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Attenti al fagiano di monte!

Le Aree Protette Alpi Marittime e quelle dell'Ossola hanno avviato progetti e una campagna di informazione per favorire una corretta frequentazione della montagna, nel rispetto delle popolazioni di fagiano di monte, animale in difficoltà nonostante l'assenza del turismo invernale che ha caratterizzato questo ultimo periodo. 

  • Alessandra Fassio
  • Marzo 2021
  • Martedì, 30 Marzo 2021
Maschio di fagiano di monte o gallo forcello - Foto Pixabay Maschio di fagiano di monte o gallo forcello - Foto Pixabay

 

Il fagiano di monte (Tetrao tetrix) - o gallo forcello - appartiene all'ordine Galliformes e alla famiglia Tetraonidae. Il termine tetraonide deriva probabilmente dal greco antico e il suo significato è quello di "far chiasso in quattro", evidentemente collegato alle abitudini canore e gregarie di questi animali nel periodo degli amori. L'Italia rappresenta uno dei punti più meridionali di diffusione della famiglia dei tetraonidi, tipica dei climi freddi. La sua origine risalirebbe al periodo terminale dell'orogenesi alpina milioni di anni fa, seguito poi dalle glaciazioni alpine nelle ultime migliaia. I tetraonidi si sono adattati al progressivo ritiro dei ghiacciai verso nord e sono rimasti solo nelle zone che hanno mantenuto le caratteristiche ambientali di quei tempi e cioè in ambiente alpino di alta quota.

Come convivono fagiano di monte e attività outdoor?

La montagna in inverno è tranquillità e silenzio e gli sport invernali sono un vero piacere. La presenza di turisti nell'ambiente montano può tuttavia recare stress alle specie animali che vi abitano. Certo le due "cose" devono coesistere, ma come? Su tutto l'arco alpino si stanno moltiplicando le campagne di sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza tra gli appassionati di attività outdoor: un invito agli escursionisti a svolgere attività sportive con un atteggiamento virtuoso e rispettoso per l'ambiente, per la fauna selvatica e in particolarmente per il fagiano di monte, i cui popolamenti risultano minacciati dagli sport invernali. Pertanto è buona norma seguire le tracce già segnate, ad esempio, durante lo sci alpinismo, restare lontano dal bosco e dagli arbusti, perché è proprio lì che si potrebbero incrociare le loro zone di "rifugio" dell'animale. 
In montagna, non siamo mai soli: la nostra presenza potrebbe provocare situazioni di stress e causare fughe repentine del fagiano che, per trovare un altro posto tranquillo, spenderà energie non indifferenti, che lo renderanno più vulnerabile a patologie e predatori.

Un fagiano con le racchette da neve!

Anche durante il lungo inverno, i fagiani rimangono nell'area superiore del bosco. Per sopravvivere in questo ambiente difficile, la specie ha evoluto una serie di adattamenti specifici: piume dotate di doppio vessillo, narici e tarsi piumati, dita munite di scaglie epidermiche laterali simili a racchette per aumentare la superficie di appoggio sulla neve. Hanno poi l'abitudine di scavare buche nella neve soffice, dove trascorrono la maggior parte del giorno, ottenendo due risultati: nascondersi dai predatori e creare un microclima più confortevole rispetto all'ambiente esterno. Immobilità e temperature "non troppo rigide" consentono loro di sopperire alla scarsa qualità del cibo. Purtroppo si tratta di un equilibrio difficile da mantenere. 

La campagna #attentialfagianodimonte

L'Ente di gestione delle Aree Protette Alpi Marittime ha avviato già da tempo una campagna di comunicazione #attentialfagianodimonte sui propri canali social, per favorire un turismo consapevole della montagna nel rispetto delle popolazioni di questo galliforme. Due volte la settimana, per tutto il periodo invernale, sono stati pubblicati dei post per offrire consigli su come approcciarsi agli sport invernali senza recare danni alla fauna selvatica.
Sono aiuti validi in generale, ma è importante che vengano applicati soprattutto in due areali con una presenza abbondante del galliforme: Palanfrè, in Valle Vermenagna, e il Bosco delle Navette, in Alta Val Tanaro.

