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Piemonte Parchi

Quando un rospo “fa primavera”

E' partita anche quest'anno la campagna di salvaguardia dei rospi in riproduzione ma in tono minore a causa dell'emergenza Covid -19. 

  • Alessandro Paolini
  • marzo 2020
  • Mercoledì, 18 Marzo 2020
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Accoppiamento fra rospi e uova - Foto Città Metropolitana di Torino Accoppiamento fra rospi e uova - Foto Città Metropolitana di Torino

La ricomparsa del rospo, così come quella della rondine, ci dice che l'inverno è ormai alle porte. "Nunzi ufficiali della Primavera" li chiamava Dino Buzzati.

Perchè, in questo periodo, i rospi si spostano? E dove vanno?

Per amore, solo per amore

Alla fine dell'inverno, gli anfibi partono dai luoghi riparati in cui svernano in stato di ibernazione e raggiungono gli stagni per riprodursi, approfittando delle temperature più miti e delle piogge che aumentano l'umidità dell'atmosfera, creando condizioni ambientali favorevoli. E' l'avvio di una migrazione di massa, che raggiunge l'apice nelle serate più umide e piovose. Tra andata e ritorno, l'esodo si protrae per circa un mese, dalla fine di febbraio a metà marzo.

Prendendo a prestito il titolo del film "Per amore, solo per amore" di Giovanni Veronesi, potremmo dire che è proprio il sentimento più potente del mondo a risvegliare i rospi dal letargo e a farli muovere verso laghi, stagni, fiumi, insomma verso qualsiasi zona umida a portata...di zampe!

Dopo l'accoppiamento, e dopo che le femmine hanno deposto le uova in acqua, i rospi fanno dietrofront e tornano verso i boschi e i prati da dove erano partiti. Infatti, contrariamente a quanti molti pensano, sono animali che vivono preferibilmente sulla terra, fatta eccezione proprio per questo particolare periodo dell'anno.

Un viaggio ardito e periglioso

Per raggiungere la loro meta i rospi devono spesso attraversare le strade, più o meno trafficate, con il rischio concreto di essere investiti dalle auto e rimanere schiacciati, menomati o uccisi. I viaggi avvengono di notte, perciò i fanali li abbagliano e li confondono ulteriormente, mentre i conducenti non riescono a vederli e, quindi, a rallentare per farli attraversare.

Le statistiche ci dicono che solo un quinto di loro riesce a portare a termine con successo il viaggio. Si parla di migliaia di rospi che, solo in Piemonte, restano uccisi.

Un'emergenza faunistica

Per gli esperti si tratta di una vera e propria emergenza faunistica, cui cercano di rimediare tanti enti, associazioni, volontari.

Da dieci anni, fra chi si occupa del problema, c'è la funzione specializzata Tutela Fauna e Flora della Città metropolitana di Torino.

"Ormai conosciamo i principali luoghi di passaggio dei rospi" spiega Francesco Campra, istruttore direttivo tecnico. "Sulle strade più strette e trafficate mettiamo dei cartelli stradali che segnalano agli automobilisti il passaggio e la necessità di limitare la velocità dei veicoli. Dov'è possibile, installiamo a margine strada delle reti che bloccano i rospi e li incanalano, ove sono stati costruiti, verso i 'rospodotti', dei passaggi sotterranei che spesso però loro non utilizzano perchè sono troppo angusti."

E' così che Campra e tanti altri volontari si recano nei siti, di notte, raccolgono i rospi che sono rimasti aggrappati sulle reti (usando guanti, per non danneggiare la loro pelle asciutta e delicata), li mettono dentro dei secchi e offrono loro un "servizio di navetta" gratuito, trasportandoli al di là della strada.

