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Beccato! Il gatto selvatico avvistato sull'Appennino piemontese

Metti una videotrappola e due fotografi naturalisti. Da qui è partito il progetto di realizzare un documentario sul ritorno del gatto selvatico europeo nell'Appennino piemontese e ligure. Loro l'hanno visto e ripreso. Ma chiedono a tutta la popolazione di fare la propria parte. 

  • Lorenzo Vay
  • Martedì, 18 Febbraio 2020
(Foto P. Rossi) (Foto P. Rossi)

Tutto incominciò tra il 2018 e il 2019, quando davanti a una delle loro video-trappole passò, inaspettatamente, per ben due volte. La sagoma sembrava quella di un gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris). Una probabilità che poi divenne certezza e che tramutò Paolo Rossi (fotografo naturalista e documentarista) e Nicola Rebora (fotografo naturalista), gli scopritori del ritorno del gatto selvatico sull'Appennino ligure.

Una "scoperta", tanto incredibile quanto eccezionale, documentata nei video del 30 dicembre 2018 e del 19 marzo 2019, realizzati con una semplice video-trappola in Alta Val Trebbia, in provincia di Genova, che hanno rappresentato le prime "prove" in assoluto della presenza del gatto selvatico tornato ad abitare i monti liguri, a due passi da Genova, arrivato dal centro Italia, seguendo la via degli Appennini.

E' nata così l'idea di una indagine sulla presenza della specie nei boschi, potenzialmente idonei, della valle: l'installazione di altre video-trappole consente di riprendere gli animali da diverse angolature e di realizzare nuovi filmati, questa volta a colori, per facilitare l'identificazione degli animali.
Tutti i video girati, sono poi inviati a Stefano Anile, uno dei massimi esperti sul gatto selvatico europeo, che ha già confermato: "E' vero. Si tratta inequivocabilmente di un Felis silvestris silvestris. E quelle riprese dai due fotografi, sono le prime immagini della storia a ritrarre gatti selvatici in libertà in Liguria". 

Felis Silvestris S. in Liguria - Alta Val Trebbia (GE 2018/19) from Paolo Rossi Wolves Photographer on Vimeo.

Un felino schivo e silenzioso

Il gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris) è un animale solitario ed elusivo, con abitudini prevalentemente notturne, e risulta quindi difficile da osservare anche per i ricercatori più esperti.
Predilige habitat forestali, in particolare di latifoglie, e in zone dove sono presenti cavità rocciose che possono servire da riparo; evita soltanto le quote altitudinali elevate, probabilmente in relazione alle limitazioni dell'innevamento sulle attività di caccia e spostamento.
La dieta è composta di piccoli mammiferi, soprattutto roditori come topi e arvicole, ma si può cibare anche di lagomorfi e, secondariamente, di uccelli, rettili e invertebrati.
In Italia, il gatto selvatico europeo (Felis s. silvestris) è diffuso praticamente su tutto il territorio nazionale, dalla Sicilia al Friuli, mentre in Sardegna è presente la sottospecie (Felis s. lybica). Il gatto domestico rappresenta invece una sottospecie ulteriore (Felis s. catus).
Fare un stima numerica degli individui di gatto selvatico europeo presenti nel territorio italiano è molto difficile, per il carattere estremamente elusivo dell'animale, ma i ricercatori concordano nel ritenere che la popolazione sia in crescita, soprattutto nel Nord-est e nell'Appennino settentrionale, e che probabilmente siano presenti qualche migliaia di individui diffusi su tutto il territorio nazionale.

Il riconoscimento in natura non è semplice e c'è il rischio di scambiarlo per un semplice gatto domestico. L'elemento che più contraddistingue il gatto selvatico europeo è la coda che ha una forma tozza "clavata" con apice nero preceduto da tre o quattro anelli neri distinti che non sono mai collegati uno all'altro in zona dorsale; gli altri elementi caratteristici sono quattro strie nere, dietro la testa, nella zona occipitale-cervicale, due strie nere nella zona scapolare e una stretta banda dorsale, sulla schiena, che raggiunge la radice della coda senza mai superarla.
Il gatto selvatico europeo è un animale rigidamente territoriale, con aree di caccia di grandezza variabile tra 2 e 10 chilometri quadrati, per cui la densità media si aggira al massimo su 0,5/Kmq, con la possibilità solo per individui di sesso opposto di frequentare lo stesso territorio.
La riproduzione avviene una volta all'anno nei mesi di febbraio-marzo; dopo una gestazione di circa 65 giorni nascono da 2 a 5 cuccioli che resteranno con la mamma fino all'età di 6-8 mesi, dopodiché andranno in dispersione.

Gatto Selvatico in Alta Val Trebbia_Appennino Ligure from Paolo Rossi Wolves Photographer on Vimeo.

