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Pittima minore, ovvero viaggi record senza scali

In Piemonte frequenta le risaie vercellesi in maniera più stabile: lo scorso maggio però, è stato avvistato inaspettatamente un esemplare anche nell'oasi naturalistica "La Madonnina" di Sant'Albano Stura, in provincia di Cuneo. Sicuramente aveva molti chilometri percorsi alle spalle: la pittima minore, infatti, è un uccello migratore tipico delle regioni artiche e subartiche.

  • Claudia Fachinetti
  • Ottobre 2020
  • Lunedì, 5 Ottobre 2020
Pittima minore, ovvero viaggi record senza scali

 

La pittima minore (Limosa lapponica) è un uccello migratore tipico delle regioni artiche e subartiche. È molto raro incontrare la specie nell'entroterra mentre lungo le coste forma stormi di migliaia di individui. La particolarità di questo uccello, d'aspetto simile alla pittima reale, è la sua resistenza: durante la sua migrazione stagionale percorre circa 11.500 chilometri, dalla Nuova Zelanda all'Alaska, senza riposarsi mai. Nessuno "scalo" intermedio dunque per la pittima che stabilisce la sua rotta sotto l'altitudine dei 2000 m mantenendo una velocità media di crociera di 56 km all'ora. Un volo preciso, efficiente come quello di un aereo di linea, volando in stormi che creano nel cielo una linea diagonale.

Migratrice regolare nelle zone umide

In Italia la pittima minore è una specie di passaggio durante le sue lunghe migrazioni e talvolta sosta nelle paludi salmastre costiere. È, invece, occasionale nell'area umide più interne. Per questo nell'autunno del 2018 ha fatto scalpore la presenza di un individuo solitario sulle sponde del Lago di Garda, tanto da richiamare decine di appassionati a Riva del Garda per immortalare il rarissimo evento.

"Quello di Riva del Garda – ha dichiarato l'assistente tecnico della Sezione di Zoologia dei Vertebrati del Muse-Museo delle Scienze di Trento in un'intervista a un giornale locale (Il Dolomiti del 27 settembre 2018) – dovrebbe essere il secondo avvistamento recente, il primo documentato fotograficamente.

Anche in Piemonte

In Piemonte questa specie frequenta le risaie vercellesi in maniera un pochino più stabile: qui, infatti, è concentrata una piccola popolazione svernante. Lo scorso maggio però, è stato avvistato inaspettatamente un esemplare anche nell'oasi naturalistica "La Madonnina" di Sant'Albano Stura in provincia di Cuneo, un'area umida ricreata in un'ex cava. Nella riserva, zona di passaggio per molte specie migratorie, è invece presente con più regolarità un altro uccello limicolo, la pittima reale (Limosa limosa) che solo in parte sovrappone il suo areale con "la cugina". Ciò che differenza le due specie dal punto di vista estetico sono, inoltre, la coda barrata orizzontalmente in bianco e nero della minore e la mancanza di barre alari bianche.

Diverse sottospecie ma una vince su tutte

Per la pittima minore si riconoscono cinque sottospecie che differiscono per i loro areali. Tra queste la Limosa lapponica baueri è considerata l'uccello dal più lungo volo non-stop conosciuto. Grazie alla tecnologia satellitare, dotando alcuni esemplari di piccoli trasmettitori GPS, i ricercatori hanno infatti paragonato i percorsi di alcune sottospecie scoprendo che la baueri compie un viaggio di oltre 10 mila km dall'Alaska, dove si riproduce, alla Nuova Zelanda, dove sverna (il record è di una femmina ed è di 11.680 km). Nel verso contrario questa pittima sosta in Cina, nel Mar Giallo, per circa quaranta giorni e da qui riparte per l'Alaska. Il viaggio completo di andata e ritorno è lungo più di 29.000 km, compiuti in 20 giorni di volo attivo su 174 giorni complessivi. Qual è il suo segreto? Questa sottospecie accumula una percentuale di grasso maggiore rispetto a uccelli della sua dimensione corporea, grazie a una riduzione degli organi digestivi. Inoltre, sembra che questi animali siano in grado di prevedere con anticipo gli eventi atmosferici partendo sempre in condizioni meteo ottimali e con il vento a favore.

Ecologia

La Pittima minore fa parte di quel gruppo di uccelli chiamato 'limicoli' per l'abitudine di frequentare zone umide e nella fattispecie i terreni fangosi all'intero dei quali possono procacciarsi il cibo, costituito da crostacei, molluschi e anellidi. In estate la specie rivolge le sue preferenze alle larve di insetti e ai coleotteri dei quali è ghiotta. È un uccello socievole ed è spesso possibile incontrarla in piccoli gruppi composti da pittime reali, chiurli e beccacce di mare.
La pittima non costruisce nidi ma usa avvallamenti del terreno, dove la femmina depone fino a 5 uova, di colore azzurrognolo che vengono covate da entrambi i genitori, anche se sembra sia prevalente il ruolo del maschio. Come molti uccelli che nidificano al suolo possono essere particolarmente vulnerabili ai predatori e le pittime, se vedono avvicinarsi un potenziale pericolo, abbandonano il nido alzandosi in volo, compiendo voli circolari e lanciando grida e stridi per distrarre l'avversario. In altri casi anche questi uccelli usano la tecnica di fingersi feriti in modo da richiamare l'attenzione del predatore ed evitare che la loro presenza possa rivelarne l'ubicazione. Questa strategia, nonostante la grande velocità e abilità nel volo delle pittime, non sempre ha successo consentendo di mettere i piccoli, ma anche gli adulti, al riparo dai rapaci.

Stato di conservazione e pericoli

La pittima minore è considerata "specie vicina a essere minacciata" a causa della scarsa tutela dei siti di nidificazione più importanti. In Europa, secondo le stime di Birdlife International, la consistenza riproduttiva è stimata in 3.700/9.000 coppie.

Tra le possibili minacce per la specie uno dei principali è rappresentato dal progressivo innalzamento del livello delle acque e dall'erosione costiera, fattori che modificano le caratteristiche fondamentali dell'habitat delle zone umide costiere, dove i limicoli, come la pittima minore, svernano o si riproducono. Mutando in modo importante e in un tempo relativamente breve l'ambiente, caratterizzato dalla presenza di acque poco profonde e da una grande disponibilità di cibo, la specie potrebbe non avere il tempo di adattarsi o trovare altri luoghi adatti alla sua sopravvivenza.

Inoltre, è risultato evidente che le zone di riproduzione, situate prevalentemente in Siberia e in Alaska, risentono non solo di una progressiva riduzione, ma anche di un accresciuto disturbo causato dalle attività di ricerca ed estrazione delle energie fossili e dalle infrastrutture connesse all'estrazione. Anche il riscaldamento globale può essere considerato come fonte di rischio andando a incidere sul cambiamento degli ecosistemi di riproduzione, causando modificazioni importanti sulla presenza del tipo di vegetazione e di habitat.

Un poco di toeletta! 

 

 

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