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Vulnerabile come un rospo

Dall'erpetologia che li studia, ai progetti messi in campo per salvare i rospi, in Piemonte ma non solo. 

  • Lorenzo Vay
  • Mercoledì, 26 Febbraio 2020
Pelobate fosco  | Foto G. Gola Pelobate fosco | Foto G. Gola

 

Per cominciare chiariamo cosa si intende per "erpetofauna". L'erpetologia (dal greco "herpein" che significa "strisciare") è una branca della zoologia che studia i rettili e gli anfibi. Da un punto di vista biologico i due gruppi di vertebrati sono molto diversi tra loro tuttavia, solitamente, gli zoologi che li studiano, gli erpetologi, si occupano di entrambe le classi.

La loro presenza sul territorio è relativamente limitata: a livello globale esistono circa 7.537 specie di anfibi e 10.400 specie di rettili; di queste, in Italia, è possibile osservarne, rispettivamente, 46 e 71 e, considerando solo la nostra Regione, i numeri scendono a 21 specie di anfibi e 22 specie di rettili.

A causa della loro vulnerabilità, il 23 % degli anfibi e il 19% dei rettili sono inclusi nelle categorie di minaccia della Lista Rossa europea IUCN e molte delle specie italiane sono inserite negli allegati della Direttiva "Habitat" 92/43/CEE.

La tutela di questo particolare quanto delicato patrimonio faunistico passa dal monitoraggio di anno in anno della consistenza e dello stato di salute delle sue popolazioni. Le misure di conservazione da intraprendere non possono prescindere dalla conoscenza delle specie presenti sul territorio, dalla conoscenza precisa delle loro popolazioni e dall'identificazione delle aree a maggior densità.

Perchè un Centro di Referenza regionale per l'erpetofauna 

Il settore Biodiversità e Aree Naturali della Regione Piemonte nel 2016 ha istituito, presso l'Ente di gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese, in associazione con l'Ente di gestione delle Aree Protette del Po vercellese-alessandrino, il Centro di Referenza regionale per l'Erpetofauna con il compito promuovere e coordinare la raccolta di dati e la ricerca finalizzate alla predisposizione di Piani d'Azione e Piani di Gestione per le specie erpetologiche del Piemonte, con particolare riferimento alle Aree protette e ai Siti della Rete natura 2000.

Nel 2015 inoltre l'IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente, struttura tecnica di riferimento per lo sviluppo di azioni innovative e per il supporto alle politiche nel campo forestale, ambientale e in quello delle risorse energetiche) è stato incaricato dallo stesso Settore regionale di impostare una rete di monitoraggio al fine di adempiere a quanto previsto dall'Art. 17 della Direttiva Habitat che prevede, ogni sei anni, una relazione degli Stati membri, in sinergia con le Regioni, sullo stato di conservazione degli habitat e delle specie di Allegato, con una valutazione dei progressi ottenuti e in particolare del contributo di Natura 2000 alla realizzazione degli obiettivi.

I monitoraggi vengono fatti su tutto il territorio della Regione Piemonte con particolare attenzione per i Siti della Rete Natura 2000 i quali rivestono un ruolo di importanza prioritaria per la sperimentazione delle metodologie e della valutazione dei risultati.

Per quanto riguarda i rettili e gli anfibi, solo nei siti Natura 2000 del Piemonte sono state censite rispettivamente 14 specie (67 % del totale regionale) e 11 specie (50 % del totale regionale).

Fattori che influiscono maggiormente sulla conservazione delle popolazioni di anfibi

Le minacce per la specie 

Lo stato di conservazione di una specie può essere considerato favorevole quando ricorrono tre fattori positivi: i dati demografici della specie indicano che questa si manterrà nel lungo periodo; l' areale naturale della specie non si è contratto e verosimilmente non si contrarrà in un futuro prevedibile; c'è, e probabilmente continuerà ad esserci, una sufficiente quantità e disponibilità di habitat per mantenere le popolazioni nel lungo periodo.

Anfibi e Rettili (salvo eccezioni) non sono distribuiti uniformemente sul territorio, quindi l'estensione degli habitat è un parametro poco significativo su vasta scala, mentre è più utile avere una indicazione sulla loro "quantità" (per es. numero siti idonei alla riproduzione) e "qualità".

