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Maiali, ovvero amici per la cotenna

Forse sarà passato inosservato ai più ma l'anno che sta volgendo al termine è l'anno del maiale. Lo dice lo zodiaco cinese, secondo il quale c'è tempo fino al 25 gennaio prossimo - quando terminerà il ciclo di 12 anni e si ricomincerà con l'anno del topo - per tracciare un po' di storia naturale e culturale di questo amato (sotto forma di insaccato) quanto odiato (sotto forma di cinghiale) animale.
Ma cosa sappiamo veramente del maiale?

  • Daniele Pesce
  • Ottobre 2019
  • Domenica, 1 Dicembre 2019
Foto Pixabay Foto Pixabay


Da quando vive con noi, quasi tutto, considerando che la palma di primo animale addomesticato, 10mila anni fa, se la gioca in competizione con il cane. Prima di allora, invece, non ne sapevamo granchè: i fossili sono scarsi e non permettono una ricostruzione veramente soddisfacente. Intanto, non c'è mai stato nessun "porcosauro" (chi è cresciuto con i cartoons de Gli Antenati ha già capito) sebbene sulla Terra abbiano effettivamente girovagato delle bestie suiniformi a volte grosse come bisonti (Entelodon), a volte simili agli attuali ippopotami (Anthracotherium). Uno di questi (A. magnum) prediligeva le umide foreste costiere oligoceniche liguri piemontesi tanto che i fossili che hanno permesso a Cuvier la descrizione di questo genere vengono dalle miniere di lignite di Cadibona. Ne parleremo più avanti.

Gli antenati dei suino

I veri antenati dei suidi sono animali piccoletti databili a più di 20 milioni di anni fa (Palaeochoerus) distribuiti un po' su tutto l'emisfero settentrionale, simili agli attuali Tayassuidi (pécari) del Nuovo Mondo.
Nell'Oligocene era ancora possibile passare dall'Europa all'America attraverso l'Atlantico settentrionale ma quando si interruppe questo collegamento, la storia dei Tayassuidi si separò da quella dei suidi asiatici. Di suini veri e propri si parla dal Miocene (12-10 Ma) e per avere un'idea di come potessero essere, si deve pensare al babirussa delle Filippine, unico arcaico superstite. Intanto, l'evoluzione fa il suo corso e la tettonica pure. Dai suidi si staccarono i potamoceri e i facoceri africani (avete presente quello del Re Leone?) un po' prima del Pliocene. A questo punto (7-4 Ma fa) si originarono i veri e propri suini, in un punto imprecisato del sudest asiatico, diffondendosi in Eurasia con una molteplicità di specie e sostituendo gli altri suidi.

In Piemonte sono noti fossili di Sus minor, mentre il suino più famoso in Italia, noto soprattutto dai giacimenti toscani è il Sus strozzii (già molto simile al cinghiale ma più grande), con parenti viventi ormai solo più sulle isole indonesiane. La storia, poi si ripete con l'apparizione del maiale moderno, Sus scrofa, all'inizio del Pleistocene. Sempre a partire dal sudest asiatico Sus scrofa va alla conquista del mondo eliminando (anche se probabilmente si è trattato di un processo di assimilazione, così come Homo sapiens ha assorbito
H. neandertalensis) tutti gli altri suini eurasiatici continentali: l'unico sopravvissuto è il maiale pigmeo dell'Himalaya, Sus savanius, dal peso massimo di 10 chilogrammi.

Quanto ai fossili di Cadibona bisogna dire che sono una vera e propria rarità (per approfondimenti, il centro visite del Geoparco del Beigua può essere d'aiuto) perché i resti di mammiferi oligocenici, in Italia, sono molto scarsi. Esistono solamente due giacimenti che hanno fornito fossili sufficientemente abbondanti, tali da poter parlare di associazione faunistica: Monteviale (Veneto) e Cadibona. Non ci sentiamo di consigliare una escursione paleontologica in quelle zone (le miniere sono abbandonate ed esaurite) e, a parte le case dei minatori, c'è poco altro. Diversa, invece, la visita dei dintorni del colle: dal punto di vista naturalistico c'è da visitare l'antica foresta di Cadibona, tra le prime dichiarate beni inalienabili dello Stato (1871) e pure attrezzata con un percorso per disabili in carrozzina e pannelli per ipovedenti.

Un animale domestico

Sembra che la domesticazione sia avvenuta indipendentemente in Turchia sudorientale e in Cina meridionale. Da allora le razze domestiche hanno seguito due distinti percorsi tanto da poter parlare di maiale europeo e maiale asiatico. Il numero mondiale delle differenti razze è sconosciuto. Alcuni elencano 150 razze. Altri ne elencano un numero maggiore solo per l'Asia orientale. Anche per il maiale domestico si può parlare di una perdita di biodiversità: delle c. 30 razze presenti un secolo fa in Europa e Stati Uniti, più della metà sono scomparse. Le altre soffrono tutte di forte mescolanza genetica con razze asiatiche. In Piemonte, anzi in Italia, i primi esperimenti con maiali importati dall'Inghilterra risalgono a Cavour (sempre lui!), tant'è che la "Nera Cavour" divenne la razza tipica piemontese, purtroppo estinta già dagli Anni '30 del Novecento.