Un animale a rischio

I siti di passaggio negli anni cambiano, non restano sempre gli stessi. In alcuni (a San Giorio di Susa e Rivarossa, per esempio) non c'è più passaggio per....mancanza di rospi! Si tratta infatti di un animale in costante diminuzione, per cause legate al clima e alla presenza umana. La costruzione di strade, abitazioni e infrastrutture ha in molti casi eliminato le aree umide d'importanza vitale per la specie, oppure ha creato barriere e ostacoli che impediscono o complicano gli spostamenti verso i siti di riproduzione. "Un tempo era un animale fra i più diffusi in Piemonte" dice Daniele Seglie, che di mestiere fa l'erpetologo (è un esperto di rettili e anfibi) anche come consulente per gli enti Parco e la Città metroplitana di Torino. "Negli ultimi anni il loro numero si è ridotto drasticamente anche per via delle numerose specie ittiche alloctone, come il pesce gatto, il persico sole e il persico trota, che costituiscono ormai la metà di tutti i pesci del Piemonte e che si nutrono delle loro uova e dei girini".

Ma cosa possiamo fare per aiutarli? "Come automobilisti sicuramente limitare la velocità, soprattutto nelle ore di buio. Le amministrazioni pubbliche, invece, potrebbero prevedere dei 'rospodotti' già in fase di costruzione delle strade, quando la loro realizzazione incide poco sui costi totali, perchè realizzarli dopo è molto più oneroso"

Il servizio di salvaguardia dei rospi al tempo del Corona virus

Gli interventi realizzati dalla Funzione specializzata Tutela Fauna e Flora per salvaguardare i rospi variano a seconda delle zone: sulla collina torinese il servizio di "navetta" non si riesce più a fare per la pericolosità del traffico e l'urbanizzazione del contesto. I cittadini si attivano in proprio (prendendosi anche qualche rischio) e i tecnici intervengono unicamente con i cartelli di avviso. Continuano invece in molte zone del Pinerolese (in Valle Pellice); nel lago Gurzia, che appartiene ai territori dei Comuni di Vistrorio e Vidracco; a Pertusio e a Rosta. Se, da un lato, si è fatta strada tra i cittadini la consapevolezza dell'importante ruolo di una specie che è una vera e propria "sentinella vivente" dello stato di salute degli ambienti, dall'altro i rospi hanno quest'anno un nemico in più, rappresentato dal Corona virus.

Con l'emergenza Covid 19, infatti, molti dei volontari hanno dovuto rinunciare ad aiutarli, per le restrizioni agli spostamenti prescritti dalla legge.

Ad Avigliana, ad esempio, dove il personale del Parco era storicamente impegnato nel salvataggio degli animali che attraversano la strada tra la borgata Grignetto e le Case Periale per andarsi a riprodurre nella Palude dei Mareschi, un habitat naturale riconosciuto a livello europeo.

"Anche l'appuntamento pubblico che l'Ente di gestione Alpi Cozie organizza tradizionalmente nel mese di marzo, in collaborazione con il Comune di Avigliana e i volontari della Protezione Civile, per presentare l'attività di salvataggio e diffondere la conoscenza delle abitudini degli anfibi, quest'anno è stato annullato per l'emergenza sanitaria" spiega Bruno Aimone, funzionario responsabile dell'Area tecnica dell'Ente.

La buona notizia è che, virus o non virus, la natura farà comunque il suo corso.

I rospi non vengono infatti completamente bloccati dalle reti, dove queste sono state poste, e possono proseguire il loro viaggio, attraversando strade non più così trafficate grazie alla campagna #iorestoacasa. Inoltre in molti enti proseguono comunque varie attività per aiutarli.

Nel Rio Prebec, all'interno della Riserva dell'Orrido di Chianocco, vivono sia il rospo comune (Bufo bufo) che la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), che sono però a rischio per la scarsità di piccole pozze d'acqua poco profonde, necessarie a questi animali per la riproduzione. E' così che, nel tratto finale del torrente, è stata realizzata dal personale dell'Ente di Gestione delle Alpi Cozie una raccolta d'acqua corrente di piccole dimensioni, due metri quadrati di superficie e trenta centimetri di profondità, con bordo lievemente rialzato, per garantire un facile accesso da parte degli anfibi. Un esempio di come, nelle aree protette del Piemonte, sia costante l'attenzione verso questi (e altri) animali.

 

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