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Le meduse, organismi tra coloro che vivono sospesi

Per la mitologia greca, Medusa è un'attraente giovane dalla lunga chioma trasformata da Atena in un mostro con serpenti, al posto dei capelli. Per la maggior parte degli uomini mortali – soprattutto se bagnanti – è, invece, un animale che fa rabbrividere, temuto per l'eventuale reciproco contatto. Se urtata inavvertitamente, infatti, genera subito un senso di pizzicore e bruciore affatto piacevoli.

  • Clizia Bonacito
  • Luglio 2019
  • Venerdì, 26 Luglio 2019
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© Hans Hillewaert, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/ © Hans Hillewaert, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/

Meduse, animali diffusi ma poco conosciuti, appartenenti Phylum degli Cnidari o Celenterati che conta circa 10.000 specie. Anche quando 'pungono', è bene sapere che non lo fanno in maniera consapevole: se ci sbattiamo contro, certo, reagiscono (!) ma far morire sulla battigia qualche esemplare catturato in mare, non serve né a 'punierle', né tantomeno a ridurle numericamente: semmai a dare soltanto libero sfogo a scempi di mala-educazione ambientale. Quindi, per favore, evitiamo.

Meduse, conosciamole meglio

Una delle caratteristiche più importanti degli Cnidari è la presenza di forme diverse: il polipo (che non c'entra nulla con il polpo delle nostre scogliere, poichè è un mollusco cefalopode) e la medusa.
Il polipo è fissato al fondale e presenta una corona di tentacoli rivolti verso l'alto; la medusa, al contrario, si muove in acque libere, e spesso ha la forma di una campana (detta ombrello) con i tentacoli nella parte sottostante.
Le due forme sono strettamente collegate: polipo e medusa derivano l'uno dall'altra e molto spesso la stessa specie presenta entrambe le forme, in fasi diverse della propria vita.
I famosi coralli non sono altro che grandi colonie di polipi, capaci di sviluppare uno scheletro calcareo esterno, che costituisce la base delle immense barriere coralline tropicali. Sono anch'essi Cnidari, ma appartengono a un gruppo particolare, gli Antozoi, che non hanno un legame strettissimo con le meduse che conosciamo.

Animali planctonici

Le meduse – tra i primi animali comparsi negli Oceani, oltre mezzo miliardo di anni fa - sono animali planctonici (ovvero organismi che vivono sospesi, in balia delle onde e delle correnti e senza alcun rapporto con il fondo), in prevalenza marini e si ritrovano a tutte le latitudini.
Il corpo delle meduse è detto ombrella ed è costituito per circa il 98% di acqua. All'interno contiene la mesoglea, una struttura gelatinosa che consente a questi animali un migliore galleggiamento, ed essendo un invertebrato è privo di qualunque forma ossea. Hanno poi delle braccia o tentacoli orali e in maniera più o meno sviluppata i tentacoli marginali che sono sempre 4 o suoi multipli.

Perchè pungono?

Sui tentacoli delle meduse si trovano piccoli organi chiamati nematocisti o cnidocisti, i quali contengono un filamento che "scatta" al momento del contatto con un corpo estraneo e serve all'animale per catturare le sue prede iniettando sostanze tossiche e urticanti: questo avviene anche al contatto accidentale con la pelle umana ed è ciò che crea l'irritazione sulla pelle di un malaugurato bagnante. Il meccanismo di estroflessione del filamento è uno dei processi biologici più veloci ed efficaci in natura: si compie in meno di un milionesimo di secondo, generando sul punto di penetrazione un impatto pari a oltre 70 tonnellate per centimetro quadrato!
Le meduse sono carnivore e si nutrono di zooplancton, di pesci e di piccoli crostacei che catturano con i tentacoli e utilizzando le sostanze tossiche presenti per intrappolarli e potersene cibare.
Il grado di tossicità del veleno per gli esseri umani varia da medusa a medusa, a seconda della specie.

Sono davvero in aumento?

La medusa si muove mediante delle contrazioni che fanno pulsare l'ombrello e agitare le braccia orali, ma la forza propulsiva creata è però modesta. Il fatto che non hanno praticamente capacità di contrastare onde e correnti, ma effettuano spostamenti per lo più nella colonna d'acqua (verticalmente), fa sì che spesso si ritrovino assembramenti di esemplari di una specie che non dipende dalla loro volontà! Inoltre, l'aumento numerico che sembra esserci negli ultimi anni è legato all'eccessiva pesca dei loro predatori e soprattutto di quelli che si cibano delle loro larve, più che dall'aumento di temperatura dei mari.

Quante specie!

La specie più singolare è senza dubbio Turritopsis nutricula, una piccola medusa dell'Atlantico occidentale, diventata celebre con il nome di medusa immortale.
Un curioso soprannome che deriva dalla capacità dell'individuo adulto, una volta concluso il suo ciclo vitale, di appoggiarsi sul fondale e trasformarsi in un polipo del tutto simile alla forma giovanile assunta all'inizio della sua vita. Ricominciando da capo, la medusa sfugge alla morte raggiungendo una potenziale immortalità.
Il processo che rende possibile questa rigenerazione è chiamato transdifferenziamento: le cellule destinate a una specifica funzione nell'adulto possono tornare a essere generiche e poi specializzarsi di nuovo in cellule tipiche della fase giovanile.

