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Nutria, la grande nuotatrice

Un animale spesso additato come "capro espiatorio" dei problemi di dissesto idrogeologico del nostro Paese, la cui eccessiva proliferazione è in realtà colpa dell'uomo e dei suoi interessi.

  • Carlo Grande
  • novembre 2019
  • Lunedì, 4 Novembre 2019
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Foto Pixabay Foto Pixabay

Chi la ricorda, ai tempi del "boom" economico, e anche prima? C'erano allevamenti un po' ovunque, in Italia, già dal 1928, anno delle prime importazioni: è la famosa pelliccia di "castorino", sorta di vorrei-ma-non-posso esibito da chi non poteva permettersi la pelliccia di visone ma non voleva rinunciare a uno status symbol oggi fortunatamente in disuso. Il "castorino", o nutria, in queste settimane di pioggia e umido ed esondazioni, questo roditore arrivato dal Sudamerica, autentico "sommergibile vivente", potrebbe essere tra i selvatici più alla moda: allevato fino agli Anni 80 per le pellicce, ora è spesso additato come responsabile di molti dissesti idrogeologici, quale minaccia agli equilibri degli ecosistemi delle acque dolci, delle colture (mangia un gran numero di specie) e degli argini fluviali.

L'animale è oggetto di polemiche e qualcosa fa per meritarselo, perché in una regione come la Pianura Padana, che vive a filo d'acqua, è un problema non indifferente. Ma trasformarlo in un capro espiatorio, in una delle tante "emergenze" di un Paese troppo abituato agli alibi e a rendere stabili la precarietà e le emrgenze, pare eccessivo. Per "emergere" la nutria (Myocastor coypus) emerge benissimo: nuota a meraviglia, è crepuscolare, vive in gruppi "matriarcali", con una femmina dominante, si riproduce rapidamente (i maschi a sei mesi sono già fertili), le femmine partoriscono 2-3 volte l'anno.

Proprio questo è il problema: come altre specie (cinghiali e caprioli, ad esempio), come la natura, come l'acqua e il fuoco che sono ottimi servi e pessimi padroni, l'eccesso produce danni, va tenuto a bada.

Con quella coda un po' così, da ratto

A differenza del castoro, suo parente nobile - simile a lei per il muso ma con una coda piatta, mentre lei ce l'ha cilindrica, lunga e nuda, da ratto – che costruisce dighe e case di rami con ingresso sott'acqua, la nutria è un ottimo scavatore: scava profonde tane sulle rive dei fiumi e dei canali; nel nostro paese, idrogeologicamente disastrato, anche l'opera di un roditore, per quanto grosso, può diventare "un problema". Dunque, per salvarsi la coscienza, gli umani a volte le attribuiscono disastrose inondazioni... Perché non deforestazione, abusivismo, cementificazione degli spazi golenali, ben al di sotto del livello dei fiumi...? Tutte cose che fa l'uomo, non il Myocastor. La nutria, da sola, non può far tutto.

Un altro "scavatore" dannoso : il gambero rosso della Louisiana

Un altro "alieno" delle nostre acque l'aiuta, dicono, il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) su cui la Regione Piemonte (e non solo) ha da tempo lanciato l'allarme: è un'altra specie opportunista, "clandestina" - pronta a tutto; preda le uova di pesci e anfibi, mangia i girini e gli invertebrati acquatici, compete con i predatori. Divora anche la vegetazione: il binomio gambero-nutria può avere sull'ambiente acquatico effetti pesanti. Il gambero scava in continuazione sul fondo e sugli argini, intorbidendo e modificando profondamente la natura delle rive e delle acque poco profonde. Inoltre può trasmettere gravi agenti patogeni ad altre specie di crostacei, al gambero d'acqua dolce nostrano ad esempio (che, fra l'altro, si riproduce in questo periodo, fra ottobre e novembre), specie tutelata a livello europeo e nazionale e a rischio di estinzione. Il "Gambero di Fiume" (Austropotamobius pallipes), l'unico originario del Piemonte - specie esigente che predilige torrenti e stagni di acqua fredda, limpida e ben ossigenata, che ama la vegetazione "spondale" e gli anfratti in cui nascondersi - esce nettamente perdente dalla competizione con il Gambero rosso della Louisiana. Che mangia di tutto, resiste agli ambienti inquinati (per questo ingloba batteri, metalli, tossine, meglio non cucinarlo) è più tenace di Forrest Gump, anche se non bisogna identificarlo propriamente con gli "shrimp" di mare descritti da Bubba nel film.

Gli "alieni" sono fra noi

Anyway, come il gambero rosso, la nutria ha preso piede. È un clandestino che suscita simpatia e preoccupazione: le specie animali o vegetali che non appartengono all'ambiente naturale di una determinata area geografica ma la colonizzano in quanto particolarmente resistenti e adattabili, sono in grande aumento. Arrivano nei modi più diversi: su un aereo di linea, sulle chiglie delle navi da crociera, da acquisti on-line, o come nel caso della nutria in seguito all'umana insipienza. Gli allevatori di "castorino", decenni fa, per risparmiare sui costi di abbattimento e smaltimento, aprirono le gabbie e liberarono gli animali in natura. E fu l'inizio di un'invasione, dapprima silenziosa, di tutti gli ambienti di ripa, lungo i canali e i fiumi di pianura dell'Italia.

È la solita storia: si privatizzano gli utili e si "socializzano" i costi. Come con l'acqua, che non trova mai vie di mezzo, o business o spreco, dalle sorgenti alle tubature. A fare gli imprenditori così sono capaci tutti, nell'era del vorrei-ma-non-posso: online, in tv, nelle clip, siamo tutti registi, cantanti, cuochi, latin lover, influencer... E la nutria, la clandestina, la grande nuotatrice, il nostro "topone d'acqua" con la faccia da castoro, ringrazia e galleggia beata.

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