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Come ti conto il moscardino

Cassette nido e tubi di rilevamento peli sono le due metodologie adottate dai guardiaparco delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese per il monitoraggio del moscardino sul proprio territorio. Insieme a osservazioni casuali attraverso l'osservazione di tracce e segni di presenza è stato possibile scoprire dati incoraggianti: sono infatti due i siti confermati per la presenza del piccolo mammifero.

  • Lorenzo Vay
  • Martedì, 28 Gennaio 2020
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Moscardino | Foto Campora - Cottalasso Moscardino | Foto Campora - Cottalasso

Della famiglia dei Gliridi, come il ghiro e il topo quercino, è uno tra i più piccoli mammiferi presenti in Italia. Stiamo parlando del moscardino (Muscardinus avellanarius) dall'aspetto inconfondibile: pelliccia color arancione-fulva, coda folta, grandi occhi neri e dimensioni assai ridotte (circa 10 cm di lunghezza e 40 gr di peso).
É una specie legata ad ambienti forestali dove si muove tra i rami di alberi e arbusti, scendendo raramente a terra, soprattutto nelle ore notturne o crepuscolari, alla ricerca di cibo, per poi tornare al nido, prima dell'alba, e dormire durante le ore di luce. La dieta è basata su fiori, frutti, insetti e semi ma l'alimento che lo caratterizza maggiormente, di cui si nutre in autunno in preparazione del letargo, sono le nocciole e a questo è dovuto il nome scientifico latino avellanarius (avellana=nocciola) e anche il nome alternativo di uso comune di nocciolino. O forse, quando si appallottola nel suo nido, le ridotte dimensioni e il colore del pelo, lo fanno assomigliare a una nocciola.

Considerando che il moscardino non si allontana troppo dal nido (generalmente meno di 100 metri), si può facilmente comprendere come l'habitat ideale dell'animale debba essere rappresentato da ambienti con un'ampia diversità vegetale al fine di garantire una disponibilità alimentare di fioriture e fruttificazioni continua e sequenziale nel tempo.

Famoso per il suo lungo letargo

Il moscardino ha la fama di essere uno dei mammiferi che dorme di più: va in letargo con l'arrivo dei primi freddi a ottobre-novembre e si risveglia con l'arrivo della primavera a marzo-aprile mentre, durante i mesi estivi, per parecchie ore della giornata, cade in uno stato di torpore che gli consente di rallentare le attività metaboliche ed economizzare la spesa energetica.
Nidifica nelle cavità dei tronchi o costruisce, tra i rami di arbusti e giovani alberi, un caratteristico nido sferico, impiegando foglie, muschio e fili d'erba intrecciati; in alternativa si adatta a utilizzare nidi abbandonati degli uccelli o nidi artificiali (cassette-nido). All'interno del proprio territorio può costruire diversi nidi, a un'altezza dal suolo variabile tra i 30 e i 200 centimetri, che utilizza a seconda dalle stagioni: nelle stagioni più calde preferisce quelli più in alto, mentre nel periodo autunnale si avvicina al suolo, dove le temperature sono più stabili e l'umidità è elevata, condizioni necessarie per un letargo più sicuro.
Al risveglio dal letargo, nei mesi primaverili-estivi, i moscardini si riproducono, ma non sono una specie particolarmente romantica: subito dopo l'accoppiamento il maschio e la femmina tornano a condurre una vita solitaria; la gestazione dura tre settimane circa e si conclude con la nascita di 4-5 piccoli, nudi e ciechi protetti all'interno del nido.

Rigorosamente protetto

Il moscardino è una specie relativamente comune e diffusa in tutta Italia ed è, infatti, classificata nella Lista Rossa dell'IUCN - Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, come specie LC ovvero di Minor preoccupazione (dal nome originale in inglese, Least Concern): tuttavia, gli areali di distribuzione non sono uniformi e in alcune regioni, come ad esempio in Piemonte, le popolazioni si stanno riducendo progressivamente a causa della perdita, frammentazione e degradazione degli habitat forestali, delle siepi e delle fasce boscate, dai quali dipende la sua sopravvivenza. Per questa ragione la Comunità Europea ha inserito il moscardino nella Direttiva "Habitat" come specie che richiede una protezione rigorosa.

Come ti monitoro il moscardino

Cassette nido e tubi di rilevamento peli. Sone queste le due metodologie adottate dai guardiaparco delle Aree protette dell'Appennino Piemontese per il monitoraggio del moscardino sul proprio territorio. La prima, nest-box (cassette nido) è un metodo diretto perché registra la presenza del piccolo mammifero in casette debitamente posizionate mentre la seconda, hair tube (tubo per i peli) è invece un metodo indiretto perché attesta il passaggio dell'animale. Insieme a osservazioni casuali attraverso l'osservazione di tracce e segni di presenza, è stato possibile monitorare la presenza di questo piccolo roditore sul territorio di competenza del parco.

Per la prima metodologia sono state posizionate nel Parco Capanne di Marcarolo e nel Parco Alta Val Borbera, 30 hair tube e 23 nest-box individuando cinque siti idonei. Le nest-box, collocate a una altezza di circa 2 metri, sono state realizzate in legno dal personale dell'ente con un foro di entrata rivolto verso il tronco di ogni albero. Gli hair tube, invece, sono semplici tubi in PVC, aperti alle estremità con, all'interno, strisce di nastro biadesivo e al centro, come attrattivo, burro di arachidi; sono stati collocati su rami di alberi o siepi ad un'altezza di 1-1,5 metri dal suolo. Tale metodo, selettivo per micromammiferi non terricoli, consente di ottenere, senza arrecare alcun disturbo agli animali, campioni di pelo la cui identificazione viene fatta in laboratorio con microscopi ottici attraverso chiavi dicotomiche.

I primi risultati nell'Appennino piemontese

Il monitoraggio del moscardino sull'Appennino Piemontese è partito ad aprile 2019 con una periodicità di monitoraggio mensile e considerando il periodo di sperimentazione relativamente ancora breve, i risultati sono molto incoraggianti: 4 nest-box occupate e 7 campioni di pelo nei rispettivi hair tube, con l'individuazione di due siti confermati per la presenza del moscardino.

Un altro metodo indiretto per il monitoraggio, attuato soprattutto nel periodo autunnale, consiste nella raccolta sistematica di tracce e segni di presenza: gusci aperti di nocciole che presentano un caratteristico foro circolare e i nidi globosi realizzati con materiale vegetale, in siepi e zone esterne ai boschi.

Tutte le osservazioni confluiscono anche nel progetto Specie Natura 2000 in Piemonte della piattaforma "citizen science" iNaturalist che ha la scopo di raccogliere informazioni sulla presenza di specie (animali e vegetali) di interesse comunitario del territorio regionale.

Nocciola mangiata da moscardino
I guardiaparco sistemano una casetta nido per moscardino
Tubo per raccogliere i peli del moscardino

Informazioni tecniche

Le linee guida per il monitoraggio delle popolazioni di moscardino sono dettate dal Manuale per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie animali, redatto dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Anche il settore Biodiversità e Aree naturali della Regione Piemonte ha stilato le indicazioni per la raccolta dei dati di alcune specie di non difficile identificazione per le quali viene richiesta la raccolta di osservazioni occasionali corredate da fotografie e raccolta di reperti. Obiettivo del monitoraggio delle popolazioni di moscardino, in generale, è la conferma periodica della presenza della specie nei siti idonei individuati, nel periodo utile tra il mese di aprile e quello di ottobre.

 

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