Le schede di monitoraggio prevedono quindi anche la valutazione delle "pressioni" attuali e delle "minacce" potenziali per i singoli habitat e per le specie. Tra il 2015 ad oggi, nei monitoraggi, sono state rilevate le seguenti problematiche, in ordine di rilevanza: modificazione degli ecosistemi, attività agricole, evoluzione naturale dei siti, attività selvicolturali, inquinamento, introduzione di specie invasive/problematiche, investimenti da parte di veicoli, urbanizzazione, cambiamenti climatici.

A parte qualche eccezione, quasi tutte le specie di rettili e anfibi sono legate ad habitat specifici, ormai in gran parte residuali e frammentati tra loro; ne consegue che le estinzioni locali sono in gran parte irreversibili per impossibilità di nuove colonizzazioni.

Molti anfibi, inoltre, sono oggi a rischio di estinzione a causa della diffusione di una tipologia di fungo chiamato chitridio: Batrachochytrium dendrobatidis (Bd) e Batrachochytrium salamandrivorans (Bs) che sono diventati negli ultimi anni motivo di seria preoccupazione conservazionistica.

Il ruolo dei parchi

Ogni soggetto gestore ha individuato almeno un sito di monitoraggio (transetto, area o punto) per ognuna delle specie di interesse comunitario monitorabile e per ognuno dei Siti N2000 in cui è segnalata la presenza.

Per le specie localizzate e relativamente facili da individuare, occorre individuare tutti i siti di presenza all'interno dei Siti N2000 e mettere in atto conteggi standardizzati ripetuti che quindi non ha lo scopo di contare quanti animali ci sono in un sito ma semplicemente rilevare gli andamenti (trend) delle popolazioni, attraverso anche approcci modellistici.

Per le specie la cui osservazione è più sporadica, invece, occorre raccogliere tutte le osservazioni nelle Banche Dati e cercare di confermare la presenza delle specie per cui mancano dati recenti

I progetti di "citizen science"

Con l'obiettivo di attivare un monitoraggio il più possibile capillare sul territorio regionale, sono stati attivati due progetti sulla piattaforma iNaturalist in collaborazione con la SHI, Societas Herpetologica Italica, che si basano sul concetto di "citizen science" vale a dire "scienza dei cittadini": chiunque può condividere le proprie osservazioni naturalistiche con ricercatori, esperti o semplicemente con altri appassionati; i dati immessi nel database sono convalidati da "Identificatori" esperti che confermano le singole osservazioni naturalistiche attribuendogli un valore scientifico, utili quindi anche per lo studio e la pianificazione della gestione delle singole specie e degli habitat a questi collegati.

Il primo progetto ad essere attivato è stato "Specie Natura 2000 in Piemonte"  che attualmente vede 19.148 osservazioni per un totale di 155 specie di cui 25 di rettili e anfibi (11 rettili e 14 anfibi).

Nel 2019 ha preso avvio il progetto "Erpetofauna del Piemonte e della Valle d'Aosta" per il quale ad oggi ci sono 14036 osservazioni per l'identificazione di 43 specie (21 anfibi e 22 rettili)

Progetti conclusi

Nel triennio 2017-2019 è stato attivato un Tavolo tecnico del Centro di Referenza regionale per l'Erpetofauna presso gli Uffici regionali del Settore Biodiversità coordinato dall'Ente di gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese.

Il primo progetto operativo del Centro è stato quello per la salvaguardia di uno dei più importanti siti riproduttivi regionali del Pelobate fosco (Pelobates fuscus), quello di Risaia Zaboina a Cameri (NO).

