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Un raro Ibis eremita sull'Appennino Piemontese

I ricercatori l'hanno chiamato Sensai e l'hanno visto a Gavi lo scorso 21 ottobre. Questo raro avvistamento riguarda uno dei 305 ibis eremita reintrodotti nell'ambito del progetto "Reason for Hope".

  • Raffaella Amelotti, Lorenzo Vay
  • Novembre 2020
  • Venerdì, 30 Ottobre 2020
Il raro avvistamento nella Riserva naturale del Neirone | Foto G. Gola (Archivio APAP) Il raro avvistamento nella Riserva naturale del Neirone | Foto G. Gola (Archivio APAP)

 

Di Sensai sappiamo molte cose. Che è un maschio nato nel 2018 nel Centro specializzato per la riproduzione di Rosegg in Carinzia. Fino all'età di un anno è stato allevato dai volontari del progetto, a Überlingen sul Lago di Costanza al confine tra Germania-Svizzera-Austria. A settembre dell'anno scorso è stato "accompagnato", con una migrazione assistita, dall'area di allevamento di Überlingen alla zona di svernamento nell'Oasi WWF della Laguna di Orbetello, in Toscana. Mentre ad aprile di quest'anno è tornato, da solo, in Svizzera a nord delle Alpi, vicino al Lago di Ginevra. E infine, a metà di settembre, è ripartito, probabilmente per tornare alla Laguna di Orbetello per svernare, questa volta in autonomia, facendo tappa nel territorio del Basso Piemonte. In sostanza, nella sua vita ha già percorso oltre 3057 chilometri!

Tutte queste informazioni su Sensai, un Ibis eremita (Geronticus eremita) avvistato lo scorso 21 ottobre dai guardiaparco delle Aree protette dell'Appennino Piemontese a Gavi, nei campi coltivati appena fuori dalla Riserva Naturale del Neirone, sono possibili grazie all'anello identificativo collocato alla zampa con il numero 212 e grazie a un dispositivo GPS che trasmette l'esatta posizione, a intervalli regolari, consentendo un monitoraggio costante.

L'Ibis eremita non passa certo inosservato: il 18 ottobre, Federica Monferino, una giovane imprenditrice agricola di Predosa, ha girato un breve video in cui Sensai si mostrava piuttosto confidente nella sua passeggiata nei campi arati intorno al borgo di Retorto nei pressi della Riserva Naturale del Torrente Orba.

Sensai, come tutti gli Ibis eremita appartiene a una delle specie maggiormente minacciate a livello mondiale e dal 2014, grazie al progetto Life+Biodiversity "Reason for Hope", finanziato dalla Comunità Europea, si sta cercando di incrementare la popolazione di questa specie in Europa attraverso la reintroduzione di soggetti nati in cattività.

Tutt'altro che 'eremita'

La specie, a dispetto del nome scientifico che la vede associata a un eremita solitario, è al contrario caratterizzata da una elevata socialità ed è molto dinamica durante le migrazioni stagionali.

L'ibis eremita è un uccello di dimensioni medio-grandi, lungo circa 70–80 centimetri e dall'apertura alare di circa 125 centimetri, con poche differenze tra i due sessi. Il peso, come tipico degli uccelli, è molto contenuto in rapporto alle dimensioni: un ibis eremita adulto, infatti raramente supera il chilo e mezzo di peso.

Hanno un lungo becco rosso incurvato verso il basso che viene utilizzato per estrarre le prede costituite principalmente da vermi e larve d'insetti e occasionalmente da coleotteri, topi, lucertole. Il tipico habitat di alimentazione è rappresentato da prati erbosi e da campi coltivati; per questo l'Ibis eremita viene definito una specie sinantropica, ossia che frequenta ambienti antropizzati.

Anche le zampe sono di colore rosso, piuttosto lunghe e robuste, e presentano ognuna quattro dita, tre rivolte in avanti ed uno all'indietro.

Il piumaggio del corpo è nero con dei riflessi iridescenti verdi e violacei, mentre la testa è priva di piumaggio e circondata da una sorta di corona di piume più lunghe. Nei giovani invece il piumaggio ha un colore più tendente al marrone-nero privo di riflessi e sulla testa presenta un piumaggio grigio senza la corona di piume.

Gli Ibis eremita nidificano in colonie utilizzando le rientranze di pareti rocciose. Entrambi i partner partecipano alla costruzione del nido, alla cova ed all'allevamento dei piccoli.

Solitamente depongono 3-4 uova che hanno una colorazione verdastra e dimensioni simili a quelle di una gallina e il tempo di incubazione è di 28 giorni. Una volta nati i giovani si involano dopo circa 45 - 50 giorni; da questo momento si uniscono ai genitori per la ricerca del cibo e poco più tardi formano dei piccoli stormi con altri soggetti della loro età. Al momento della loro prima migrazione autunnale si uniranno a soggetti esperti più anziani dai quali apprenderanno la rotta verso il quartiere di svernamento.

