani (fino a 100!), i quali rimarranno all'interno della tana fino alla primavera successiva, momento in cui si disperderanno.

Per fare ciò usano un sistema chiamato "ballooning", cioè la creazione di un lungo filo di seta il quale fungerà da mezzo di trasporto per la dispersione. Questo è un fenomeno difficile da osservare, possibile solo in zone con forti densità.

I cicli vitali variano leggermente tra le tre specie e di anno in anno variano in funzione delle variazioni climatiche, ormai frequenti.

Preferiscono luoghi assolati ed asciutti, esposti a sud, lungo le scarpate, nei margini boschivi e a volte anche in boschi radi. Essendo ragni scavatori hanno bisogno di un terreno calcareo-sabbioso, quindi abbastanza friabile.

Per le loro abitudini è più facile imbattersi in un maschio, errante durante il periodo riproduttivo, piuttosto che in una femmina, che esce più di rado dalla tana. Le tre specie sono molto simili tra loro e per distinguerle occorre osservarne le filiere posteriori.

Quelli invece che sono definiti "trapdoor spider", ossia ragni botola, appartengono alle famiglie dei Ctenizidae, Nemesiidae e Cyrtaucheniidae.

Il nome comune di questi ragni ci fa capire una delle loro più importanti abitudini, cioè quella di creare delle tane tubiformi sotterrane, di cui spunta solo un coperchio, estremamente mimetico e di piccole dimensioni, al massimo 1,5 cm di diametro. Questo coperchio ha diverse funzioni, prima tra tutte quella di proteggere il ragno da eventuali pericoli ma ha anche finalità predatorie. Il ragno infatti attende di notte sotto la "botola" il passaggio di prede. Una volta che il malcapitato si trova alla giusta distanza, il ragno che ha percepito la sua presenza attraverso le vibrazioni, esce per catturarlo, stando però attento a tenere sempre una zampa dentro alla cavità, così da evitare che "la porta" - che è l'unica entrata della sua tana - gli si si chiuda dietro.

Gli Ctenizidae, detti "cork-lid trapdoor spider" cioè "ragni botola a forma di tappo di sughero", sono presenti con due sole specie: Cteniza sauvagesi e Cteniza moggridgei.

Si tratta dei Mygalomorphae più grandi d'Italia, le cui femmine possono raggiungere 2,5 cm di lunghezza. Di dimensioni simili sono anche i Nemesiidae, presenti sul territorio nazionale con un numero maggiore di specie facenti parte dello stesso genere Nemesia sp., ma molto difficili da distinguere, per cui è necessario l'ausilio di uno stereomicroscopio e tanta esperienza.

I Nemesiidae si distinguono dai Ctenizidae per la presenza di striature più scure sull'opistosoma (ovvero l'addome) ed una colorazione di fondo un pochino più chiara, oltre che dalla presenza di scopulae, cioè peli che permettono di arrampicarsi anche su superfici lisce.

Gli Ctenizidae preferiscono vivere in luoghi assolati, con vegetazione rada, anche in questo caso il terreno deve essere abbastanza friabile per permettere l'escavazione; i Nemesiidae invece hanno un'ampia gamma di habitat ideali, essendoci numerose specie, abituate a condizioni differenti, per cui si possono trovare in ambienti boschivi, in zone di macchia mediterranea e addirittura nei pascoli.
L'unico esponente italiano della famiglia dei Theraphosidae è l'Ischnocolus valentinus, abitante della macchia mediterranea siciliana, che vive anche nella penisola iberica e in alcuni paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo.
Il fatto che queste specie siano così elusive e quindi anche relativamente poco studiate ci da la possibilità di fare ogni tanto delle piccole scoperte, come la specie descritta nel 2014, Amblyocarenum nuragicus (Cyrtaucheniidae), il cui nome ci suggerisce essere endemico della Sardegna. Questo ragno c'è sempre stato, ma è stato attribuito erroneamente al genere Cteniza sp., così dopo un lungo studio tre autori (Decae A., Colombo M. e Manunza B.) hanno potuto dargli un nome e posizionarlo nella corretta famiglia.

* Naturalist and Wildlife Photographer

sito internet: www.federicocrovetto.it
pagina Instagram: @federico.crovetto
pagina Facebook: Federico Crovetto Naturalist and Wildlife Photographer

 

Tags

Potrebbe interessarti anche...

Questo parente del fagiano, dal comportamento gregario e dalla silhouette rotondeggiante, si è d ...
Pochi animali godono di fama peggiore nell'immaginario collettivo. I serpenti sono stati di volta ...
Fortemente sensibili all'innalzamento delle temperature, al prolungarsi dei periodi di siccità e ...
Mentre nella maggior parte d'Italia iniziavano i preparativi per il cenone di San Silvestro, a Ve ...