Nelle due uscite settimanali sono state approfondite anche la biologia e l'etologia, per evitare conseguenze gravi sui fagiani, grazie anche alla collaborazione di sciatori e ciaspolatori.

Video: Parc Naturel Régional du Massif des Bauges

 

Nelle Aree Protette dell'Ossola c'è il progetto RESICETS

L'Ente di Gestione delle Aree Protette dell'Ossola, attraverso il progetto RESICETS (Resilienza ambientale delle attività ricreative nelle aree protette dell'Ossola), cerca di sensibilizzare tutti quegli operatori turistici (guide, accompagnatori, attività ricettive) che si impegnano a fianco del parco per la gestione e la riduzione degli impatti delle attività ricreative e turistiche.

Il progetto ha una durata di tre anni e prevede attività che vanno dal monitoraggio della fruizione alla formazione degli operatori, dall'attivazione di una campagna informativa all'allestimento di alcuni percorsi escursionistici a basso impatto.

Gli obiettivi sono: aumentare la consapevolezza e la partecipazione degli attori locali per proporre soluzioni alternative di fruizione, ma anche quelle dei turisti attraverso messaggi positivi e indurre cambiamenti volontari e consapevoli. Le attività principali messe in atto dal parco consistono nel monitoraggio della fruizione per raccogliere visioni, approcci e suggerimenti attraverso la somministrazione di questionari spontanei e guidati. Fondamentale è la progettazione, la realizzazione e la promozione di percorsi di fruizione a "impatto 0" da proporre ai fruitori delle Aree Protette. Tutto questo grazie a una efficace comunicazione e informazione per il grande pubblico, i turisti e i frequentatori del parco.

I monitoraggi e la situazione in Piemonte

I fagiani di monte sono elementi faunistici di grande interesse ecologico e gestionale, la cui conservazione non può prescindere da informazioni aggiornate sulla distribuzione e sulla dinamica delle loro popolazioni.

Sono inseriti negli elenchi delle specie prioritarie da tutelare nella Direttiva Uccelli dell'Unione Europea ma purtroppo specie cacciabile fuori dalle aree protette.

Attualmente la consistenza della popolazione in Piemonte può essere stimata in 2000-4000 coppie (stimate nel periodo 1980-2000 da Boano & Pulcher). Il monitoraggio dello status delle popolazioni è ben distribuito nelle aree protette alpine piemontesi nel periodo primaverile riproduttivo e a fine estate. I censimenti fatti dai cacciatori (e quindi Comprensori alpini di caccia) sono finalizzati alla definizione dei piani di prelievo e sono poco utili per definire la tendenza delle popolazioni.

Ad esempio, nel Parco dell'Ossola, la popolazione nidificante all'interno dell'area protetta è oggetto di censimenti regolari da parte dell'ente parco a partire dal 1994.

Tali studi hanno permesso di rilevare un calo nella popolazione che in alcuni casi si ritiene possa essere legato a una serie di fattori tra i quali le condizioni climatiche e modificazioni ambientali, che condizionano negativamente la fisiologia dell'animale e l'uso dello spazio (le zone più disturbate vengono evitate).

La conservazione della specie

La perdita di habitat è oggi causata essenzialmente da due fattori: l'abbandono delle attività zootecniche tradizionali e la creazione di impianti di risalita o altre infrastrutture. La scomparsa degli allevamenti estensivi sugli alpeggi riduce lo sviluppo di arbusti indispensabili per le covate. Le strutture sciistiche, i cavi e le linee elettriche degli impianti comportano un disturbo agli uccelli durante la delicata fase dello svernamento. Sebbene non sia ancora ben chiaro come questo influisca sulle popolazioni, questa forma di sviluppo turistico ha comportato, in tutti i casi sino a oggi studiati, drastiche riduzioni delle popolazioni.

Anche nei mesi primaverili ed estivi ci sono problemi, legati alla presenza massiccia di cinghiali distruttori delle covate nelle aree riproduttive, dei cani lasciati liberi dai turisti durante le escursioni e alle predazioni di gufi, aquile e volpi. L'equilibrio raggiunto dal fagiano di monte per sopravvivere nel difficile ambiente alpino è facilmente alterabile e non vi è dubbio che la sua sopravvivenza dipenda molto dal comportamento dell'essere umano.

 

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