Successivamente sono stati realizzati diversi progetti di recupero di siti seminaturali per rettili e anfibi sul territorio dell'Appennino Piemontese: in località Lavaggio (Carrega Ligure, AL), all'interno della ZSC  "Massiccio dell'Antola, Monte Carmo e Monte Legnà" è stata recuperata, in una pozza per la raccolta dell'acqua per le attività anti-incendio boschive, una zona umida che ospita il più importante sito riproduttivo noto per la Rana temporaria all'interno del Sito Natura 2000; presso la sede dell'Ecomuseo di Cascina Moglioni (Bosio, AL), nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, invece, è stato ripristinato il "lavatoio delle donne" per il quale il personale dell'Ente ha recuperato e realizzato una nuova porzione di un precedente muretto a secco, che conteneva parte delle sponde più acclivi. Il sito, oggi, ospita Tritoni appenninici (Ichthyosaura alpestris ssp. apuana) ed è diventato rifugio e terreno di caccia del Colubro liscio (Coronella austriaca), specie quest'ultima di rilievo conservazionistico, presente nell'allegato IV della Direttiva Habitat.

Sono proseguite inoltre le attività inerenti l'attuazione del Progetto "Azioni coordinate per la biodiversità nella Rete Natura 2000 dell'Ente Associato delle Aree Protette del Po vercellese-alessandrino finanziato con il PSR  che prevede interventi di miglioramento ambientale e, in particolare, le seguenti azioni: scavo di stagni per Triturus carnifex; restocking di Triturus carnifex; controllo demografico della popolazione di Trachemys scripta; creazione di aree per la nidificazione di Emys orbicularis; rilievo Emys orbicularis; rilievo Triturus carnifex.
E' stata inoltre stipulata una "Convenzione per lo sviluppo di un progetto di conservazione della testuggine palustre europea (Emys orbicularis) nelle aree protette e nei Siti Natura 2000 in gestione all'Ente di gestione con l'Associazione Culturale DOCET NATURA di Livorno Ferraris (VC).

Con il Centro Emys Piemonte è stata formulata l'adesione alla candidatura del Progetto LIFE URCA PROEMYS ITALY - Urgent conservation actions pro Emys orbicularis & Emys trinacris in Italy , che ha come promotore il WWF Italia.

Altro punto di forza del primo triennio di attività del Centro è stato la stipula di una Convenzione con l'Università degli Studi di Genova per la valorizzazione di uno specifico dottorato di ricerca sugli anfibi.

Progetti futuri 

L'esperienza maturata dal Centro di Referenza regionale per l'Erpetofauna nel primo periodo di attività sul recupero dei siti idonei alla riproduzione degli anfibi dovrà proseguire anche nel prossimo triennio promuovendo iniziative dell'Ente e di altri Enti gestori con l'impiego di proprio personale (al fine di ottimizzare le risorse) e sostenendo, a fronte della possibilità di finanziamenti, il miglioramento di ambienti artificiali vocati o la creazione di nuove pozze e abbeveratoi.

Il Centro dovrà focalizzare la sua attenzione nella procedura amministrativa di messa in sicurezza dei siti di rilievo erpetologico, siti definiti durante questi primi anni di lavoro in stretta sinergia con il settore regionale Biodiversità e Aree naturali e con il supporto scientifico della Società Erpetologica Italiana.

Saranno raccolte tutte le notizie necessarie per l'individuazione dei punti critici di attraversamento stradale degli anfibi e inizierà a progettare delle specifiche misure di mitigazione.
In analogia inoltre a quanto già fatto per il Pelobate fosco (Pelobates fuscus), si cercherà di individuare le cause che hanno portato all'attuale contrazione della popolazione di Rana di Lataste (Rana latastei) nell'area planiziale, in particolare nella Riserva naturale del Bosco del Merlino.

Il Centro Erpetofauna proseguirà la collaborazione con il Centro Emys Piemonte e, tramite l'Ente Associato delle Aree Protette del Po vercellese-alessandrino, parteciperà ai progetti Life "Insubricus" per la conservazione del Pelobate fosco (Pelobates fuscus) e Life "URCA Pro Emys" per la tutela della Testuggine palustre europea (Emys orbicularis). Entrambi i progetti sopra citati, dopo aver superato la fase del Concept note, sono ad oggi in fase di redazione definitiva.

Stante la disponibilità di fondi, nel triennio 2020-2022, dovrà essere approfondito il lavoro di mappatura dei siti di rilevo erpetologico e dovranno essere sviluppate tutte quelle indagini scientifiche che permetteranno la redazione del documento di sintesi denominato "Libro bianco" per la conservazione dell'erpetofauna piemontese.

 

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