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Alla scoperta di nuove specie in Piemonte

Come avviene la scoperta di una nuova specie? E in Piemonte ci sono ancora animali o piante sconosciuti? A queste e altre domande ha risposto per noi Gianni Delmastro, autore di due scoperte che hanno dell'incredibile.

  • Alessandro Paolini
  • Ottobre 2020
  • Lunedì, 16 Novembre 2020
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Consorophylax delmastroi, scoperta da Delmastro nel 2003 - foto p.g.c. Gianni Delmastro Consorophylax delmastroi, scoperta da Delmastro nel 2003 - foto p.g.c. Gianni Delmastro

La scoperta di una nuova specie animale o vegetale, in precedenza sconosciuta, è qualcosa che ci riporta all'epopea dei grandi naturalisti e, talvolta, esploratori come Linneo o Alexander von Humboldt. Eppure succede ancora, più spesso di quanto si pensi: nel 2019 i soli ricercatori della California Academy of Sciences hanno aggiunto agli elenchi scientifici ufficiali ben 71 nuove specie, trovate in cinque continenti e in tre differenti oceani.

Tra gli ambienti naturali che custodiscono la maggiore biodiversità primeggia l'Amazzonia dove, secondo il WWF  tra il 1999 e il 2009 sono state trovate 1.200 nuove specie e dove la frequenza delle scoperte, nel biennio 2014-2015, ha raggiunto l'incredibile record di una nuova specie ogni due giorni.

Ma in Piemonte esistono ancora animali o vegetali sconosciuti? Sicuramente no, verrebbe da dire, dato che non abbiamo foreste vergini o aree naturali sconfinate e selvagge come quelle amazzoniche, indonesiane o africane. E invece sì: lo dimostra l'incredibile storia del ritrovamento, a 17 anni di distanza, di due nuovi insetti nello stesso posto, ai confini del Parco del Monviso, a poche centinaia di metri dagli impianti sciistici di Pian Munè.

Due tricotteri che nessuno aveva mai visto prima

La scoperta più recente è avvenuta a metà giugno in alta Valle Po, durante le ricerche condotte sul campo da esperti del Museo civico di Storia Naturale di Carmagnola guidati dallo zoologo Gianni Delmastro, che del museo è uno dei curatori. Esattamente in zona Frassaia - presso le Meire di Luset nel comune di Paesana - è stato scoperto un insetto di una specie non ancora nota, appartenente all'ordine dei Tricotteri, che conta circa 16.300 specie in tutto il mondo (Fonte: Trichoptera World Checklist).

L'animaletto in questione è un insetto acquatico, una "farfallina" abbastanza grande (ha un'apertura alare di circa tre centimetri) che frequenta piccoli ruscelli montani. Ha un corpo giallastro con macchie brune, antenne e zampe nerastre, ali traslucide grigio-brune, con macchioline chiare: a dirla tutta non è una gran bellezza, ma non è questo quello che conta. Come tutte le nuove specie ha dovuto essere battezzata e così le è stato assegnato il nome di Drusus delmastroi, in onore del suo scopritore, Gianni Delmastro, cui abbiamo chiesto di raccontarci com'è andata.

"A dire il vero mi trovavo nella zona del ritrovamento per un altro motivo. Sono un ittiologo e periodicamente visito gli ambienti umidi alla ricerca di pesci. Ma come molti altri naturalisti ho interessi più vasti e quando ho trovato l'insetto l'ho catturato come ha fatto molte altre volte. Il fatto curioso è che 17 anni fa avevo già trovato una nuova specie di tricottero nella stessa zona, a 700 o 800 metri in linea d'aria dal punto del nuovo ritrovamento, vicino a una sorgente e non lontano dagli impianti sciistici di Pian Munè."

Ma com'è possibile che si trovino specie ancora sconosciute in un'area così piccola e relativamente frequentata?