Un'altra affascinante medusa, diffusa nel Mar Mediterraneo, è la Pelagia noctiluca, chiamata così perché se toccata, rovesciata o mossa, emette dei flash di luce verdastri, molto belli e visibili soprattutto di notte: ha 8 sottili tentacoli marginali che arrivano anche 2 metri di lunghezza e un ombrello che può avere un diametro generalmente tra i 6 e 12 centimetri. Il suo veleno è molto attivo e produce sensazione di escoriazione, dolore, infiammazione e arrossamento/urticaria nella zona interessata dal contatto.

Rhizostoma pulmo, invece, ha un ombrello che arriva fino a 40 cm ed è tra le meduse più grandi del Mare Nostrum. Spesso si trova in associazione con granchietti che vivono sopra l'ombrello, dove non è urticante e con giovani pesci che nuotano vicino per proteggersi dai predatori. Per quanto sia urticante, l'assenza di lunghi tentacoli marginali e le sue dimensioni che la rendono facilmente avvistabile, fa sì che raramente sia un reale pericolo per l'uomo.
In caso di contatto con queste specie - e più in generale del genere Rhizostoma, Pelagia e Chrysaora (simile a Pelagia ma con un numero di tentacoli da 24 a 48) – il consiglio è di lavare accuratamente l'area con acqua di mare, senza strofinare: l'uso di acqua dolce permetterebbe ad altre nematocisti di "esplodere" se non l'hanno ancora fatto; quindi applicare un impacco freddo.

Una bellissima medusa e tra l'altro poco urticante è la Cotylorhiza tubercolata, con un ombrello fino a 35 cm, abbastanza piatto con una protuberanza centrale di colore arancione (tanto che vine comunemente chiamata "uovo fritto"): ha 8 tentacoli orali provvisti di appendici nella parte terminale, a forma di bottone di colore bianco o blu.
Un'altra medusa caratteristica è la Aurelia aurita, che ha gli organi interni (le 4 gonadi) a forma di quadrifoglio, con un ombrello fino a 25 cm e tanti tentacoli marginali ma corti: il suo veleno è poco urticante.

La Carybdea marsupialis è l'unica cubomedusa del Mediterraneo (il nome ne descrive la forma), parente delle mortali cubomeduse australiane, ma nel nostro mare è abbastanza rara e definita solamente "molto urticante". Comunque si consiglia di evitare i 4 larghi tentacoli: se malauguratamente dovesse capitare, bisogna lavare la parte interessata con acqua di mare, senza strofinare, quindi se disponibile risciacquare con aceto e applicare un impacco caldo.

In mare, non solo d'estate

Spesso sulle spiagge, in primavera, si ritrovano nuvole di Velella velella (Barchetta di San Pietro) che non hanno nulla a che vedere con la Physalia physalia (Caravella portoghese) che è una colonia galleggiante di polipi dotata di una camera di galleggiamento ripiena di gas e con tentacoli lunghi fino a 20 entri.
La barchetta di San Pietro che ha una dimensione massima attorno agli 8 centimetri è una colonia di polipi che vive galleggiando in superficie, anziché ancorata sul fondo. I polipi aderiscono a un disco chitinoso da loro stessi prodotto, che fa galleggiare la colonia che viene spostata dal vento: se la si incontra non è così preoccupante, essendo poco urticante.
La caravella portoghese, invece, ha un veleno molto urticante e i tentacoli sono così lunghi che permettono difficilmente la sua individuazione prima dell'eventuale contatto con il tentacolo. Per fortuna sono poco diffuse nel Mar Mediterraneo ma, se mai entraste in contatto con la specie, bisogna trattare l'area preferibilmente in pronto soccorso.

In definitiva, sono pericolose?

In generale, quindi, la lunghezza e la pericolosità dei tentacoli è molto variabile: la medusa Criniera di leone ha tentacoli che raggiungono i 40 metri di lunghezza e l'animale più velenoso oggi conosciuto è proprio la cubomedusa chiamata "vespa di mare" Chironex fleckeri. Ci sono però animali che sono immuni al veleno delle meduse: le tartarughe marine, ad esempio, sono ghiotte di meduse, mentre alcuni pesci usano tranquillamente la loro calotta per depositarvi le uova, o per nascondersi da possibili predatori o, ancora, per sferrare "attacchi".

Si ringrazia per la collaborazione Stefano De Cesare.

 

Aurelia aurita (Alexander Vasenin - own work cc by-sa 3.0)
Cotylorhiza tubercolata (Fredski2013 Opera propria cc by-sa 3.0 )
Carybdea marsupialis (Ventus55 - opera propria cc by-sa 3.0)
Rhizostoma pulmo (Tato Grasso - Opera propria cc by-sa 3.0)

 

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