Gennaio: in questi tempi di cambiamenti climatici è rimasto l'ultimo rimasuglio d'inverno! L'unico mese che cerca di resistere al rialzo delle temperature.
Dicembre è passato lasciando poche tracce invernali: terreno sgelato, poca neve, prati ancora verdi con il tarassaco in fioritura.
A febbraio le giornate saranno già più lunghe e, a parte qualche sporadica gelata, la neve sui versanti a Sud comincerà a sciogliersi.
Il 2020 si è di nuovo chiuso con temperature globali record. In tutto questo contesto molte specie animali cominciano ad avere seri problemi. La lepre variabile, come la pernice bianca, dopo la fine delle ultime glaciazioni e il conseguente ritiro dei ghiacciai è rimasta isolata sulla catena alpina dove ha trovato l'ambiente ideale per soppravvivere. La sua folta pelliccia la difende dai rigori invernali e cambia colore rendendola mimetica in ogni stagione.
In inverno, a partire da dicembre, è totalmente bianca con soltanto la punta delle orecchie di colore nero. Le sue gambe posteriori di una lunghezza spropositata le danno la spinta sufficente per sfuggire ai suoi predatori, aiutata anche dalla folta pelliccia che ricopre le sue zampe che si traformano in efficaci "racchette" da neve. Con il rialzo delle temperature tutti questi adattamenti, per cui sono occorsi migliaia di anni, rischiano di diventare un serio problema.
La neve cade sempre più tardi e in quantità minore, per cui il mimetismo è sempre meno efficace. Avere una folta pelliccia con temperature elevate può divenire controproducente. Inoltre, il rialzo delle temperature può avere degli effetti non ancora ben comprensibili sulla vegetazione alle varie altitudini, riducendo ulteriormente l'areale di distribuzione gìa compromesso dalle varie attività umane, non ultima la caccia.
Negli ultimi decenni si è constatato, dati alla mano, che numerose specie animali si stanno spostando a Nord verso climi più freddi per sfuggire al rialzo delle temperature. Purtroppo la lepre variabile, vivendo già abitualmente in alta quota, non ha più molto margine di spostamento e la sua sopravvivenza è in serio pericolo. Riuscirirà a vincere questa sfida?
Dipenderà in gran parte dai nostri comportamenti futuri sulla questione climatica. Sarebbe veramente drammatica la perdita di questa meravigliosa specie che, come tante altre, è riuscita ad arrivare fino a noi superando una selezione ambientale durata migliaia di anni. A noi l'arduo compito di impedire che questo avvenga.
Chi è Dante Alpe*
La passione per la fotografia gli è nata fin da giovane, dapprima con la frequentazione della montagna ed è poi proseguita parallelamente al lavoro di guardiaparco nel Parco naturale Orsiera-Rocciavrè, in Piemonte. Ha lavorato per l'area protetta per 25 anni ed è attualmente in pensione. È proprio in questo contesto che, da autodidatta, si è formato come fotografo di natura.
Da sempre appassionato di montagna, pratica parecchi sport legati a questo ambiente. Va da sè che l'ambiente da lui preferito per la fotografia è la montagna in tutti i suoi aspetti (paesaggi, flora e fauna).
Le sue foto sono state pubblicate su diverse rivista di settore come Oasis, Pianeta terra, Oggi natura, Piemonte Parchi, Rivista della montagna, Montagne magazine...
Ha collaborato con la Regione Piemonte per la pubblicazione di diverse guide sulla fauna piemontese. Ha esposto le sue fotografie in diverse occasioni, come al Museo di Scienza naturali di Torino, nell'ambito di iniziative patrocinate dalla Regione, dal CNR e dai parchi piemontesi. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in vari concorsi di fotografia naturalistica quali Oasis, Glanzlichter, Asferico, Mont Photo, Bioma e nel Campionato italiano di fotografia naturalistica.
Qui il suo sito Web: http://www.dantealpephotonatura.com
Qui la sua pagina Facebook: https://www.facebook.com/dante.alpe