"Si tratta di insetti che hanno una distribuzione assai limitata, nel caso specifico sono endemici di quella zona e non si trovano altrove in Europa, perché se così fosse sarebbero già stati identificati. Allo stato preimmaginale, cioè di larva, vivono sul fondo dei ruscelli e dei laghetti alpini, all'interno di una 'fascia' setosa che creano essi stessi con una secrezione renale, su cui si vanno ad attaccare tanti piccoli sassolini e legnetti, costituendo una sorta di astuccio (detto portafäs o sabiulign in piemontese). L'astuccio ha due caratteristiche essenziali: tiene con il suo peso la larva sul fondo e la protegge da molti pericoli, anche se non dalle trote, che inghiottono l'astuccio tutto intero, come ben sanno i pescatori che le usano come esca. Una volta raggiunto lo stadio di adulto, all'inizio dell'estate, esce dalla sua custodia, abbandona l'acqua e si trasforma in una farfallina, librandosi in volo. Il nome Tricottero deriva dalla peluria che ricopre le ali e che lo distingue dai Lepidotteri, come le farfalle, che hanno invece ali squamate. I Tricotteri o Friganee sono un ordine che comprende un centinaio di specie endemiche dell'Italia. La mia fortuna è stata quindi quella di essere nel posto giusto al momento giusto" .

Una fortunata casualità, dunque, o "serendipity" per dirla con un termine inglese oggi in voga.

L'iter di una scoperta scientifica

Trovare un animale o una pianta "nuovi" non è però un'operazione solo fortunosa né banale. All'atto del ritrovamento deve seguire un iter ben preciso che porta al riconoscimento da parte della comunità scientifica della nuova specie che, in base alla regola della nomenclatura binomiale di Linneo, verrà battezzata con due nomi in lingua latina. Il primo, scritto in maiuscolo, indica il genere di appartenenza, il secondo, minuscolo, indica la specie ed è di solito il genitivo del cognome dello scopritore. Ecco allora che le due specie scoperte da Delmastro sono state battezzate Consorophylax delmastroi e Drusus delmastroi.

Ma come è avvenuta la loro verifica e il riconoscimento ufficiale? Ce lo racconta ancora Delmastro.

"Personalmente più che uno scienziato mi definisco un 'raccoglitore': quando trovo qualche animale interessante e in apparenza sconosciuto cerco di riconoscere il gruppo zoologico cui appartiene e, in base a quest'ultimo, lo invio a uno specialista che se ne occupa a livello europeo. Nel caso dei tricotteri faccio riferimento al professor Hans Malicky, uno studioso austriaco conosciuto a livello mondiale, che è in grado di riconoscere tutti i tricotteri esistenti al mondo. Ciascun esperto studia gli esemplari cercando di determinarli cioè di stabilire se appartengono a una specie già esistente o ad una nuova. A questo punto occorre dare loro un nome: nel mio caso il professor Malicky mi ha intitolato le due nuove specie. Dopodichè ha pubblicato un articolo sulla rivista internazionale annuale 'Braueria' in cui l'esemplare è stato descritto in modo dettagliato. Una volta rispettati tutti questi passaggi, la pubblicazione vale come validazione scientifica della nuova specie, a meno che qualche studioso non avanzi delle obiezioni o scopra che in realtà la specie esisteva già. Anche in futuro una specie potrebbe essere revisionata o addirittura eliminata".

In Italia il centro di studi sui Tricotteri più autorevole è il Museo di Scienze Naturali di Bergamo, che si pone come punto di riferimento per studiosi, professionisti o appassionati, e che annovera studiosi rinomati a livello internazionale come Giampaolo Moretti (scomparso nel 1997), Omar Lodovici e Marco Valle, autori della "Checklist dei Tricotteri Italiani" che riporta tutte le specie identificate in Italia e che però, essendo aggiornata ad aprile 2020, non include ancora la scoperta del professor Delmastro.

Il Piemonte, una regione ricca di biodiversità e di bravi ricercatori

Quale morale si può trarre da questa bella storia di ricerca "made in Piemonte"? 

Da un lato la conferma che la nostra regione è tra le più ricche di biodiversità, in Italia e in Europa, se è vero che anche in zone "antropizzate" come quella dei ritrovamenti di Delmastro si possono ancora trovare delle nuove specie. L'altra considerazione è quella che le istituzioni scientifiche come i musei naturalistici, lungi dal fare solo didattica e divulgazione agli studenti, sono enti "vivi" che svolgono ricerca sul campo, dando lustro alla nostra regione e al nostro Paese con scoperte importanti.

Per approfondimenti:

Sito sui Tricotteri del Museo di Scienze Naturali di Bergamo

Pubblicazioni del Prof. Delmastro

Biodiversità nella Regione Piemonte

Relazione 2020 sullo stato dell'ambiente in Piemonte 

Alta Val Frassaia (Paesana) - Foto G. Delmastro
Drusus delmastroi - Foto G. Delmastro
Loc. Le Meire di Luset, luogo dell'ultima scoperta - Foto G. Delmastro

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