La situazione attuale

L'ibis eremita è una specie migratrice che era presente nell'Europa centrale fino al XVII secolo, prima che si estinguesse del tutto a causa della pressione venatoria.

La specie era originariamente distribuita in tutto il Mediterraneo, con un territorio che comprendeva il Nord Africa, la Penisola arabica e vaste zone dell'Europa centrale e meridionale. I siti di svernamento erano situati lungo la costa orientale e occidentale dell'Africa.

Attualmente, in Marocco, si trova l'unica popolazione allo stato selvatico di Ibis eremita, dove sono state censite tre colonie stanziali (che non migrano) nel Parco nazionale di Souss-Massa e una grossa colonia alla foce dello Oued Tamri, nei pressi di Agadir, per un totale di circa 700 esemplari nel 2019.

Un'altra colonia è presente in Turchia, nei pressi della cittadina di Bireçik nel sud-est del Paese, dove gli animali sono mantenuti in semi-cattività, ossia allo stato libero solo durante il periodo riproduttivo mentre da agosto a febbraio vengono stabulati in grosse voliere per impedirgli di migrare. L'obiettivo è quello di raggiungere le 100 coppie riproduttrici e successivamente consentire agli animali la migrazione naturale.

In Spagna infine è stata reintrodotta una colonia stanziale.

Oggi l'Ibis eremita è inserito nella Lista Rossa delle specie in via di estinzione dell'IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) ed elencato come "endangered" (minacciato).

Il progetto "Reason for Hope"

Si tratta del primo tentativo in assoluto di reintroduzione di una specie migratrice estinta a livello continentale. Grazie al progetto, che si è concluso nel 2019, sono state strutturate quattro colonie riproduttive (Burghausen in Baviera e Kuchl nella regione di Salisburgo, Überlingen nel Baden-Württemberg e Rosegg in Carinzia) e un'area di svernamento comune presso l'Oasi WWF della Laguna di Orbetello in Toscana.

I pulcini nati presso i Centri di riproduzione specializzati sono allevati a mano dall'uomo e in seguito addestrati a seguire in volo un parapendio a motore con il quale vengono accompagnati i giovani per la prima migrazione fino all'area di svernamento.

Questa parte del progetto è la più innovativa e impegnativa del progetto. I "genitori adottivi umani" non indossano né maschere né utilizzano fantocci o pupazzi durante l'allevamento dei piccoli. Viene praticato il cosiddetto "allevamento a mano socialmente coinvolto", in cui i volontari interagiscono intensamente con i pulcini e costruiscono un legame emotivo. Questo legame sociale è basilare perché gli uccelli seguano in seguito i loro i velivoli per la migrazione assistita. "Reason for Hope" è l'unico progetto al mondo a mettere in pratica e sviluppare questo metodo.

Biologging e impegno contro le cause di mortalità

L'importanza del progetto è data anche altri due elementi fondamentali: il biologging e l'impegno contro le cause di mortalità

Per quanto riguarda il biologging, come già detto, tutti gli uccelli reintrodotti vengono muniti di dispositivi GPS che permettono, grazie all'utilizzo dell'applicazione "Animal Tracking", un monitoraggio costante degli animali e la raccolta di una grande quantità di dati che consentono un approfondimento delle conoscenze sulla migrazione.

L'altro elemento di successo del progetto è stata la riduzione delle cause di mortalità, soprattutto in riferimento al bracconaggio e all'elettrocuzione.

Il bracconaggio è globalmente una delle cause principali della crescente perdita di biodiversità. BirdLife International stima che 36 milioni di uccelli migratori vengono uccisi illegalmente ogni anno nel solo Mediterraneo. L'Italia ne rappresenta un triste hotspot con 2-6 milioni di uccisioni illegali all'anno. Queste stime si rispecchiano anche nei dati della popolazione di Ibis eremita. Durante lo studio di fattibilità (2002-2012) a cura del gruppo di ricerca austriaco Waldrappteam, il 65% delle morti era causato dal bracconaggio. Grazie al progetto questa percentuale si è ridotta al 31%.

La minaccia dell'elettrocuzione invece è molto sottovalutata nei progetti di conservazione dell'avifauna. Particolarmente minacciati sono infatti gli uccelli con un'apertura alare di un minimo di 70 centimetri, i quali utilizzano i tralicci dell'elettricità come punto di osservazione oppure per dormire.

Con il crescente numero di uccelli che sono stati muniti di dispositivi GPS, questa causa di morte si è rivelata molto più significativa rispetto a quanto stimato. Nell'ambito del progetto è stata quindi inserita la valutazione di misure innovative contro l'elettrocuzione che si sono rivelate tecnicamente semplici da attuare.

Per saperne di più:  http://waldrapp.eu/index.php/it/it-home

 

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