La tutela del gatto selvatico in Italia

La "storia" del gatto selvatico europeo in Italia ricorda molto quella del lupo: ridotto quasi all'estinzione per la caccia spietata, con l'utilizzo anche di trappole, allo scopo di commerciarne la pelliccia, ottiene la tutela con la Legge n. 968/1977. Nel 1992, con la legge n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), il gatto selvatico viene riconosciuto "specie particolarmente protetta"; oggi anche a livello Comunitario il gatto selvatico è inserito nell'allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE (specie per le quali è necessario adottare misure di rigorosa tutela), in Appendice II della normativa CITES e in Appendice II della Convenzione di Berna.
Ai sensi IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) la specie è considerata NT, Near Threatened, (Quasi Minacciata) in quanto non sono ritenuti sufficienti i dati utili a definire il trend e la consistenza delle popolazioni a livello europeo.

Il "conflitto" con il gatto domestico

Le principali minacce per la sopravvivenza del gatto selvatico sono il deterioramento e la frammentazione degli habitat, la mortalità dovuta a collisioni stradali, ma soprattutto il "conflitto" con il gatto domestico: ibridazione, competizione alimentare e trasmissione di malattie.
In una intervista di qualche anno fa, Piero Genovesi, ricercatore dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), parlando del gatto selvatico dichiarava che "la vera minaccia attuale è rappresentata dal gatto domestico. Parliamo di animali che dipendono moltissimo dalle prede di cui si cibano, vertebrati soprattutto roditori ma anche piccoli rettili, uccelli, che sono una risorsa non facile da trovare, per cui la competizione con gli enormi numeri di gatti domestici che vivono nelle nostre aree rurali, è un alto fattore di minaccia". E aggiunse: "I gatti selvatici vivono in territori che possono essere di uno, due, tre, fino a otto, dieci chilometri quadrati; in quell'ambiente non tollerano altri gatti; questo è il meccanismo che fa sì che la densità in natura si tenga molto bassa e che ci sia un equilibrio tra la densità dei predatori e quella delle prede. Invece il gatto domestico può sviluppare una socialità totalmente diversa, può formare delle colonie, spesso di femmine, con i maschi che si spostano di nucleo in nucleo; il gatto domestico ha mostrato, nel corso dei millenni, la capacità di adattarsi alla presenza di cibo fornita dall'uomo creando un sistema sociale che può alzare la densità tantissimo. Questa è la differenza più visibile ed è anche quella che determina quest'enorme squilibrio tra numeri di gatti selvatici e gatti domestici che sono alla base proprio della minaccia per la sopravvivenza del selvatico".

Nella stessa intervista il genetista Ettore Randi dell'ISPRA sul tema dell'ibridazione diceva: "Poiché sono della stessa specie, gatti selvatici e gatti domestici sono fertili, quindi possono incontrarsi, accoppiarsi e riprodursi originando "ibridi". Se la diffusione di gatti domestici randagi dovesse continuare, rischiamo concretamente di perdere l'intera specie di gatto selvatico europeo a seguito dell'ibridazione".
Le misure di conservazione attuali per il gatto selvatico, quindi, dovrebbero concentrarsi soprattutto su un miglior controllo della presenza di gatti domestici in natura, che è ovviamente una sfida molto complessa perché riguarda, sostanzialmente, il comportamento dell'uomo.

Molto più di un documentario

Dopo un anno circa di registrazioni sul territorio, Paolo Rossi e Nicola Rebora hanno dato avvio al progetto documentaristico FELIS gatto sarvægo. "L'obiettivo che stiamo portando avanti è quello di realizzare il primo docu-film sul ritorno del gatto selvatico in Liguria, per molto tempo non censita – spiegano i due promotori – utilizzando foto e video trappole senza l'ausilio di sistemi attrattivi per rispettare il comportamento naturale dell'animale"
Nel 2020, il monitoraggio sarà esteso coinvolgendo i territori delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese e limitrofi al punto di ritrovamento iniziale della specie in Liguria, ma nei quali non è mai stata segnalata la presenza del piccolo felino.

FELIS - il primo film sul gatto sarvægo from Paolo Rossi_Wolves Photographer on Vimeo.

Il titolo del documentario FELIS gatto sarvægo associa il nome scientifico dell'animale (Felis silvestris silvestris) all'aggettivo sarvægo, che in dialetto locale vuol dire "selvatico".
Realizzato in collaborazione con Dario Casarini (videomaker e ornitologo) e Alessandro Ghiggi (videomaker e naturalista), il cortometraggio sarà presentato, in anteprima, a fine agosto, nell'ambito di ATTRAVERSO FESTIVAL, edizione 2020, il festival di musica e cultura del Basso Piemonte, che "attraversa" i territori delle Langhe, Roero, Monferrato e, appunto, dell'Appennino, nella parte di rassegna dedicata ai territori gestiti dall'Ente Aree protette dell'Appennino piemontese,

I cittadini saranno quindi coinvolti in prima persona e questo permetterà di avvicinarli a una specie ritenuta, per ora, ancora  così misteriosa e di contribuire anche attivamente alla ricerca attraverso il lancio di una campagna di crowdfunding

Informazioni più dettagliate sull'iniziativa saranno pubblicate a ridosso dell'evento sul sito www.areeprotetteappenninopiemontese.it e sui canali social dell'Ente.

 

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