Civiltà agricola e urbana e maiali non sono separabili, né in Occidente né in Oriente. Il carattere cinese家 (jiā) che vuole dire 'casa' è costituito da il tetto 宀 (mián) e sotto il tetto (con la sua bella punta)... un maiale! Infatti 豕 (shǐ) è proprio un bel maialetto visto di profilo e in verticale. A destra, la codina e a sinsitra, le quattro zampette. La linea sopra sarebbe l'occhio (spesso usato per simboleggiare la testa) ormai stilizzato. Insomma dove c'è un maiale, c'è casa. O meglio, ci sono solo accampamenti temporanei, tipici delle popolazioni nomadi che disprezzano il maiale e adorano gli ovini.

Il maiale tra sacro e profano

Questa è la chiave per capire come mai, in Occidente, e solo qui, il maiale ha assunto simbolismi negativi (sporcizia, lussuria...). Compariamo, ad esempio, la figura del porcaro presente nell'Odissea con la stessa figura presente nella Bibbia. Al rientro in Itaca, Ulisse incontra il divin porcaio Eumeo e il mal capraio Melanzio (il primo, un concentrato di ogni possibile virtù umana, l'altro un concentrato di abiezione). Nella Bibbia gli esempi si sprecano. Si pensi al figliol prodigo sceso al livello più basso della scala sociale (guardiano di porci!) e il buon pastore, epiteto dello stesso Gesù. Un altro esempio biblico ci viene dalla storia dell'indemoniato di Gerasa: una moltitudine di diavoli in fuga si rifugia in un branco di maiali. Le povere bestie per liberarsene sono costrette a un suicidio collettivo gettandosi in mare da una rupe. Il messaggio è: liberarsi dai diavoli e dai maiali e, dall'epoca romana, è un tutt'uno: i romani, infatti, apprezzavano moltissimo la carne suina e le legioni erano nutrite a prosciutti.

I primi cristiani ottemperavano al divieto di cibarsi di maiali, poi scesero a patti con la cultura delle genti pagane e con la natura: per il contadino della fascia temperata forestale, la carne di maiale non è sostituibile. Fortunatamente giunsero le genti germaniche ad aggiustare un po' le cose: nel Medioevo il maiale era allevato semibrado nel bosco e 'sorvegliato' da uno specialista. Nei villaggi, invece, venivano lasciati pascolare dei suini di proprietà comune, di cui cibarsi in caso di carestia. Il vantaggio collaterale di questa pratica era dovuta al fatto che i maiali possono cibarsi di escrementi umani e poco altro: nettezza urbana era garantita! In seguito, vennero gli Antoniani che adottarono questa pratica non tanto per il supposto potere curativo del grasso suino, inesistente, ma per poter integrare la dieta dei degenti, sofferenti in gran parte di denutrizione.

Quanto a Sant'Antonio, anacoreta nel deserto egiziano, non si sarebbe mai sognato né di allevare né di mangiare tale bestia impura. Non crediamo che avrebbe apprezzato di essere festeggiato il 17 gennaio proprio quando si ammazza il porcello grasso (l'operazione coincide con il periodo più freddo dell'anno, per evidenti motivi di conservazione).
Quanto alla nettezza urbana forse non ci si ricorda più ma anche in certe zone del Torinese, nei dintorni di Stupinigi, ad esempio, nel Dopoguerra e fino agli anni Sessanta, si allevavano maiali sui cumuli di rifiuti della città sabauda: rifiuti che poi finivano per essere rimangiati dai torinesi stessi sotto forma di salsiccia. Disgustoso ma ecologicamente un capolavoro.

Il maiale oggi

Il presente lo conosciamo: allevamenti intensivi ultrainquinanti, sofferenza animale indicibile (e infatti non viene rivelata), epidemie. E non è più vero che del maiale non si butta via niente: grifo, zampa o coda, un tempo parte della cucina tradizionale, non sono più richiesti. Mentre l'elenco dei salumi diventa sempre più lungo.

Il futuro? Winston Churchill (nel 1932) aveva già chiaro che: "...Ci libereremo della necessità di allevare un intero pollo per nutrirci del solo petto o delle ali, facendo crescere queste parti nell'apposito brodo di coltura...". Ci siamo quasi anche per i prosciutti.
Verrà il tempo in cui i maialini saranno solo animali da compagnia. A proposito, i maiali sono molto socievoli e amano essere accarezzati.

 

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